[22/06/2009] Comunicati

A lezione di sostenibilità nelle business school

LIVORNO. L’importanza di educare al rispetto dell’ambiente è divenuto un refrain noto un po’ in tutti i settori: educare sin dall’infanzia ad un approccio diverso al nostro rapporto con la natura è – si dice - un investimento essenziale per il futuro, perché saranno le generazioni future a prendere in mano le sorti del pianeta.
Diverso è invece quando la sostenibilità e la gestione dell’ambiente diventano temi su cui si costruiscono master per l’alta formazione nelle Business school. Laddove vanno a cercare le grandi aziende quando cercano un top manager e dove si iscrivono i laureati che vogliono fare carriera.

In questo caso il managment attuale può essere quello che - se formato con un approccio che tiene in sé il concetto di economia ecologica - può fare la differenza. E avviare già da ora un percorso che tenda ad invertire il modello che ha voluto e vorrebbe continuare a mantenere l’economia ad un livello superiore rispetto all’ecologia. Senza aspettare che i fanciulli avviati all’educazione ambientale diventino adulti.

Anche per le business school la crisi ha fatto sentire il suo gelido alito, ma forse proprio per questo si stanno convertendo all’ambiente e vi stanno investendo, strano a dirsi, anche in Italia.
Forse perché ci si è accorti che passata la crisi economica quella ambientale e climatica invece saranno ancora presenti, se non peggiorate, vista anche la quasi totale tendenza a non leggere assieme i fenomeni.

Le principali scuole di alta formazione quindi aprono i master in questo settore o li hanno già concepiti e li stanno realizzando da anni. Come in Francia, dove il direttore di Hec al terzo posto nella classifica tra le 11 business school più gradite alle imprese, spiega che nel secondo livello delle strategie della scuola (il primo è quello di trovare fondi per la sopravvivenza) c’è da individuare gli aspetti che rendono diversa la scuola dalla altre e nel loro caso i temi distintivi sono tre: uno di questi è la sostenibilità. E proprio su questa è già da qualche anno che la scuola ha avviato un master che - dice il direttore di Hec, Bernard Ramanantsoain - «sta acquisendo crescente rilevanza».

Secondo il “QS global 200 business school 2009: the employers choice”, realizzato da QS Quacquarelli Symonds, sono settanta le scuole europee a meritarsi di entrare nella classifica delle top 100 al mondo. Tra le migliori 33, undici sono europee e tra queste compare (anche se ultima) anche la Sda della Bocconi.
Cercando tra i programmi dei master in corso e quelli di prossima realizzazione, si trova anche nella scuola di formazione milanese un master specifico per ambiente energia e sostenibilità.

Così come la scuola del sole24 ore ne farà partire uno a novembre «per formare giovani con un´elevata specializzazione nel settore dell´energia e dell´ambiente, settori altamente innovativi ed in rapida crescita» si legge nella illustrazione del programma.
Il concetto sembra essere acquisito, almeno da parte di chi come Renato J. Orsato, ricercatore senior presso il Social innovation center di Insead (l’altra scuola francese tra le 11 più gradite) il percorso lo ha già fatto.

«Sono convinto che tutti coloro che si occupano di business, a qualunque livello e in qualunque contesto, debbano al più presto acquisire i principi cardine della sostenibilità. Del resto, per essere sostenibili nel lungo periodo non si può tenere separati il marketing dalla produzione o la comunicazione dalle risorse umane: dalla ideazione del prodotto fino al consumo e allo smaltimento tutte le aree dell’organizzazione sono coinvolte. Lo stesso deve avvenire nelle business school».

Non ci resta allora, che sperare nei manager che da queste scuole usciranno.

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