[15/06/2009] Recensioni

La Recensione. Preghiera darwiniana di Michele Luzzatto

Nell’anno in cui si celebrano i centocinquanta anni dalla nascita di Darwin e i cento dalla pubblicazione del suo libro in cui si espone la teoria dell’evoluzione sono tanti i libri e i dibattiti che su questi argomenti intervengono. Tra questi “Preghiera darwiniana” affronta il difficile rapporto tra la teoria di Darwin e il pensiero religioso dogmatico (e quindi rigido) che mal sopporta o non accetta affatto che in quella teoria non vi sia una provvidenza riconoscibile, perché la selezione naturale non ha una finalità e una intenzione, tanto che anche l’uomo c’è perché è insorto sulla terra per selezione naturale e poi si è evoluto, ma non perchè necessario a un particolare disegno. Per caso. Se vi fossero state altre condizioni sul pianeta, forse non ci sarebbe stato affatto.
In questo dibattito sull’evoluzione in cui sembra essersi affermata la tesi dell’inconciliabilità tra due visioni del mondo che si vogliono contrapposte, o con Darwin o con Dio, Luzzatto propone una visione differente, che arriva addirittura a rovesciare la prospettiva tanto che chi si oppone a Darwin rischia di trovarsi più distante da Dio, di quanto non creda.

Il quadro che presenta Luzzatto è la raffigurazione di una natura tutt’altro che perfetta e rispondente al disegno di perfezione divina; è una natura fatta di tentativi, prove ed errori, un po’ come il progresso scientifico, nella quale manca un senso che indirizzi l´evoluzione, tanto che la logica risulta chiara solo a posteriori.

Per Luzzatto, che spiega anche in maniera molto efficace il nocciolo concettuale del darwinismo e del neo-darwinismo, presentandone la novità e fornendo semplici e concreti esempi del cammino evolutivo, Darwin con la sua opera ha mostrato «solo che Dio non può essere quel manovale edile dell´immaginario collettivo che gioca con la creta e forgia gli uomini e il mondo, come un bambino crea le sue figurine col pongo. Se c´è, deve essere un Dio più sottile».

E da qui inizia il susseguirsi d’interrogativi, intimi e allo stesso tempo distaccati su quale può essere il ruolo di Dio e il rapporto con la divinità, che può esistere o non esistere, ma che non è in contrapposizione, perché il percorso di credenti e non credenti attiene alla fede di ciascuno.
Come aveva scritto lo stesso Darwin nella sua autobiografia: «Non è mia pretesa far luce su questi astrusi problemi. Il mistero del principio dell´Universo è insolubile per noi, e perciò, per quel che mi riguarda, mi limito a dichiararmi agnostico».

La forma scelta da Luzzatto per queste riflessioni è quella appunto di una preghiera, sia per il ritmo utilizzato per affrontare le varie argomentazioni: “Prendete due prigionieri”, “Prendete la coda del cavallo, “Prendete un fringuello” “Prendete la coda del pavone”, sia come ragionamento intimo di chi di fronte a certi quesiti complessi non sfugge, ma si interroga e fa domande dirette.

Per esempio, si chiede: «com’è possibile che esista il cervello, un organo strutturato in modo da risolvere il problema di come sia possibile che esista un organo strutturato in modo da risolvere problemi?». Oppure : «com’è possibile che esista un Dio che ha creato un mondo che ha finito per evolvere casualmente, per selezione naturale, una creatura che studiando il mondo si chieda come sia possibile che esista un Dio che ha creato un mondo per evolvere casualmente una creatura simile?».

Non può essere un Dio burlone o poco bravo, neppure può essere un Dio capriccioso e beffardo, per questo, dice Luzzatto «deve essere un Dio più sottile». Al quale sia possibile rivolgere domande, con cui confrontarsi.

L’ossimoro di una «laica, laicissima preghiera» (come la definisce Giulio Girello nella introduzione al libro) si spiega attraverso l’accostamento che Luzzatto fa tra la figura di Darwin con quella di due personaggi biblici, Giobbe e Giacobbe. Entrambi nella Bibbia hanno avuto l’ardore di sfidare Dio, di lottare addirittura con lui, per questo Giacobbe sarà ribattezzato dallo stesso Dio, Israele (che ha appunto questo significato) e a Giobbe verrà riconosciuta dallo stesso Dio la fermezza delle proprie idee.

L’uomo dotato di libero arbitrio viene quindi visto di buon occhio da Dio, questa è la lezione di laicità delle Bibbia che Luzzatto usa nei confronti di chi si scaglia contro Darwin negando le sue teorie e quindi negando che l’evoluzione c’è stata e si è attuata con i meccanismi indicati nella sua teoria. Facendolo in maniera dogmatica e cercando di negare perfino l’evidenza, con il risultato che «proprio chi si scaglia contro Darwin finisce, paradossalmente, col trovarsi piuttosto distante da Dio, se c’è un Dio».

La morale che se ne può trarre è che pensare con la propria testa, senza farsi abbagliare dalla rigidità dogmatica di un credo, aiuta non solo ad essere più liberi e lucidi nella riflessione, ma forse anche a sostenere il meccanismo evolutivo. Che comunque, se pur in maniera impercettibile alla nostra esperienza, prosegue, nostro malgrado.

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