[24/06/2009] Comunicati

Il Pd verso la svolta ecologista?

LIVORNO. Il momento è catartico, come diceva il comico Flavio Origlio qualche anno fa. Poco da ridere in realtà guardando alla politica italiana, ma pur bisogna andar per trovare la nostra primavera. E qui la primavera della sinistra appare assai lontana, mentre la crisi ecologica non ha più stagioni. Le ultime tornate elettorali hanno messo in evidenza molte cose, le più evidenti delle quali dicono che la “sinistra a sinistra del Pd” non è più rappresentata né nel parlamento italiano, né in quello europeo.

Serve dunque un po’ di pragmatismo in attesa «di organizzare il percorso e fissare i punti dell’agenda da costruire» come dice Giulietto Chiesa oggi sul Manifesto. Ma forse prima dei punti sarebbe da capire anche qual è l’obiettivo, segnalando che la Sinistra arcobaleno nel suo programma la sostenibilità l´aveva pure messa per poi però abbandonarla all´indomani delle tornate elettorali. Da qui secondo noi deve ripartire, e non dall´identità se vuole riavere una funzione. Punti e obiettivi, parafrasando Chiesa, che sembrerebbe delinearsi invece nella proposta del “Pd che vogliamo” degli Ecodem, scritta in un manifesto che ha già raccolto diverse adesioni.

«L’Italia ha bisogno di una politica più degna (…) – si legge nel manifesto - Ne ha bisogno subito, per fare fronte ai costi sociali della crisi economica mondiale e preparare la ripresa puntando sull’economia della conoscenza, dell’ambiente, del lavoro di qualità, delle eccellenze territoriali. Ne ha bisogno per il suo futuro, per liberare e valorizzare le sue grandi potenzialità e per superare le arretratezze, gli immobilismi, le ingiustizie, i privilegi che hanno minato in profondità la fiducia dei cittadini in un futuro di miglioramento personale e di progresso sociale: siamo una grande nazione, ma non ci sentiamo quasi più una comunità, mentre crescono individualismi, egoismi, localismi».

«Vogliamo un partito più coraggioso e più netto nei suoi sì e nei suoi no – dicono gli estensori della proposta più avanti - Sì alla green economy come risposta alla crisi economica e a quella climatica e come motore di sviluppo, occupazione, progresso tecnologico. No al nucleare del passato, pericoloso e costosissimo, e a chi ragionando con la mentalità di mezzo secolo fa continua a considerare l’ambiente un ostacolo per l’economia. Sì a un welfare rinnovato che metta al centro la persona, la dignità e la sicurezza del lavoro, le pari opportunità per i giovani e per le donne, la lotta alle povertà. No ai monopoli e alle corporazioni che paralizzano la società e non valorizzano il merito».

E ancora: «Sì a una rivoluzione fiscale che alleggerisca il prelievo su lavoro e imprese, che scoraggi lo spreco di materie prime e le produzioni più inquinanti. No a chi vorrebbe rinunciare alla leva fiscale come fattore di redistribuzione della ricchezza e di promozione dei beni pubblici».

Come quotidiano per un’economia ecologica non possiamo tacere sul fatto che se questa fosse la linea dell’attuale partito di opposizione e magari in futuro di governo, ebbene andrebbe salutata come una positiva svolta rispetto a quando questo stesso partito è nato. Perché se è vero che pure Veltroni aveva più volte insistito sulla green economy, e aveva posto l’ambiente come priorità nel suo intervento al Lingotto, è sempre apparso come una parte del programma e non l’asse sul quale questo doveva ruotare. Franceschini poi ha aggiunto niente da questo punto di vista.

Ora invece gli Ecodem, di cui Ermete Realacci è uno dei padri ispiratori e potrebbe essere anche il candidato a sorpresa per la segreteria perché forse più di altri potrebbe svolgere il ruolo di apripista avendo già ricoperto il ruolo di ministro ombra per l’ambiente, sembrano alzare l’asticella e puntare direttamente sulla sostenibilità ambientale e sociale.

E non rinunciano a fare una critica al partito su questa posizione di eccessiva retroguardia «Noi siamo timidi sull’ambiente, davvero troppo timidi, e rischiamo – per ulteriore paradosso – di dare il tempo ai nostri competitori di appropriarsi anche di questo tema come già stanno facendo le destre in Europa da Merkel, a Sarkozy, a Cameron» scrivono oggi su Europa Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, ispiratori del manifesto ed esortano all’azione anziché alle chiacchiere: «Sarà bene che anziché parlarci addosso, anziché dividerci in vista del congresso tra alleanze e tra candidature che si basano prevalentemente su logiche e dinamiche antiche e autoreferenziali, c´impegniamo d´ora in avanti per definirla una buona volta, questa nostra identità positiva».

Vedremo, se questa identità positiva costruita su temi a noi cari, riuscirà ad emergere, ma intanto lo prendiamo come un segnale che potrebbe portare a rinnovare e mutare sia la politica sia la società italiana dove la primavera, come cantava Battiato, al momento ‘tarda ad arrivare…’.

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