[17/06/2009] Comunicati

La lezione delle urne europee: il riformismo è ecologista o non è (3) di Massimo Scalia

ROMA. La patria non ha bisogno dei corruschi bagliori che la falsa gloria militaresca e “imperiale” del populismo fascista proponeva. Essa tende a coincidere col perimetro delle azioni di governo. Azioni che si sono dematerializzate in annunci e fiction TV: i soldi non sono arrivati in Abruzzo, i rifiuti ingombrano ancora la Campania (e anche Palermo), oltre un milione di disoccupati non ha sussidi, l’immigrazione è in costante aumento e in nome della sicurezza si fa la faccia feroce contro i boat people del Mediterraneo che rappresentano una quota largamente minoritaria dei clandestini.
La famiglia, nella quale sono da tempo crollati i valori educazionali e di autorevolezza come ci testimoniano i nostri amici che insegnano nella scuola dell’obbligo – ahimè un’altra croce –, è concepita come pura sede economica capace di accumulare risparmio, vedi il “piano casa” nella sua forma originaria. E come sede fisica dove ognuno può individualmente ricevere dal tempio catodico (oggi LCD o plasma) i devastanti messaggi di una subcultura di massa, dell’incitamento al consumo, del richiamo alla paura e all’esclusione. Una famiglia che, insieme al “diritto alla vita”, è stata ed è per il governo Berlusconi affabulazione e merce politica per uno scambio accettato e promosso dal Vaticano ai livelli morali più bassi.

Altra peculiarità negativa che deve affrontare il riformismo in Italia è il peso della criminalità organizzata, non solo nelle aree del Paese nelle quali esercita un controllo diretto su territorio e esponenti politici. Negli anni, infatti, la sua attività si è estesa dai settori “tradizionali” della prostituzione e dei vari racket al narcotraffico su scala internazionale e, nella geografia italiana, a regioni prima “immuni”. Ad esempio, lungo l’asse Nord – Sud attraverso il link dello smaltimento illecito dei rifiuti pericolosi, o a quello in parte inverso della sabbia, depredata dai fiumi del Sud per le costruzioni che crollano al Centro e al Nord.

Proprio a causa della sua natura eminentemente “parassitaria” – la mafia “imprenditrice” resta un’eccezione e un tema per brillanti sociologi – l’attività mafiosa si è trovata sul trampolino di lancio quando la finanziarizzazione dell’economia è diventata un must in tutto il mondo. E non è quindi una battuta dire che il cervello di molte operazioni si trova oggi più a Milano che a Palermo. Il “fatturato” annuo in Italia della criminalità organizzata supera agevolmente il 10% del PIL ed è il promotore di un buon terzo di quella marea che è l’economia in nero, valutata in circa il 25% del PIL. Distorsioni incredibili delle attività e del mercato sono la conseguenza: un vero e proprio cappio che strangola le potenzialità del Sud, ne soffoca la società, induce comportamenti e cultura da proselitismo, ripropone insomma in termini nuovi e più drammatici l’irrisolta questione meridionale.

Per contro, l’Italia del Nord ha livelli economici più elevati delle mitiche nazioni scandinave, e includendo Toscana, Umbria e Marche si trova sempre al top in Europa. Questo è, insieme all’inefficienza dell’amministrazione centrale, “romana”, il nucleo “razionale” del secessionismo leghista.

Il successo di Rita Borsellino – seconda in preferenze per il PD dietro Sassoli, ma nella circoscrizione insulare disertata dagli elettori – ha trascinato il PD siciliano, dopo il duro scontro con coloro che non la volevano in lista, fino alla percentuale nazionale, da quelle umilianti in cui si trovava a giacere. Questo successo fa riflettere sul tema della legalità, che è un elemento fondante la strategia riformista, non una declamatoria querelle di routine, e che può divenire identificazione e richiamo nella sua veste più rigorosa e seria, lontana sia dal populismo giustizialista alla Di Pietro che da quello protestario alla Santoro o forcaiolo alla Travaglio.

Populismo e criminalità organizzata, i loro frutti velenosi: macigni sul percorso del riformismo da fare. Ma c’è poi una base che dia credibilità al progetto?

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