[17/06/2009] Energia

Scajola colonialista sbarca in Montenegro ´vendendo´ centrali a carbone e termovalorizzatori

LIVORNO. «Con gli investimenti in energia e infrastrutture che abbiamo messo in campo, del valore di 4-5 miliardi di euro, l’Italia punta a diventare il primo investitore estero in Montenegro». E’ il commento del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola (nella foto) rilasciato oggi al termine della missione nella capitale del Montenegro, Podgorica, dove ha incontrato il primo ministro Djukanovic, il ministro dello sviluppo economico Vujovic e il ministro dei trasporti Lompar. Ma la notizia, dal nostro punto di vista, è la qualità degli investimenti energetici e qui c’è da mettersi le meni tra i capelli. Sentire Scajola: «Abbiamo messo insieme per la prima volta le maggiori imprese energetiche italiane, che costruiranno qui in Montenegro centrali idroelettriche, a carbone e termovalorizzatori e produrranno energia da trasferire in Italia attraverso un elettrodotto sottomarino. Ciò significa più energia a minor costo per il nostro Paese».

Dunque per Scajola un termovalorizzatore vale una centrale elettrica come se fosse nato prioritariamente per quello scopo e non per smaltire la parte non riciclabile dei rifiuti e poi, forse perché siamo in Montenegro e quindi chi se ne frega delle ‘forme’ (leggi greenwashing), parla serenamente di carbone senza neppure darsi la pena di aggiungere come è ormai invece divenuta prassi abituale, la specifica di ‘pulito’ ovvero quello affiancato dalla cattura di C02 o se invece si tratta proprio del vecchio carbone, senza ipocrite aggiunte. Un bell’esempio di colonialismo energetico da parte dell’Italia in un Paese peraltro con grossi problemi di contrabbando e un’opposizione ambientalista debolissima.

In pratica mentre Berlusconi, e questa è (o sarebbe) una notizia, durante il colloquio con Obama ha parlato di cambiamenti climatici e di azioni condivise con quelle degli Usa a patto che tutti rispettino un accordo globale, il suo ministro stringe un accordo in Montenegro dove, a parte la centrale idroelettrica, nulla ha a che vedere con le energie alternative.

E li spaccia pure come «rilancio degli investimenti italiani» grazie alla firma del ministro Scajola di due memorandum d’intesa, uno sull’energia e uno sui trasporti.

Il primo prevede, si legge nella nota del ministero, «una collaborazione strategica tra i due Paesi, che ha l’obiettivo di rendere il Montenegro la porta d’ingresso delle imprese italiane nel mercato energetico dell’Europa dell’Est. Già i primi progetti sono in cantiere: Terna prevede la realizzazione di una connessione sottomarina tra Pescara e Tivat lunga circa 100 km, dalla capacità iniziale di 1000 Mega Watt; A2A ha in progetto un primo gruppo di 4 centrali idroelettriche per 240 MW; Enel è interessata alla realizzazione di un impianto a carbone da 800/1200 MW in collaborazione con Duferco, che a sua volta è pronta a realizzare un termovalorizzatore da 80 MW».

Davvero un bel modo di investire i soldi (che in parte sono pubblici) in piena crisi ecologica! A meno che il ministro, sapendo dei tempi lunghi per la realizzazioni degli inceneritori in Italia, non pensi che costruendone uno grande in Montenegro si sia trovato il modo per risolvere l’emergenza rifiuti in Italia, spacciandola poi per un’opera che migliorerà il mix energetico del nostro Paese…

Il secondo accordo, sulle infrastrutture, firmato anche dal ministro serbo dei Trasporti e infrastrutture Mrkovic, prevede invece un investimento italiano per la progettazione della linea che collega il porto montenegrino di Bar con la capitale serba Belgrado di 1,5 milioni di euro, di cui 1 milione stanziato dal ministero dello Sviluppo Economico. E la domande è: perché?

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