[17/06/2009] Aria

Usa: il primo report climatico con previsioni su scala locale e per singoli settori produttivi

FIRENZE. Le previsioni finora pubblicate riguardo alla dinamica futura del cambiamento climatico risentono cronicamente di una certa indeterminatezza riguardo alle effettive manifestazioni del Gw nelle varie realtà climatiche e territoriali e nei relativi, diversi settori economici. Come noto, ciò è causato dalla necessità di produrre previsioni di lungo termine il più possibile attendibili riguardo al funzionamento di una macchina complessa come quella climatica, obiettivo raggiungibile solo rinunciando a ogni pretesa di dettaglio territoriale.

Il sistema terra-acqua-atmosfera, infatti, svolge la sua trama climatica in modo definito “caotico”, cioè la sua evoluzione non è prevedibile adottando modelli fisico-matematici lineari. Ciò ha comportato finora, appunto, il ricorso a previsioni su prevalente scala globale, a scapito del dettaglio territoriale, alla ricerca della massima attendibilità possibile. Ma – e qui sta il problema – per far sì che vengano intraprese concrete e incisive azioni di mitigazione del Gw e adattamento ad esso è necessario che i decisori politici e l’opinione pubblica sappiano che cosa potrà effettivamente avvenire nelle aree da essi occupate, più che ricevere notizie su una evoluzione globale delle temperature e delle conseguenze climatiche associate ad una crescita di esse.

A tal fine, come già sappiamo, la stessa Ipcc ha annunciato che il prossimo report sul clima (il quinto, che vedrà la luce nel 2013-2014) produrrà previsioni con una impostazione nettamente più “locale” rispetto ai precedenti.

Insomma, come si dice spesso nella letteratura dello sviluppo, occorre «pensare globalmente e agire localmente» (think globally, act locally), mentre finora le previsioni climatiche di lungo termine permettono solo di pensare globalmente e offrono invece poco spazio alla pianificazione delle misure di contrasto e adattamento al Gw da attuarsi su scala territoriale più dettagliata.

Un rapporto pubblicato ieri dall’agenzia del governo statunitense per la politica scientifica e tecnologica (Office of science and technology Policy) cerca di ovviare alla lacuna di dati sopra discussa, con riferimento al solo territorio americano, ma con l’adozione di metodologie che potranno assumere carattere di esperimento-pilota per la loro applicazione in altre realtà mondiali. Si tratta di un tipo di analisi che, comunque, già è stata tentata da vari istituti di ricerca in altri paesi, ma a livello puramente sperimentale.

Oltre a puntare ad analisi di dettaglio il rapporto, denominato «Global Climate Change Impacts in the United States» e visibile tramite il link a fine articolo, riassume lo stato dell’arte della scienza climatologica, incorporando «le ultime informazioni sulla crescita delle temperature e del livello dei mari, l’incremento degli eventi meteorologici estremi e altri fenomeni climatici correlati». E, come detto, suddivide le analisi sia per le varie zone, sia per i singoli settori del sistema produttivo: secondo Jane Lubchenko, sottosegretario al Commercio marittimo del governo statunitense e amministratore della Noaa, «il rapporto evidenzia che il Gw ha effetti immediati e locali, e letteralmente colpisce le persone nel loro backyard», cioè nel loro giardino, ed è evidente il richiamo che la Lubchenko (che è stata anche tra i redattori del quarto rapporto Ipcc) rivolge alla sindrome Nimby che, così come avviene in altri campi del percorso verso la sostenibilità, affligge spesso anche l’adozione di misure di contrasto e/o adattamento al surriscaldamento globale.

E’ sottolineato anche che il lungo, pluriennale lavoro di preparazione del rapporto si è svolto sotto due amministrazioni di colore diverso (quella Bush e quella Obama), e questo naturalmente ne aumenta l’attendibilità. Visto il contenuto, molto utile anche se riferito ai soli Usa, e l’alto livello che caratterizza il rapporto, nei prossimi giorni ci ritorneremo per un’analisi più dettagliata. (rm)

Torna all'archivio