[29/06/2009] Comunicati

Honduras, i militari spezzano l’ennesimo sogno di sinistra

LIVORNO. Da qualsiasi parte lo si guardi, il golpe militare in Honduras, il primo dell’era Obama in America latina, è pericolosamente paradossale: la Corte Costituzionale fa defenestrare ed esiliare in Costa Rica un presidente eletto dal popolo, Manuel Zelaya, dai militari che in Honduras hanno una notevole tradizione golpista e che hanno sempre appoggiato i governi dittatoriali e dando il via libera a squadroni della morte che hanno commesso abusi, torture, omicidi e fatto sparire nel nulla gli oppositori di sinistra; i militari assaltano le ambasciate dei Paesi dell’Alianza Bolivariana para las América (Alba) e catturano gli ambasciatori di Venezuela, Cuba e Nicaragua; il potere viene subito consegnato al presidente del Congeso Roberto Michelitti, cioè a chi aveva sollecitato il golpe; il capo del governo Patricia Rodas è messa su un aereo ed esiliata in Messico; i giornali e le tv vicini alla sinistra vengono chiusi e restano solo i mezzi di comunicazione controllati dall’opposizione di destra che negano perfino l’evidenza, cioè le proteste, per la prima volta nella storia del Paese, della gente di Tegucigalpa contro i militari golpisti.

Il giornale honduregno El Tiempo assicura che tutto è sotto controllo e calmo, ma i media centroamericani parlano di assembramenti di sostenitori di Zelaya anche davanti al palazzo presidenziale con la gente che sfida apertamente i carri armati e gli elicotteri che sorvolano Tegucigalpa.

Ieri milioni di honduregni si stavano preparando a partecipare al referendum consultivo per la convocazione di un’assemblea costituente per riformare la Costituzione e che avrebbe permesso al populista di sinistra Zelaya, eletto nel 2005 nelle liste della la plataforma del Partido Liberal de Honduras, di ricandidarsi alla presidenza. Di fatto più un sondaggio di opinione (ma con la quasi certezza di raccogliere un’ampia maggioranza) che non piaceva affatto alla Corte Suprema de Honduras che l’ha dichirato illegale su richiesta del Congreso ancora dominato dalla destra del Partido Nacional de Honduras (Pnh).

La miccia scatenante sembrano essere state le grandi manifestazioni di massa in favore di Zelaya, che gli honduregni chiamano familiarmente Mel. Il 24 giugno il presidente ha ordinato al capo delle forze armate, il generale Romeo Vásquez, che i militari iniziassero a distribuire il materiale elettorale in tutto il Paese per tenere il referendum, ma Vásquez si è rifiutato, appoggiato dalla Corte Suprema, il problema è che, come negli Usa, il Presidente della Repubblica è anche il comandante in capo delle forze armate e quindi ha ordinatio l’immediata destituzione del generale, provocando anche le dimissioni del ministro della difesa, il generale Edmundo Orellana.

La Corte Suprema de Honduras ha rimesso al suo posto Vásquez, dichiarando la sua destituzione incostituzionale. Era chiaro che la Corte aveva data il via ad un golpe costituzionale e migliaia di honduregni sono scesi in piazza a Tegucigalpa, la capitale del Paese, in appoggio a Zelaya. Poi il presidente, un caudillo stile Chavez, ha marciato insieme a centinaia di suoi sostenitori su una base aerea militare e si è impossessato del materiale elettorale confiscato e, in una conferenza stampa nazionale con nuovi partiti di sinistra e movimenti sociali ha invocato la pace e l’unità del Paese. Non è stato ascoltato dai militari che domenica hanno assaltato il palazzo presidenziale.

Ma cosa aveva fatto Zelaya per scatenare questa reazione così dura ed arrogante, che rischia di isolare l’Honduras anche dagli Usa, visto che Obama - che per smentire ogni coinvolgimento in quello che in America centrale è già stato ribattezzato “Il primero golpe de Estado di Obama” - ha già detto che non riconosce i golpisti?

Zelaya ha formato il suo governo nel 2006, entrando subito in conflitto con l’oligarchia che controlla e opprime da sempre l’Honduras, costretto sempre a barcamenarsi in un precario equilibrio con il potere economico e politico sempre più ostile.

Con il governo di Zelaya l’Honduras aveva interrotto una serie infinita di dittature militar-fasciste e di regimi autoritari di destra spesso installatisi con l’aiuto e l’intervento armato Usa per eliminare la “minaccia comunista” in Centroamerica. Va detto che Mel ha fatto ben poco per cercare compromessi ed ha fatto tutto quel che poteva far arrabbiare l’oligarchia honduregna che fino ad allora si considerava intoccabile: lotta all’estesa evasione fiscale delle grandi imprese, eliminazione del monopolio di importazione dei combustibili che fornivano un’entrata sicura alle famiglie più ricche del Paese, eliminazione del commercio privato di armi e medicinali di importazione che dissanguava lo Stato a favore dei privati, cancellazione dei contributi statali ai partiti politici ed ai grandi media da loro controllati, ma soprattutto l’allineamento del Paese agli altri governi di sinistra latinoamericani.

Zelaya ha aperto il governo ai ceti popolari, attraverso quella che chiama “auditoria social” che ha costretto gli inaccessibili alti funzionari dello Stato a confrontarsi con i più poveri. Inoltre Mel ha deciso l’aumento del salario minimo da adeguare alla costante svalutazione.

Tutte cose che hanno prodotti scontri continui con i deputati del Congreso Nacional che hanno chiesto di rifinanziare i partiti, ricevendo un diniego unanime del governo fortemente appoggiato dalla gente. Anche l’elezione della nuova Corte suprema de justicia e del Fiscal General hanno segnato un’altra rottura con la leadership della destra e i partiti tradizionali. Nel 2009 Mel ha cercato, sembra con successo visto il golpe, di reagire all’ostilità dei partiti con un’ampia alleanza popolare che ha finito per scontrarsi apertamente con i gruppi che controllano il potere economico in Honduras ed i grandi media che non hanno mai cessato di attaccare il governo fin dal primo giorno.

Per evitare quello che probabilmente sarebbe stato un plebiscito dei poveri per Mel, i militari sono intervenuti a spezzare l’ennesimo sogno della sinistra centroamericana, resuscitando i fantasmi della guerra fredda che in Honduras è stata molto calda per tutti gli oppositori che hanno creduto per un breve periodo di essersi liberati del loro funesto passato che ritorna, anche se al posto di Reagan e Bush c’è Obama.

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