[16/06/2009] Comunicati

Dopo il bagno di sangue a Teheran, Ahmadinejad star del summit Ocs in Russia

LIVORNO. Mentre a Teheran si chiude nel sangue dei giovani che protestano quello che probabilmente è un colpo di Stato elettorale orchestrato e gestito dai Guardiani della Rivoluzione e dall’esercito, fa impressione leggere, o meglio non leggere, sulla stampa governativa dei Paesi amici dell’Iran, soprattutto Russia e Cina, le posizioni ufficiali che minimizzano quella che potrebbe essere l’inizio di una tragedia e la trasformazione in una vera e propria dittatura del già abbastanza autoritario regime teocratico iraniano

Secondo Mosca gli scontri e i 7 ragazzi morti a Teheran per mano dei miliziani del regime sono un affare interno del Paese. Nessuna condanna, anzi un’accoglienza più che cordiale al rieletto Mahmoud Ahmadinejad che è arrivato a Ekaterinburg, negli Urali, per partecipare al summit dei Paesi dell´Organizzazione di cooperazione di Shanghai (Ocs). L´Iran partecipa come osservatore ed è molto corteggiato perv entrare definitivamente a far parte di un’organizzazione regionale alla quale aderiscono Russia, Cina, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan. Tutti, Paesi, va detto, che non possono certo permettersi di dar lezioni di democrazia a Teheran e che non trattano certo meglio i loro oppositori di quanti faccia Ahmadinejad

Il vice-ministro degli esteri russo, Sergei Riabkov, ha spiegato l’atteggiamento del governo Putin: «Noi consideriamo questa visita come una conseguenza dei legami di partenariato, di buon vicinato e delle relazioni tradizionalmente amichevoli che caratterizzano da lungo tempo i rapporti tra mosca e Teheran. La questione delle elezioni in Iran, è un affare interno del popolo iraniano». Il portavoce del ministero degli esteri cinese, Qin Gang, ha detto: «Le Cina rispetta le scelte del popolo iraniano e spera che l’Iran mantenga la stabilità e la solidarietà».

La Russia e la Cina (anche se volessero) non potrebbero certo inimicarsi il sempre più forte uomo di Teheran che fa con i russi lucrosi affari nucleari e con i cinesi commercia in gas e petrolio. Ad Ahmadinejad sono giunte anche le congratulazioni (non si sa quanto gradite) di un altro “paria” nucleare: il regime stalinista della Corea del nord. L’agenzia nordcoreana Kcna informa che «Il presidente del presidium del l´Assemblea popolare suprema della Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc), Kim Yong-Nam, ha detto nel suo messaggio che i risultati delle presidenziali riflettono il sostegno e la fiducia del popolo iraniano». La dittatura nordcoreana augura ad Ahmadinejad «di riuscire nella sua opera responsabile mirante a far fallire le pressioni e le interferenze straniere ed a costruire un Iran prospero ed indipendente». Ogni riferimento alle sanzioni contro il nucleare iraniano (e di riflesso quello nordcoreano) non è assolutamente casuale.

Nonostante il sangue dei suoi giovani corra per le strade ad Ekaterinnburg Ahmadinejad non ha rinunciato ad impartire al mondo lezioni di comportamento. «Come nel passato – ha detto il presidente iraniano - l´Iraq è occupato, il disordine si rafforza e diffonde in Afghanistan, il problema palestinese non è risolto, il mondo è in preda a delle crisi politiche ed economiche, e non c’è speranza di soluzione. Né gli Stati Uniti Né i loro alleati sono in grado di risolvere la crisi. Questo segna la fine del sistema unipolare. Le decisioni di un pugno di Stati non possono arginare tutti i problemi mondiali, è perciò che la presa di decisioni collettiva nei settori economico, politico e culturale favorirà il miglioramento e la stabilizzazione in tutti i Paesi».

Una strana concezione: pluralismo e multiculturalismo mondiale (volto però a garantire la stabilità di ogni singolo regime) e manganelli, carcere e pallottole contro i dissidenti in Patria. Intanto il mondo ascolta distratto l’urlo democratico dei ragazzi e delle ragazze di Teheran, troppo preoccupato del precipitare nella dittatura di un regime in crisi ma che ha salde nelle sue mani le chiavi di gas e petrolio e di una potenza nucleare che si teme possa diventare anche militare.

Lo sa e lo fa capire bene lo stesso Ahmadinejad nel suo intervento al summit dell’Ocs: «L’Iran è pronto ad ampliare ed approfondire la cooperazione con l’Ocs. L’Ocs potrà giocare un ruolo più forte nell’uscita dalla crisi economica ed aprire delle nuove vie per la risoluzione dei problemi. Sono necessari cambiamenti radicali. L´Ocs, che dispone di un importante capitale, di risorse naturali considerevoli (petrolio, gas, fondi), di ricchezze culturali e di valori comuni, è in grado di giocare un ruolo di punta nella risoluzione dei problemi economici e di aprire la via per dei cambiamenti positivi in tutti i settori».

Speriamo solo che la via dell’uscita dalla crisi non la aprano i manganelli dei guardiani della Rivoluzione e gli scherani degli altri regimi riuniti a Ekaterinburg.

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