[23/06/2009] Energia

Cattura e stoccaggio di Co2: l´Enel prosegue sulla costosa strada delle sperimentazioni

LIVORNO. L’Enel continua a lavorare sull’obiettivo di ottenere un sistema di cattura e stoccaggio della Co2, così da poter portare avanti la sua politica di utilizzo del carbone per produrre energia elettrica e ieri ha anche siglato un protocollo d’intesa con la francese Ifp (L’Institut français du pétrole) per la sperimentazione di un sistema di “Carbon capture and storage” che hanno sviluppato i colleghi d’oltralpe, in una unità pilota che sarà costruita da Enel nella centrale Federico II di Brindisi.

La tecnologia sviluppata dall’Ifp sarebbe in grado di “rigenerare” le emissioni di anidride carbonica attraverso l’uso di solventi chimici. Una procedura che fa temere il peggio, anche se i risultati che sono stati ottenuti dall’unità pilota nell’ambito del progetto europeo Castor (Esbjerg- Danimarca) ne avrebbero dimostrato la fattibilità, l’affidabilità e l’efficacia. Secondo quanto sostenuto da Ifp, sarebbero anche riusciti ad ottimizzare l’intero processo garantendo una riduzione dei costi operativi attraverso un risparmio nell’utilizzo dell’energia necessaria per realizzare i solventi chimici. Enel si è impegnata a realizzare l’impianto pilota di Brindisi entro i primi mesi del 2010, che sarà in grado di trattare, con l’utilizzo dei solventi secondo la tecnologia francese, 2,25 tonnellate l’ora di C02 e i due partner procederanno assieme per monitorare e analizzare i risultati dei test di controllo.

L’Enel ha anche deciso di sperimentare la costruzione di un deposito su vasta scala, in grado di trattare il 50 % delle emissioni di anidride carboniche che arriveranno dalle nuove unità da 660 MW della centrale di Porto Tolle e che corrispondono a 1,5 milioni di tonnellate/anno di Co2. In futuro, secondo quanto prevede il memorandum, Enel e Ifp potrebbero decidere di prendere in considerazione la sperimentazione sul campo di un’altra tecnologia di cattura e stoccaggio di Co2, anche questa sviluppata da Ifp.

Il settore è dunque in gran fermento, come dimostra il fatto che sono già molti gli istituti di ricerca al lavoro per sviluppare tecnologie di “Carbon caputre and storage”, ancora estremamente costose, ma che secondo uno studio McKinsey, potrebbe diventare economicamente valide nel 2030.

Alstom per esempio ha appena firmato un accordo con il gruppo norvegese StatoilHydro per un esperimento su una centrale elettrica a gas a Mongstad, in Norvegia e anche Toshiba sta investendo massicciamente in questo settore, che è uno degli elementi su cui anche l’Unione europea ha deciso d’investire, anziché destinare più risorse allo sviluppo di energie rinnovabili.

Torna all'archivio