[26/06/2009] Urbanistica

Gli episodi non integrati né integrabili che chiudono il quartiere fiorentino di Novoli

FIRENZE. Alcune brevi considerazioni a margine delle polemiche sorte sul nuovo Quartiere di San Donato a Novoli. Intanto, non entro volutamente nel dibattito estetico sui vari episodi architettonici e urbani del nuovo insediamento (il borgo residenziale, di Léon Krier; il Polo Universitario delle Scienze Sociali, di Adolfo Natalini; il Palazzo di Giustizia, del compianto Leonardo Ricci; la nuova sede della Banca CRF, di Giorgio Grassi; il contestatissimo multiplex di Aimaro Isola ed infine il parco centrale di 12 ettari di Gabetti & Isola).

Non entro nella valutazione estetica di questi oggetti architettonici, primo perché la materia è opinabile e secondo perché il giudizio canonico su di un’opera si stratifica solo nel tempo lungo della storia.

Ricordo a tutti le feroci polemiche innescate dal prof. Ojetti negli anni Trenta, a proposito della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella progettata dal Gruppo Toscano (Michelucci coordinatore), oggi osannata unanimemente come pietra miliare dell’Architettura Moderna fiorentina.

Entro invece nel dibattito politico che, a margine di questa polemica, è sorto in città. E vi entro da militante ambientalista, a scanso di equivoci. Ponendo due semplici domande. Quali erano le aspettative che la città aveva riposto nel nuovo Quartiere San Donato? Quali erano i bisogni cui si tentava di rispondere con questa mastodontica opera di riqualificazione urbana?

Non credo di andare lontano dal vero, quando affermo che Novoli aveva (come continua ad avere) un profondo bisogno di aprirsi al resto della città. Di diradarsi. Di respirare finalmente, con spazi aperti. Possibilmente verdi e ben progettati.
Il risultato complessivo del piano, che è oggi sotto i nostri occhi, ci racconta impietosamente di tre isolati concepiti e vissuti rigidamente come episodi non integrati né integrabili.

Il parco (che inizialmente Halprin aveva concepito come il vero cuore della riqualificazione di Novoli) si è ridotto a luogo interstiziale tra Palazzo di Giustizia e Quartiere Universitario. L’enorme multiplex cinematografico, potentissimo attrattore di traffico veicolare, sta facendo e farà il resto. Lo scheletro dell’edificio di Isola, al di là delle opinabili qualità estetiche che potrebbe anche possedere, rappresenta un vero e proprio memento per la città, di come non si dovrebbe programmare la funzione del loisir, quanto meno qui e ora, a Firenze.
Flora, Adriano, Manzoni. Sono i nomi degli esercizi cinematografici storici del quartiere, che sarebbero inevitabilmente uccisi dal nuovo “ospite”…

Insomma, credo che il dibattito su San Donato si arricchirebbe di molto se riuscissimo per una volta a pensare alla città come ad un grande ecosistema. Che necessita inderogabilmente di spazi vitali, di aperture, di equilibrio e integrazione nelle sue funzioni. A San Donato, Novoli, Firenze. Come in ogni altro luogo del mondo.

* Fausto Ferruzza è architetto e direttore di Legambiente Toscana

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