[22/06/2009] Consumo

Sostenibilità dei consumi se c´è sostenibilità nella filiera produzione-distribuzione

FIRENZE. L’Agenzia regionale per l’ambiente della Toscana coordina il Gruppo di lavoro nazionale “Consumo sostenibile” e sul tema ha organizzato una serie di incontri durante l’ultima edizione di “Terra Futura”. Nel corso del seminario “Consumo sostenibile? Parliamone”, sono stati illustrate le indicazioni della Commissione Europea, analizzato quanto sta facendo il Ministero dell’Ambiente e presentate da Arpat le attività e gli obiettivi del gruppo di lavoro nazionale sul consumo sostenibile. A nostro avviso, al di la degli aspetti qualitativi, si può parlare di consumo sostenibile nei suoi paradigmi economici, ambientali e sociali solo se è sostenibile la filiera produttiva delle “merci”, con riduzione dei consumi di materia e di energia e quella della distribuzione basata sull’affermazione delle filiere corte e della mobilità a basso impatto ambientale.

Ciò vuol dire che è necessaria una “rivoluzione” del mercato e un’inversione di rotta rispetto al modello di sviluppo fino ad oggi dominante che secondo alcuni intervenuti alla tavola rotonda (coordinata dall’editore di greenreport, Valerio Caramassi) si può determinare con una spinta dal basso: «L’attuale momento di crisi rappresenta un’opportunità di cambiamento di questo modello economico basato fondamentalmente sul consumo - ha dichiarato l’economista Loretta Napoleoni - il cambiamento del modello arriverà “dal basso”, considerate la difficoltà della politica nel produrre cambiamenti. Esiste infatti - ha continuato Napoleoni - un movimento internazionale, diffuso, di consapevolezza, che esprime la necessità di “codici di comportamento”, di “linee guida”, che il ruolo politico ha difficoltà a mettere a disposizione».

Sostanzialmente sulla stessa linea di pensiero anche il saggista Guido Viale che ha indicato l’evidenza della crisi dell’attuale modello economico: «è necessario mettere in rete i saperi, le intelligenze, che si stanno manifestando numerose, per uscire da questo modello. Tra gli elementi che stanno emergendo con forza nell’ultimo periodo- ha continuato Viale- vi sono quelli della “sovranità del consumatore” e dell’aggregazione della domanda che dovrebbe estendersi anche oltre il settore agroalimentare, e che potrebbe funzionare da motore per la riconversione del sistema produttivo». L’evidenza del risvolto sociale è stata rimarcata da Ezio Manzini (Politecnico di Milano) che ha segnalato come « le buone pratiche di consumo sostenibile (orti urbani, mercati contadini, gruppi di acquisto solidali, banche del tempo, ecc.) si stanno diffondendo in molte parti del mondo, dando luogo a “comunità creative”, a “organizzazioni collaborative”, cioè ad “innovazioni sociali” orientate alla sostenibilità, che indicano nuovi modi di vivere e di produrre, più sostenibili». Nonostante ci siano ormai moltissimi esempi positivi in tal senso anche in Italia, la strada non è ancora del tutto segnata: le resistenze, soprattutto di carattere culturale in una società che ha al centro l’individuo più che la collettività, sono ancora forti. Inoltre come ha sottolineato Davide Biolghini (Tavolo Res - Rete economia solidale - Italia) «la domanda qualificata (in senso ambientale e sociale) di prodotti e servizi, in forte aumento, non riesce a trovare un’offerta locale adeguata, innescando quindi la risposta da parte dei “sistemi convenzionali” come ad esempio l’offerta di prodotti biologici provenienti da altri paesi da parte della grande distribuzione organizzata».

In questi casi, se consideriamo valido il nostro assunto iniziale, nonostante l’innesco locale di buone pratiche, non si può parlare completamente di sostenibilità. Secondo Wolfgang Sachs (Wuppertal Institut) (Nella foto) che ha proposto, in qualità di presidente del Comitato consultivo di Terra Futura, di riportare il tema anche nelle prossime edizioni, i consumi collettivi, istituzionali, oltre a quelli individuali, rappresentano un’opportunità da esplorare, ed ha concluso: «siamo in una fase di “moralizzazione del mercato”, dove al valore economico vengono associati i valori della solidarietà e dell’ecologia, lasciando forse intravedere il tramonto del capitalismo, per come lo abbiamo conosciuto».

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