[15/06/2009] Comunicati

Contrordine: a Bonn passetti avanti verso Copenhagen

LIVORNO. Alla fine sembra che i 12 giorni di meeting dei Climate change talks terminati a Bonn il 12 giugno qualche piccolo frutto lo abbiano messo nel paniere di Copenhagen: secondo l’United nation framework convention on climate change (Unfccc) i lavori di Bonn si sono conclusi «con progressi riguardanti i testi negoziali, che riflettono le proposte dei governi su come rafforzare l’azione internazionale sui cambiamenti climatici».

Lo stesso segretario generale dell’Unfccc, Yvo dee Boer, che solo poche ore prima riteneva fisicamente impossibile» raggiungere un accordo per combattere i cambiamenti climatici nel vertice di dicembre a Copenhagen, ora sembra fare buon viso a cattivo gioco e sottolinea che «Il grande risultato di questo meeting è che i governi hanno reso più chiaro cosa vogliono che ci sia nell’accordo di Copenhagen. A mio avviso un ambizioso ed efficace risultato a Copenhagen è in vista, un risultato che sia una forte e definitiva risposta alle allarme sollevato dall’Intergovernmental panel on climate change dell’Onu. Il contesto politico è molto favorevole alla conclusione di un accordo. Per me non c’è alcun dubbio che la Conferenza di Copenhagen a dicembre porterà a risultati concreti. Se il mondo può trarre un insegnamento dall´attuale crisi finanziaria è che un problema mondiale richiede una soluzione mondiale».

Il presidente dell’Ad hoc working group on long-term cooperative action under the convention (Awg-Lca) Michael Zammit Cutajar, ha detto che il suo gruppo ha lavorato a Bonn a un forte ritmo, aggiungendo molti elementi importanti al testo della Convenzione: «Si tratta di un punto di partenza e adesso spetta alle Parti prendere posizione ed arricchire il testo. Il prossimo passo per le Parti sarà quello di perfezionare e semplificare il testo della Convenzione ed iniziarlo a redigere per la prossima sessione in agosto, mentre si impegnerà su testi specifici».

Il gruppo di lavoro Awg-Lca, che comprende tutte le 192 Parti dell’Unfccc, sta negoziando i testi per arrivare ad una visione condivisa per un´azione di cooperazione a lungo termine per il potenziamento delle azioni di adattamento, mitigazione e sui finanziamenti ed il trasferimento di tecnologia necessari per affrontare globalmente i cambiamenti climatici.

John Ashe, presidente dell’ Ad hoc working group on further commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol (Awg-KP), spiega che il suo gruppo di lavoro si è concentrato su una proposta di modifiche al Protocollo di Kyoto per ulteriori impegni di riduzione delle emissioni nei 37 Paesi industrializzati per il post-2012 ). «E’ importante risolvere i problemi più semplici qui a Bonn in maniera da poterci concentrare più tardi sugli aspettio veramente spinosi. Sono stati fatti buoni progressi per quanto riguarda l’utilizzo dei suoli, il cambiamento d’uso delle terre e delle foreste per ridurre le emissioni».

Ma Ashe, non nasconde che l’Awg-KP deve ancora decidere sul punto più dolente e scottante: gli obiettivi di riduzione globali nei Paesi sviluppati e quelli dei singoli Paesi sviluppati. «Abbiamo bisogno di ottenere la lista degli impegni dei Paesi sviluppati redatta in modo da poter capire quali siano le differenze in termini di riduzioni delle emissioni».

Lo stesso de Boer ha avvertito che il gruppo di lavoro negoziale dell’Awg-KP è ancora lontano dal raggiungimento di un accordo sul livello di riduzione delle emissioni che secondo gli scienziati sarebbe necessario per evitare i danni peggiori del cambiamento climatico: tra il 25% e il 40% in meno entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. «Da oggi fino a Copenhagen, il livello delle ambizioni deve essere elevato – ha detto de Boer- Questo è ancora possibile se le opportunità di un’azione internazionale comune saranno pienamente colte».

A fianco dei due gruppi ufficiali di lavoro sui testi negoziali di Copenhagen si sono riuniti ai Climate change talks di Bonn anche il Subsidiary body for scientific and technological advice. (Sbsta) e il Subsidiary body for implementation (Sbi).

Il Sbsta ha lavorato sul tema della riduzione delle emissioni prodotte dalla deforestazione e dal degrado delle foreste, compiendo solidi progressi «soprattutto sulle metodologie che permettono di controllare e comunicare le emissioni da deforestazione, che rappresentano circa il 20% dell’inquinamento di tutti i gas serra».
Lo Sbi si è concentrato sul trasferimento di tecnologie discutendo tre diverse relazioni: future opzioni di finanziamento; strategia a lungo termine; indicatori di performance. «Le relazioni - sottolinea l’Unfccc - forniscono un importante input per ciò che dovrà essere scritto nell’accordo di Copenhagen sulla cooperazione teconologica».

Insomma, a Bonn i 4.600 delegati hanno lasciato il bicchiere mezzo pieno e ci si accontenta delle poche gocce negoziali che ci sono cadute dentro. La speranza è che i prossimi incontri della road map di Bali verso Copenhagen producano risultati migliori e non uno stallo sostanziale che ha evitato solo che si compissero passi indietro sotto la spinta di Paesi come Canada, Russia e Giappone e l’indecisione di Usa ed Australia (l’Italia non risulta pervenuta). Uno stallo “in movimento” che non soddisfa per nulla i Paesi in via di sviluppo, i Piccoli stati insulari ed il blocco del il G77 sempre più decisamente capeggiato da Cina ed India.

Il prossimo meeting Unfcc, che comprenderà consultazioni informali del working groups ad hoc KP e Lca si terrà dal 10 al 14 agosto sempre a Bonn, seguiranno i Climate change talks di Bangkok dal 28 settembre al 9 ottobre e un ulteriore incontro dal 2 al 6 novembre a Barcellona.

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