[23/06/2009] Energia

I trucchi di Medvedev sui gas serra

LIVORNO. Il Wwf Russia svela il trucco del presidente Dmitri Medvedev: il taglio del 30% delle emissioni di gas serra entro il 2020 che ha annunciato, con un Piano di riduzioni del 10 – 15% rispetto al 1990, quando la Russia faceva parte dell’Unione Sovietica, in realtà porterebbe ad emissioni superiori a quelle di oggi. Gli ambientalisti si sentono presi in giro e probabilmente la cosa non sarà molto gradita ai Paesi in via di sviluppo che sono già infastiditi dall’atteggiamento dilatorio tenuto da Mosca ai Climate change talks di Bonn. Per Alexey Kokorin, portavoce del Wwf Russia la proposta di Medvedev «Non è abbastanza, è molto bassa» e per gli ambientalisti si tratta di un vero e proprio sabotaggio ai negoziati per il post-Kyoto.

La Russia è stata l’ultimo Paese industrializzato a proporre il taglio di emissioni a medio termine ed è evidente che sta tentando di fare la furba, appoggiandosi alle mediocri proposte giapponesi. «Sulla base della situazione attuale – ha detto Medvedev alla televisione di Stato – entro il 2020 si potrebbero ridurre le emissioni di circa il 10 -15%»

E il consulente economico del Cremlino, Arkady Dvorkovich, ha spiegato all’agenzia Interfax che la riduzione sarebbe rispetto ai livelli del 1990, prima del crollo dell’Urss. «La Russia deve trovare "il giusto equilibrio" tra cambiamenti climatici e la sua necessità di raggiungere gli obiettivi di crescita economica». Ma a parte che l’industria pesante sovietica allora stava già collassando, le emissioni di carbonio russe sono tornate a salire con la sua rinascita industriale-energetica e il Paese più grande del mondo è ancora il terzo inquinatore del mondo, dietro Cina ed Usa.

L´obiettivo stabilito il 19 giugno da Medvedev prevede tagli per di 30 miliardi di tonnellate di gas serra dal 1990 al 2020. Questo produrrà in realtà circa 3 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra nel 2020 molte di più dei 2,2 miliardi di tonnellate del 2007. «L’annuncio della Russia è molto deludente. Oggi possiamo dire ufficialmente che la Russia è l´anello più debole dei negoziati sul cambiamento climatico - ha detto Kim Carstensen, leader della Global Climate Initiative del Wwf- Le emissioni di gas serra sono state in costante calo a partire dai primi anni ´90, raggiungendo il minimo nel 1998 (meno 60% d sul livello del 1990). Dal 1999 al 2008, le emissioni sono cresciute di circa l´1% l´anno (nel 2007, erano già il 66% del livello del 1990) con una crescita economica del 6-7% l´anno. Entro il 2020 saranno l’85 - 90% del livello del 1990, questo comporterà un aumento annuo delle emissioni da 2,0 -2,5%, che è una significativa accelerazione della crescita delle emissioni. Questo significa che quel che la Russia ha annunciato entro il 2020 non ha nulla a che fare col cambiamento climatico. Questo è peggio di qualsiasi altra cosa. Il 19 giugno, il presidente Dmitry Medvedev ha annunciato una riduzione del 10-15% le attuali emissioni entro il 2020. In termini reali, ciò significa che le emissioni del paese effettivamente aumentare del 2,0 - 2,5 per cento rispetto al livello del 1990».

Ma Medvedev fa la faccia cattiva e lancia un avvertimento ad amici e nemici: «Non taglieremo le nostre potenzialità di sviluppo».Il Protocollo di Kyoto prevede teoricamente che la Russia debba riportare le sue emissioni al livello del 1990 nel periodo 2008 – 2012, Medvedev fa finta di scordarsene ed assicura che la Russia avrà un approccio responsabile per le emissioni di CO2, ma solo se gli altri faranno altrettanto: «Ci aspettiamo che i nostri partner facciano passi simili. Questo è il motivo per cui ho detto molte volte che il problema del cambiamento climatico deve essere affrontata da tutti o per niente».

Mentre il Wwf denuncia la frode dei conti truccati il coro degli esperti energetici russi è unanime: si tratta di un primo passo verso un accordo a Copenhagen ed anche Nina Korobova, a capo del Russian operations of Global Carbon, a clean energy project spera: «E´un buon primo passo ... ma mi aspetto che altri Paesi richiedano maggiori riduzioni alla Russia e che la Russia promuoverà ulteriori negoziati. Credo che la Russia possa facilmente passare al 20% (dal 2020)... anche nelle situazioni più pessimistiche».

Medvevdev si muove nel solco tracciato da Vladimir Putin, che da presidente della Russia aderì al Protocollo di Kyoto solo all’ultimo ma non volle prendere obblighi reali sui tagli di emissioni per non compromettere il livello di vita dell’allora rampante classe media russa e per sviluppare l’industria senza troppi lacci ambientali. Oggi la crisi che sta colpendo duramente l’oligarchia economica putiniana produce proposte di tagli che sembrano un gioco da illusionista.

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