[22/06/2009] Comunicati

Assuefatti all´insostenibilità sociale? Altri morti sul lavoro

FIRENZE. Continua la scia di lutti che colpiscono il lavoro in questo paese (ma la sensazione è che le cose vadano male dappertutto ben oltre le aride statistiche dell’OMS, spesso taciute). Ancora due morti, a Riva Ligure –Imperia- (Francesco Mercurio 40 anni e Francesco Iamma di 36, asfissiati in una vasca di raccolta dei reflui di un depuratore). In circostanze e con una trama comune e diffusa che non dipende da tecnologie o circostanze complesse, ma proprio da carenza di tecnologie e procedure.

Si è talmente assuefatti (come per altre grandi emergenze nazionali: occupazione, economia democrazia) da non riuscire più a dire come stanno le cose: che la dignità del lavoro, il diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro, il diritto all’organizzazione sindacale, sono ormai parole vuote. Abbiamo paura a dirlo, per noi stessi, per quel poco di certezze che ci rimangono (la cultura del lavoro e il ruolo del sindacato in una democrazia matura, per es.).

La concentrazione del potere economico e finanziario sempre più spinta e incontrollata ha prodotto, da un lato, una differenza enorme di potere, non solo di ricchezza, anche a livello dei singoli paesi, tra le oligarchie economico/politiche e la grande massa dei produttori/consumatori per non parlare dei diseredati; dall’altra, uno iato incolmabile tra i luoghi, la concreta produzione, il lavoro, e i centri di comando e decisione, impalpabili e irraggiungibili, ignoti.

Così il capitale e la politica vanno a braccetto, e gli uomini concreti, che lavorano e si sacrificano, non fanno storia. Ci si dimentica spesso e volentieri che la concorrenza nel libero scambio globale riduce il prezzo di tutte le merci al minimo dei costi di produzione (tendenzialmente, lasciando molto margine ai profitti da speculazione nel breve periodo).

Così capita anche al salario – o comunque lo si voglia chiamare - che è il prezzo del lavoro ridotto a merce (da oltre due secoli), anche se periodicamente e in luoghi diversi, in circostanze storiche e sociali migliori può aumentare, per ridursi nelle fasi di stagnazione economica e industriale.
«Se questo salario ha cominciato col far lavorare l’uomo per vivere, finisce per far vivere all’uomo una vita da macchina. La sua esistenza non ha altro valore che quello di semplice forza produttiva, e il capitale la tratta di conseguenza» (K. Marx).

Con tutti i distinguo e le complessità dei rapporti sociali contemporanei, con tutte le nostre cautele e distinguo, non si è più in grado di vedere e aggiornare questa semplice concretezza.
Eppure, ben 79 anni fa J.M. Keynes sosteneva che: «…con un po’ più di esperienza noi ci serviremo del nuovo generoso dono della natura in modo completamente diverso da quello dei ricchi di oggi e tracceremo per noi un piano di vita completamente diverso che non ha nulla a che fare con il loro. […] dovremo adoperarci a far parti accurate di questo “pane” affinché il poco lavoro [necessario, ndr] che ancora rimane sia distribuito fra quanta più gente possibile.

Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada il problema [del modo di vita dei ricchi per il denaro, ndr] per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono più che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi».

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