[09/06/2009] Parchi

Colombia, il traffico di animali esotici tra legalità e business illegale

LIVORNO. La Colombia è uno dei più preziosi scrigni mondiali della biodiversità e questa grande ricchezza non poteva passare inosservata in un Paese dove le attività illegali fioriscono all’ombra della cocaina e delle bande armate di sinistra e di destra, così la Colombia è diventata un esportatore di coleotteri, farfalle, pesci e rane rarissime, con grande preoccupazione dei ricercatori e degli ambientalisti.

I traffici clandestini hanno spesso uno sbocco del tutto legale: secondo l´Ufficio nazionale di promozione delle esportazioni (Proexport), in Colombia operano nel mercato di specie animali 1250 imprese straniere, provenienti in gran parte da Canada, Giappone, Usa ed Emirati Arabi Uniti.

In Giappone per esempio è molto ricercato un coleottero colombiano che è diventato una mascotte portafortuna per i bambini.

L’agenzia France Presse, che ha dedicato un servizio al traffico di animali colombiani, fa l’esempio dell’impresa “Tierra Viva” che iniziato acquistando i coleotteri portafortuna a quattro dollari l’uno ed ora si è specializzata nella vendita di questi insetti. Il suo fondatore German Viasus, che al quale prima gli affari non andavano molto bene, ora assicura che il mercato tira: «Per decenni la Colombia ha perso delle specie uniche a causa del traffico e dei maltrattamenti ai quali erano state sottoposte.
Mai oramai delle imprese come la nostra cominciano ad allevarle ed esportarle in maniera legale. Esportimo principalmente dei coleotteri in Giappone, dove sono ammirati, trattati con rispetto e fatti oggetto di devozione, cominciamo a ricevere richiesta dagli Emirati Arabi Uniti dove un sceicco è un fanatico di queste meravigliose specie e ci ha fatto un ordine di un migliaio di queste».

Il problema è che il traffico non si limita ai coleotteri da allevamento ma riguarda anche insetti, farfalle, pesci e anfibi spesso non allevabili.

Mentre le crisalidi di farfalle vengono esportate accompagnate da foto della specie e da un manuale e rappresentano spesso un regalo prezioso e molto apprezzato dai collezionisti, producendo un giro di affari legale di 75.000 dollari all’anno con Usa, Olanda, Francia e Gran Bretagna, il discorso sembra diverso per il mercato dei pesci tropicali che rifornisce collezionisti asiatici, soprattutto di Singapore, Corea del sud e Cina, che si procurano gran parte dei pesci nell’est della Colombia attraverso la cooperativa di pescatori Coopesca, non disdegnando il mercato clandestino spinto dal fatto che, ad esempio, una razza del fiume Orotoy localmente vale mezzo dollaro ma i giapponesi e i malesi sono disposti a pagarla 80 dollari.

La coordinatrice della polizia ambientale colombiana, Maria Sanchez, dice all’Afp che «Questo commercio legale permette di evitare il contrabbando di specie protette» che però continua ad essere fiorente in Colombia dove nel 2008 sono stati sequestrati 58.000 animali pronti a prendere clandestinamente la strada dell’estero, probabilmente la punta dell’iceberg di un traffico molto più vasto che si muove parallelamente a quello legale e che colpisce specie molto più rare e vulnerabili, come le magnifiche e coloratissime rane e raganelle colombiane, e per questo non commerciabili.

La stessa Sanchez ammette che «In mancanza di campagne di sensibilizzazione, gli abitanti della campagne continuano a vendere gli animali senza tener conto del clima in cui verranno allevati il che porta molti di questi a morire in cattività».

Inoltre c’è un problema gigantesco sempre più legato al traffico di animali: quello dell’esportazione di specie esotiche a scopi ornamentali che poi finiscono per diventare invasive spesso a danno delle specie autoctone.

La Colombia sta tentando una strada difficile in una situazione economica, sociale e ambientale spesso terribile, dove ogni affare legale di successo ne attrae altri illegali e il commercio della sua biodiversità rischia di diventare l’ennesima svendita di bellezza e rarità causata da ignoranza, avidità, povertà e voglia di esibire la propria ricchezza attraverso il possesso di un essere vivente, possibilmente il più raro possibile.

Torna all'archivio