[24/06/2009] Comunicati

Il Major economy forum (ri)chiude con il ´Green fund´. Grenpeace: «siete poco seri e ermetici»

LIVORNO. Il summit del Major economy forum (Mef) che si è chiuso ieri a Cuernavaca, in Messico, è l’ultimo prima del G8 dell’Aquila, ma chi si aspettava un passo avanti per i negoziati sul cambiamento climatico è rimasto deluso.

L’unico “brivido” sembra essere venuto dal presidente messicano Felipe Calderon che ha riproposto il “Green fund” da 10 miliardi di dollari come il modo più efficace per combattere il cambiamento climatico con i carbon credits.

«Gli attuali crediti di carbonio non dovrebbero scomparire – ha detto Calderon - ma non sono un meccanismo efficiente». Per Calderon l’attuale carbon market mette in relazione un’industria che vuole inquinare con un’altra, mentre la sua proposta tende a finanziare progetti che compensano o riducono le emissioni di gas serra. Il Green found dovrebbe essere gestito dalla Banca mondiale o da un altro organismo multilaterale e finanziato da tutti gli Stati, puntando così sui finanziamenti pubblici per i Paesi in via di sviluppo più vulnerabili e realizzando così un’iniziativa allo stesso tempo alternativa e parallela al carbon credit market gestito dalle imprese private.

«Avrà un quadro multilaterale di maggiore partecipazione, che si tradurrà in una più equa ed efficiente distribuzione dei fondi» ha assicurato Calderon, per il quale bisogna «non cercare, come è stato tradizionalmente, che i fondi per la lotta contro il cambiamento climatico provengano dagli stessi vecchi donatori come un atto di carità o un “handout” per i Paesi in via di sviluppo. E´ giunto il momento di passare dalle accuse reciproche ad un regime di responsabilità condivisa». Questo, tradotto in soldoni, significa che i Paesi ricchi dovrebbero dare comunque il maggior contributo al Green fund, ma i paesi ricchi dovrebbero dare di più.

Per il resto dal Mef Messicano è emerso poco o nulla. Secondo Greenpeace il summit si è concluso «Sin gloria y con pena. Senza nessun accordo rilevante, segnato da una totale mancanza di trasparenza e dall’ermetismo» e non nasconde la sua delusione «per la mancanza di serietà con la quale i Paesi più ricchi e che contribuiscono di più al cambiamento climatico globale affrontano il tema del cambiamento o climatico».

Eppure il Mef aveva come obiettivo quello di discutere dei negoziati sul clima in corso anche in preparazione del G8 di luglio in Italia e della Conferenza internazionale di Copenhagen a dicembre.

Secondo Gustavo Ampugnani, di Greenpeace international «La riunione del Mef in Messico si può riassumere come un altro turno di discussioni senza nessuno tipo di accordo efficace da parte delle nazioni partecipanti rispetto alla necessità di adottare azioni immediate e definitive per affrontare il cambiamento climatico. Sfortunatamente, data la segretezza della riunione del Mef, nn sappiamo con certezza quale siano gli accordi tra i Paesi partecipanti. Ora viene il turno del G8, che si riunirà tra due settimane in Italia. L’unico modo in cui questi Paesi possono comntribuire a costruire la fiducia ed a giudare la lotta contro il cambiamento climatico é attraverso un accordo per diminuire le loro emissuioni di CO2 in modo aggressivo e di finanziare le azioni di mitigazione contro la deforestazone e di adattamento nei Paesi in via di sviluppo».

Per Daniel Kessler, di Greenpeace Usa «Questo Mef fa parte della stessa partita di giro del parlare senza agire. Mentre gli scienziati continuano a suonare un campanello d´allarme, i politici continuano a trovare delle scuse. L’amministrazione del presidente Obama ha 5 mesi per rinnovare il suo impegno e seguire le indicazioni della scienza per bloccare il cambiamento climatico. Ma il mio Paese deve dimostrare una maggiore leadership e speriamo che Obama rispetti le promesse fatte in campagna elettorale di fermare il cambiamento climatico».

In quanto al Green fund di Calderon Greenpeace Mexico dice che «Se non è obbligatorio non serve» Per gli ambientalisti «La principale debolezza di questa proposta è che il fondo finanziario per il cambiamento climatico deve essere uno strumento finanziario ed economico di carattere obbligatorio, che esprima la corresponsabilità di tutti i Paesi, sviluppati e non sviluppati. Inoltre, non si tratta di meccanismi che assicurano che i Paesi forniscano la quantità di denaro richiesta per affrontare i cambiamenti climatici».

Secondo Greenpeace per le azioni di mitigazione, adattamento e lotta alla deforestazione e trasferimento di tecnologie pulite sarebbero necessari almeno 140 miliardi di dollari all’anno fino al 2020. Inoltre Greenpeace chiede di istituire immediatamente un meccanismo di finanziamento per porre fine alla deforestazione e le emissioni in tutti i Paesi in via di sviluppo entro il 2020, per raggiungere entro il 2015 la deforestazione zero nelle principali aree delle foreste tropicali del pianeta: Amazzonia, bacino del Congo e foreste del Paradiso in Indonesia e Papua Nuova Guinea.

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