[12/06/2009] Rifiuti

Montanari: Solo ingenuità nel dossier di Federambiente sulle nanopolveri?

MODENA. Dal 2004 ad oggi io ho tenuto quasi 800 conferenze sul tema dell’impatto sulla salute e sull’ambiente delle micro e nanopolveri inorganiche, un argomento che tratto non per averne letto ma perché è il frutto di scoperte e ricerche personali che oggi, pur cocciutamente ignorate a casa nostra, sono alla ribalta in campo planetario. Il “genio” non sono io ma mia moglie, la dott.ssa Antonietta Gatti, con cui collaboro da una trentina d’anni, messa a capo di progetti europei e ora selezionata dalla FAO, unica italiana e tra i pochissimi europei, tra i 17 esperti a livello mondiale per l’inquinamento degli alimenti proprio a causa di queste polveri.

Nel corso di queste conferenze mostro dati inconfutabili e, di fatto, mai confutati scientificamente, ottenuti nel laboratorio che dirigo, e al termine il pubblico esce a dir poco preoccupato. Ma basta un personaggio qualunque, non importa con quale autorità, non importa in base a quali studi, pronto a dire che non è vero niente, che la maggior parte della gente è felice di dargli credito e di trarne sollievo. Questa è la psiche umana, e su questa certezza si basa il documento di Federambiente.

Approcciato dal punto di vista scientifico, ci troviamo di fronte a tenere ingenuità, ma se l’approccio è quello della psicologia delle masse, ecco che l’aspetto muta radicalmente e il bersaglio è colpito con precisione.

Non voglio entrare sulla qualità degli estensori del documento, nessuno dei quali ha la benché minima esperienza nel campo sanitario specifico e nessuno dei quali ha mai avuto la modestia di avvicinare l’occhio ad un microscopio elettronico per osservare ciò che avviene, di fatto, quando le polveri incrociano un tessuto biologico. Ricordo che a metà Ottocento Rudolph Virchow, per certi versi un gigante della Medicina, dava del cialtrone a Louis Pasteur (lui non medico) perché si trastullava con bizzarri esserini che comparivano sotto la lente del microscopio. Microscopio per il quale Virchow si faceva vanto di non aver mai toccato e microscopio da cui uscì la disciplina della batteriologia. Dunque, niente di nuovo sotto il sole.

Ma venendo al documento commissionato da Federambiente - e già qui nessun ente scientifico perderebbe più tempo su di un conflitto d’interessi così palese – qualunque addetto ai lavori non potrebbe altro che notare non solo l’irrilevanza dei dati, ma addirittura gli errori contenuti. Basti vedere quanto si afferma su quelle che gli estensori equivocano per polveri secondarie quando invece, almeno stando a quanto si può evincere, si tratta di polveri primarie condensabili. Il che è tutt’altra cosa. Tanto per chiarezza, le polveri secondarie si formano a distanze ragguardevoli dal luogo di combustione e dopo tempi anche relativamente lunghi. Perciò non sono certo rilevabili con le metodiche usate dal gruppo autore dello studio.

Altra bizzarria riportata è quella dei filtri e della loro asserita efficienza al 99% e oltre. Sia sufficiente ricordare che i filtri agiscono sulle polveri primarie filtrabili che costituiscono una frazione di gran lunga minoritaria delle polveri, e che quell’efficienza è calcolata sulla massa e non sul numero. Se i Nostri ricordassero un po’ di geometria, avrebbero ben presente che una particella da 10 micron di diametro ha la massa di un miliardo di particelle da 0,01 micron. Il che significa che, se il filtro cattura una particella da 10 micron lasciando sfuggire quelle da 0,01 (come avviene in effetti) e la valutazione viene eseguita sulla massa, ecco che l’efficienza risulta essere elevatissima.

Se l’approccio pretendesse di avere dignità di scienza, visto che ormai è ampiamente dimostrato, addirittura dall’ARPA, che la patogenicità della particella è inversamente proporzionale alle sue dimensioni, l’efficienza andrebbe valutata sul numero di particelle e sull’inverso del loro volume (meglio sarebbe considerare anche il rapporto superficie/volume, ma qui si andrebbe troppo sul complicato) e, così, quel 99% si ridurrebbe ad un numero decimale infimo.

In quel 99%, non si tiene nemmeno conto delle particelle primarie condensabili e di quelle secondarie. Se così si facesse, quella valutazione in massa, per fuorviante che sia, precipiterebbe a valori ancora più bassi.

E che ne sarà, poi, di quel poco che il filtro cattura? Poiché il filtro risulta intasato dopo pochi secondi, ogni pochi secondi il filtro viene scosso da un getto violento di aria compressa che libera quel materiale particolato così ingombrante.
Uno dei tanti argomenti che non sono sfiorati nel documento è la sorte dei vari elementi chimici. Dalla fine dell’alchimia in poi, ci siamo dovuti rendere conto che il piombo resta piombo, il nichel, nichel, il mercurio, mercurio, e così via. Con un minimo di cultura tossicologica, davanti a questa scoperta post-alchemica qualche ispirazione viene inevitabilmente.

Sarebbe anche interessante un confronto, temo ormai impossibile, con Antoine Lavoisier. Secondo il principio di conservazione della massa, non un grammo di ciò che viene bruciato scompare. Anzi, si conserva con precisione assoluta. E, dato che a ciò che si brucia viene aggiunto per puri motivi tecnici almeno altrettanto materiale, la conclusione è che ciò che esce dall’inceneritore (la parola ”termovalorizzatore” è invenzione dei venditori e chi usa quella parola si colloca in quella categoria) è doppio rispetto al rifiuto che, con un gioco di prestigio ideato per gabbare un pubblico un po’ distratto, si è fatto sparire dalla vista (in parte, perché le ceneri si continuano a vedere e rendono sempre più aggressive le discariche).

Se, proseguendo, i nostri scienziati avessero nozioni di tossicologia, saprebbero che molto spesso la combustione trasforma materiali innocui in sostanze tossiche, e, se conoscessero un po’ di nanotossicologia (se ne tratta molto oggi a livello mondiale,) saprebbero che la riduzione di masse grossolane i masse di dimensioni minori ne incrementa, e non di poco e non in modo lineare, l’aggressività.

Non voglio entrare in valutazioni epidemiologiche perché, con ogni evidenza, le esternazioni contenute nel documento sono il parto di non addetti ai lavori, né entrerò su argomenti come la letteratura medica che, temo, non è stata valutata compiutamente o, magari, non è stata compresa o, magari ancora, è quella “sponsorizzata”.

Mi limiterò a ricordare come stiamo ancora scontando l’incoscienza di scienziati o sedicenti tali che, per quattro soldi, hanno sostenuto l’innocuità dell’amianto, del fumo di tabacco, della diossina, dei cloro-fluoro-carboni, del piombo-tetraetile, di una miriade di additivi alimentari e non ora proibiti, di pesticidi, di farmaci poi rivelatisi letali o teratogeni… E potrei continuare.
Uno scienziato che pretenda di essere chiamato tale ha il dovere dell’onestà e quello della modestia.

Quando si afferma qualcosa che va contro tutta la scienza precedente e, magari, anche contro il buon senso, o si è fatta una scoperta di portata eccezionale o si è vittima di un abbaglio. Il mio invito, allora, è di ripensarci, di studiare, di sperimentare con intelligenza e di non cedere a certe tentazioni, se non altro per non cadere in ciò che continuava ad affermare Lorenzo Tomatis, il più grande oncologo italiano: “Le generazioni future non ci perdoneranno lo scempio che stiamo perpetrando.”

* direttore laboratorio Nanodiagnostics

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