[26/05/2006] Parchi

Zucconi sui parchi e le Spa: «Conta la missione e l´efficienza, non gli strumenti»

PIOMBINO (Livorno). I parchi «non sono un´azienda economica, non sono una Spa ma rappresentano un bene comune del Paese». Lo ha detto i una delle sue prime uscite pubbliche il nuovo ministro dell´Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Una considerazione che chiediamo di commentare a Massimo Zucconi, che è presidente di una società, la Parchi Val di Cornia spa…

«Il nuovo ministro dice una cosa giusta e una sbagliata. Che i parchi, come tutto il patrimonio culturale, sono beni d´interesse generale che vanno tutelati per fini sociali è fuori discussione e sono anni che vado dicendo che vanno sottratti al mercato! Che i soldi per la loro tutela e, soprattutto, per la loro estensione sono pochi è altrettanto vero, come però bisognerebbe anche evitare di fare troppa demagogia, visto che altri ministri stanno denunciando una voragine nei conti pubblici».

Qual è invece la cosa sbagliata?
«Quello che Pecoraro non sa è che, generalmente, la gestione di questi beni è "scandalosamente" inefficiente e immobilizza le poche risorse in spese che non danno risultati, neppure sotto il profilo della tutela. E’ necessario migliorare la qualità e l´efficienza della gestione, utilizzando per questo gli strumenti organizzativi più efficaci, perché quel che conta è la missione (il fine per il quale un parco viene istituito) e non lo strumento che si usa per raggiungere lo scopo».

E uno degli strumenti può essere per esempio proprio una spa…
«Io non sono un sostenitore delle società per azioni rispetto agli enti parco o ad altre formule organizzative: conosco enti parco che fanno schifo sotto il profilo della gestione, come conosco società di servizio (non tanto in questo settore, ma in altri servizi pubblici locali come acqua, ecc,) che fanno schifo lo stesso.
Il nodo vero è come si gestisce un ente o una società. Non ci vogliono pregiudiziali ideologiche ma concrete capacità di fissare missioni e di misurare l´efficacia dei soggetti preposti alla loro attuazione».

I parchi possono usufruire di un contributo pubblico, che spesso varia molto da situazione a situazione.
«Sarà bene che il nuovo governo rifletta sul fatto che, per obiettivi analoghi, in Italia c´è chi ricorre al contributo pubblico nella misura del 20% (noi, ad esempio) e chi ci ricorre per l´80% (quasi tutti gli enti parco). Non può essere oscurata questa realtà, altrimenti non aiutiamo questo Paese a tutelare e valorizzare una quantità ben superiore del proprio patrimonio culturale ed ambientale. Ne si costruiscono alleanza serie tra parchi e comunità locali».

Insomma, questo uscita del nuovo ministro dell’ambiente proprio non le è piaciuta?
«Non è un problema del ministro, purtroppo il problema è probabilmente più ampio: nel centrosinistra non c´è ancora una sufficiente cultura di governo: si oscilla tra chi, ideologicamente, elude il nodo della sostenibilità economica dei processi di valorizzazione e chi, altrettanto ideologicamente, invoca profitto e mercato per azioni che hanno una fondamentale funzione pubblica e sociale. Io ho conosciuto gli uni e gli altri: si lavora male con tutti e due».

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