
[26/05/2006] Energia
FIRENZE. Molto partecipato il seminario “La Toscana e il Protocollo di Kyoto. Situazione, problemi, prospettive” organizzato dall’associazione Toscanaeuropa, dall’Osservatorio Kyoto della Regione Toscana, dalla Fondazione Toscana Sostenibile.
«E’ necessario essere consapevoli che l’Europa e l’Italia sono attese da sfide importanti- afferma Guido Sacconi, parlamentare europeo e Presidente dell’associazione Toscanaeuropa nel suo intervento introduttivo - l’Europa ha avuto un ruolo politico internazionale da leader, nella prima fase di adesione a Kyoto e nel riconoscimento della
sua importanza. Ora bisogna dare esempio di buona applicazione del Protocollo quando oggi già si parla del dopo Kyoto. Altro aspetto fondamentale è quello di riuscire a capire se l’Europa riuscirà ad avere una politica energetica comune».
Sacconi ha anche brevemente commentato i recenti dati sulle Emissions trading (Ets- lo scambio di permessi di emissione di CO2) a livello europeo, che ha visto le imprese che rientrano in questo sistema emettere il 2,5% di quote in meno rispetto a quelle distribuite dai singoli governi. «Il tempo ci dirà - afferma Sacconi - se si è innescato un meccanismo virtuoso oppure se gli Stati sono stati generosi nell’assegnare le quote». Tra i dati resi noti dalla Commissione europea relativi a 21 paesi su 25, solo 6 Paesi hanno superato il tetto di quote assegnate inizialmente emettendo più del previsto e tra questi c’è l’Italia.
«La performance è deludente - continua Sacconi- ma ci dicono che ci sono stati problemi tecnici dovuti al registro elettronico nazionale dell’Ets. Vedremo in seguito. Sappiamo per certo che gli impegni che ci attendono sono di rilievo e ognuno di noi dovrà fare la sua parte. Quello che ci interessa oggi con questo primo confronto è stabilire delle relazioni con le associazioni di categoria, con le imprese, proponendo anche un sostegno tecnico ad esempio per una maggior diffusione delle energie rinnovabili. La Regione Toscana nel suo Prs dovrà cercare di dare indicazioni per valorizzare ed incentivare le esperienze che vanno in questa direzione. Questo è l’impegno che chiederemo oggi a Martini».
Al Piano nazionale di assegnazione delle emissioni fa riferimento nel suo intervento anche Daniele Verdesca dell’Università di Siena «il piano assegna alle imprese toscane il 6% circa delle quote allocate tra gli oltre mille operatori italiani. In alcuni settori la Toscana conta per una grossa fetta del mercato nazionale dell’Emission trading. Ad esempio il settore della fabbricazione dei prodotti ceramici conta per ben il 32%. Se vogliamo che le imprese non paghino, da qui al 2012, il superamento delle quote e non perdano nello stesso tempo competitività, cosa deve fare la politica? Lo strumento della Regione Toscana per dare risposte è il PRS che dovrebbe dare indicazioni per raggiungere gli obiettivi. Nel Prs si parla di sviluppo sostenibile e di fare sistema. Ma oggi i vari attori, e sono molti, interessati alla questione Kyoto non si parlano. Ad esempio anche per le emissioni non c’è scambio tra imprese industriali e mondo agricolo, tra università e sistema delle agenzie nell’analisi dei costi energetici dei processi. Il PRS va ridisegnato in tal senso non per inserirci cose diverse da quelle che ci sono, ma mettendo le priorità indicate a sistema, migliorando l’efficienza ed utilizzando il contributo che la buona legislazione regionale di settore (es. urbanistica) può offrire».
Sandro Bonaceto, direttore di Confindustria Toscana, ha rilevato come l’adesione a Kyoto sia un onere per le imprese nonostante Confindustria veda l’ambiente come opportunità di sviluppo e fattore di competitività del Paese e ricordando l’impegno di molte aziende in tal senso. «Le Emissions tradings sono un vincolo per le imprese - dichiara Bonaceto in sintonia con il presidente Montezemolo - l’adesione al Protocollo di Kyoto porta via qualche decimo di punto di Pil per la competitività del settore industriale. Visto anche che alcuni Paesi importanti non hanno aderito come gli Stati Uniti, visto il loro impatto in termini di emissioni, è necessario maggiore flessibilità per l’industria dati i risultati modesti che l’adesione al Protocollo comporta».
«Poi - continua Bonaceto- sarebbe necessario analizzare in modo approfondito i costi-benefici di Kyoto e rivedere il protocollo alla luce dell’importanza che hanno assunto i Paesi emergenti per i costi sociali e ambientali».
Marco Failoni della Confederazione italiana agricoltori, afferma che è necessario un modello produttivo energetico diverso e chiede alla Regione un’accelerazione per il completamento del Piano energetico regionale. «Le agrienergie possono essere un elemento in più da considerare nel Prs, mi pare che sia stato un po’ tralasciato questo aspetto». Failoni ricordando come la Cia abbia attuato alcuni progetti in piccoli comuni per impianti di teleriscaldamento a biomasse legnose, afferma che i biocarburanti devono trovare un giusto riscontro legislativo dato che ad esempio l’olio vegetale puro è vietato come carburante in Italia mentre in Austria è possibile il suo utilizzo.
Concorda con Failoni il presidente della Regione Claudio Martini: «Effettivamente c’è un ritardo per il nuovo piano energetico regionale anche per l’incertezza dell’attuale contesto legislativo e finanziario. Inoltre sui temi energetici le Regioni non hanno ora solo un ruolo di indirizzo ma devono tradurre praticamente sul territorio quanto contenuto nei piani rispettando gli obiettivi. Sono d’accordo con quanto affermato ieri da Montezemolo - continua Martini - per attuare le politiche energetiche è necessario un concorso di forze, ma purtroppo il contributo delle comunità locali mi pare sia ancora visto come veto, il territorio secondo Confindustria non deve porre questioni. Noi diciamo continua Martini, che l’energia deve essere accessibile, pulita e costare poco, e tutti e tre questi aspetti devono stare insieme. L’energia deve essere un fattore di sviluppo una nuova realtà economica in sé».
Il presidente si è poi soffermato sulle energie rinnovabili ricordando l’importanza della geotermia per la Toscana e dei problemi di dialogo di Enel con il territorio. «Per quanto riguarda le riconversioni delle centrali di Livorno (nella foto) e Piombino è evidente che queste siano necessarie ma bisogna vedere come e in che contesto».