[15/06/2009] Urbanistica

«Il nuovo regolamento dei Beni culturali va contro il paesaggio»

LIVORNO. La commissione Cultura della Camera dei Deputati (a fine maggio) aveva approvato a maggioranza la risoluzione di consenso al nuovo regolamento di organizzazione del ministero per i Beni e le attività culturali, adottato dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro Bondi (e definitivamente licenziato dal Governo).
Il voto della Commissione era stato segnato dalle dimissioni del relatore, onorevole Fabio Granata (deputato della maggioranza), che aveva suggerito il doveroso mantenimento della direzione generale per il paesaggio, dal nuovo regolamento invece soppressa ed accorpata alla già estesa direzione generale per le “belle arti” (così ripristinata l’ottocentesca denominazione, comprensiva quindi di beni architettonici e beni storico-artistici ed etnoantropologici). Una posizione che condivideva, ricorda Italia Nostra, l’indicazione di tutte le associazioni culturali consultate.

Ineccepibili le motivazioni del relatore Granata, fondate sul rilievo che l’articolo 9 della Costituzione assegna al “paesaggio” e sulla conseguente insuperabile esigenza che quel ruolo costituzionale trovi evidente ed adeguato riscontro nella organizzazione delle funzioni amministrative del Ministero per i beni e le attività culturali, con il riconoscimento di un autonomo ordine di attribuzioni facenti capo ad una apposita direzione generale.

Paesaggio e patrimonio storico e artistico costituiscono i due nuclei essenziali sui quali si esercita la tutela della Repubblica. A ciascuno di essi il ministero deve assegnare, nella organizzazione centrale delle sue funzioni, distinti apparati di amministrazione che non possono non far capo (nell’attuale assetto per plurimi uffici di apice) a distinte direzioni generali.

La soppressione della autonoma direzione generale per il paesaggio (e per la qualità e la tutela dell’architettura e dell’arte contemporanee) costituisce in realtà la misura meccanicamente conseguente alla determinazione di istituire una nuova, e controversa, direzione generale (“per la valorizzazione del patrimonio culturale”), senza contrastare vistosamente la prescrizione legislativa (art. 74 del d.l. 112/2008, convertito nella l. 133/2008) di riduzione degli uffici dirigenziali. Ma è misura che mortifica il ruolo costituzionale del “paesaggio”, menomando l’assetto organizzativo delle funzioni dello Stato dirette alla salvaguardia del profilo essenziale di identità del Paese.

E proprio nel momento in cui il ministero è tenuto a dare adempimento ai compiti di grande impegno che ad esso assegna il Codice dei beni culturali e del paesaggio, all’esito della più recente revisione, come la individuazione delle linee fondamentali dell’assetto del territorio nazionale per quanto riguarda la tutela del paesaggio, con finalità di indirizzo della pianificazione” e la partecipazione paritaria alla pianificazione paesaggistica delle regioni.

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