[18/06/2009] Consumo

Fao-Ocse: l’agricoltura resiste meglio alla crisi, ma…

LIVORNO. Secondo l’Agricultural Outlook 2009-2018 di Ocse e Fao «Il settore agricolo resiste meglio alla crisi economica mondiale degli altri settori. Ma i rischi potrebbero crescere se la crisi economica proseguirà». «Rispetto ai picchi del 2007-2009, i prezzi delle materie prime hanno subito un notevole calo, ampiamente ascrivibile all’incremento della risposta dell´offerta di materie prime registrato nel 2008, in particolare nei paesi industrializzati, e al ribasso dei prezzi del petrolio – si legge nel rapporto - Nei prossimi 2-3 anni, il perdurare dell’indebolimento dell’economia mondiale determinerà un’ulteriore flessione dei prezzi delle materie prime, che dovrebbero registrare nuovamente una tendenza al rialzo con la ripresa economica».

La Fao spiega che «I prezzi dei prodotti alimentari sono ridiscesi dai loro livelli record dell’inizio del 2008, ma restano elevate in molti Paesi poveri». I prezzi del grano e dei biocarburanti sono diminuiti della metà rispetto ai prodotti animali. Tra i cereali, i prezzi del granoturco sono stati quelli più condizionati dal calo del Pil, a conferma del prevalere dell´uso alimentare su quello energetico. E’ però molto improbabile che nei prossimi 10 anni i prezzi dei prodotti agricoli, ad esclusione della carne bovina e suina, anche tenendo conto dell’inflazione, ritornino ai livelli medi del pre-crisi 2007-08.

Anzi, secondo Ocse e e Fao nei prossimi 10 anni i prezzi medi dei prodotti vegetali dovrebbero crescere del 10 – 20% in termini reali rispetto a quelli del periodo 1997-2006. Il prezzo dell’olio vegetale dovrebbe aumentare addirittura del 30% a causa del incremento del mercato dei biocarburanti. «La prospettiva di una ripresa economica , la crescita della domanda di prodotti alimentari dei Paesi in via di sviluppo e la penetrazione dei biocarburanti nei mercati emergenti, saranno gli elementi determinanti per I prezzi dei prodotti agricoli ed i mercati a medio termine».

Il rapporto prende in esame anche la reattività dei prezzi agricoli ai prezzi del greggio: «Con l’industrializzazione dell’agricoltura, l’aumento dei processi di lavorazione e l’incremento dei trasporti, e con l’affermarsi dell´industria dei biocarburanti (le cui materie prime sono principalmente costituite da granoturco, semioleosi e zucchero), i prezzi agricoli ed energetici sono sempre più interdipendenti. I prezzi del petrolio greggio sono estremamente volatili e secondo alcune proiezioni sono di gran lunga superiori a quelli utilizzati nelle presenti prospettive. Il corso del petrolio greggio sul medio termine, utilizzato nello scenario di riferimento, supera di circa il 60¨% il corso medio in termini reali del decennio 1997-2006, e raggiungerà i 70 dollari al barile entro la fine del periodo delle proiezioni. Nell’ipotesi di un´impennata dei prezzi del petrolio fino a 90 o oltre i 100 dollari (livello utilizzato nelle prospettive dell’anno scorso) i prezzi agricoli subiranno un notevole rincaro. Le maggiori ripercussioni si avranno sui raccolti, a causa di una minore produzione di raccolto con alti costi produttivi, ma anche di una maggiore domanda di materie prime per biocarburanti. I mercati di biocarburanti fanno sempre più affidamento sull’uso obbligatorio, ma l´incertezza sulle tendenze future dei prezzi del greggio, i cambiamenti delle misure politiche e l’evoluzione della tecnologia di seconda generazione rendono difficile ogni previsione. I biocarburanti avranno difficoltà a competere con i prezzi bassi del carbone fin quando i prezzi del greggio oscilleranno tra i 60 ei 70 dollari al barile, valore di riferimento delle presenti prospettive, nonostante le politiche adottate a favore dei prezzi e della produzione di etanolo e biodiesel. Una futura rapida espansione della produzione di biocarburante dovuta all’uso obbligatorio, avrà un impatto inflazionista sui prezzi del frumento, del granoturco, dei semi oleosi e dello zucchero». Impressionante (vedi tabella) l’aumento di produzione di biodisel da olio vegetale previsto nell’Ue che nel 2018 dovrebbe assorbire la metà degli oltre 30 milioni di tonnellate dei consumi europei.

L’ Agricultural Outlook avverte che «Episodi di estrema volatilità dei prezzi, come al momento della fiammata del 2008, non sono da escludere nel corso dei prossimi anni, in particolare per il fatto che i prezzi dei prodotti agricoli sono sempre più dipendenti dai costi del petrolio e dell’energia e che, a dire degli esperti ambientali, l’instabilità delle condizioni climatiche rischia di aumentare. Mentre ci si aspetta un progresso della produzione del consumo e degli scambi agricoli nei Paesi in via di sviluppo, i poveri sono sempre più costretti all’insicurezza alimentare ed alla fame».

Secondo i recenti studi della Fao, che utilizzano proiezioni demografiche e socio-economiche a lungo termine: «è necessario che la produzione alimentare mondiale aumenti di oltre il 40% entro il 2030 e del 70% entro il 2050, rispetto alla media del periodo 2005-2007. Rimane ancora abbastanza terra da coltivare. Circa 1560 milioni di ettari potrebbero essere aggiunti agli attuali 1,4 miliardi di ettari di terre coltivate. Oltre la metà della terra disponibile si trova in Africa e in America Latina. Le due regioni del mondo possiedono la maggiore quantità di terra disponibile per colture irrigabili con acqua piovana. Ma, storicamente, l’espansione della terra arabile è stata lenta, e destinare una maggiore quantità di terreni all´agricoltura potrebbe comportare investimenti notevoli e bassi rendimenti, e generare allo stesso tempo costi ambientali e sociali» Nelle maggiori aree di produzione, la produttività del bestiame e del raccolto continuerà ad aumentare ai tassi definiti a lungo termine, ed esiste un grande potenziale per ulteriori incrementi nei prossimi 10-20 anni. Per sfruttare questo potenziale, occorrerebbe sviluppare e adattare nuove tecnologie, ma in realtà la spesa pubblica per la ricerca in agricoltura tende a diminuire. In molte regioni dell’Europa centrale e dell’Est e dell’Africa sub-sahariana, si potrebbe aumentare la produttività utilizzando le tecnologie esistenti e migliorando l’accesso ai mezzi di produzione, lo sviluppo e l´estensione delle infrastrutture».

Tra le variabili più importanti per le future opportunità di produzione agricola c’è il cambiamento climatico che può contribuire ad aumentare lo stress idrico e l’incidenza e la gravità delle inondazioni, e può modificare fortemente le “frontiere” di produzione previste dall’Agricultural Outlook di Ocse e Fao.

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