[29/06/2009] Aria

Commercio e cambiamento climatico secondo Wto ed Unep

LIVORNO. L’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e il Programma Onu per l’ambiente hanno presentato un rapporto congiunto, "Trade and climate change", che mette in evidenza i legami tra il commercio e i cambiamenti climatici.
Il rapporto inizia con l’analisi dello stato delle conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico per oggi e per il futuro, sui suoi effetti e sulle opzioni a disposizione per far fronte alle sue minacce attraverso misure di adattamento e sottolinea che «le prove scientifiche del cambiamento climatico sono convincenti» e che «molto probabilmente» le attività antropiche ne sono la causa principale.

«Però, la cosa più inquietante – dice il rapporto – è che le emissioni mondiali di gas serra aumentano ancora e che questo aumento dovrebbe proseguire nei prossimi decenni se non si apportano dei profondi cambiamenti alla legislazione, alle politiche e alle pratiche attuali».

Secondo le stime, le emissioni aumenteranno tra il 25 e il 90% tra il 2000 e il 2030, con i Paesi in via di sviluppo che diventeranno sempre più inquinatori.
I cambiamenti climatici colpiranno così la maggior parte dei settori dell’economia mondiale ed avranno forti ripercussioni sul commercio.

«Un buon numero dei settori più colpiti, come l’agricoltura, la forestazione, la pesca e il turismo, sono dei settori vitali per i Paesi in via di sviluppo – spiegano Unep e Wto - E’ fortemente probabile che il cambiamento climatico modifichi il vantaggio comparativo di questi Paesi in questi settori, il che modifica anche la struttura del commercio internazionale. Inoltre, il cambiamento climatico dovrebbe avere un’incidenza sull’infrastruttura commerciale e sugli itinerari del trasporto».

Ma il commercio potrebbe anche servire ad avvicinare domanda ed offerta, permettendo ai Paesi dove il cambiamento climatico provoca carenze di alcune merci di procurarsi beni e servizi nei Paesi che ne dispongono ancora.

Il rapporto analizza gli aspetti economici della relazione tra commercio e cambiamenti climatici con due capitoli che forniscono un quadro dettagliato delle politiche commerciali e climatiche adottate a livello internazionale e nazionale. Gli economisti valutano così gli effetti del commercio sulle emissioni di gas serra e ne distinguono tre tipi: effetto di scala; effetto di composizione; effetto tecnico.

Quel che viene fuori è che l’apertura del commercio probabilmente comporterà un aumento delle emissioni di CO2 a causa dell’intensificazione delle attività economiche (effetto di scala), ma potrà anche facilitare l’adozione di tecnologie per ridurre l’intensità di carbonio dei prodotti e dei processi produttivi (effetto tecnico) e portare i Paesi a modificare le loro strutture produttive, privilegiando i settori a minore consumo energetico, tra quelli che possiedono un vantaggio comparativo(effetto di composizione). Quindi, con la diffusione di tecnologie di adattamento l’apertura commerciale può contribuire all’attenuazione del global warming.

Il rapporto sottolinea che il commercio internazionale comporta emissioni legate al traffico mercantile con il trasporto marittimo che già oggi fa la parte del leone e che quindi diventeranno sempre più importanti trasporti “low carbon”.

«Oggi i negoziati sul cambiamento climatico si scontrano con la difficoltà di concordare un’azione multilaterale dopo la conclusione del primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto – scrivono Wto ed Unep – Nel contesto del ciclo dei negoziati di Doha in corso al Wto, delle attività multilaterali potrebbero così apportare un contributo positivo agli sforzi di attenuazione, in particolare grazie ai primi negoziati multilaterali sul commercio e l’ambiente».

E il Wto afferma di voler rafforzare la sua collaborazione con l’Unfccc per «la riduzione o, secondo quel che sarà più appropriato, l’eliminazione degli ostacoli tariffari e non tariffari riguardanti i beni ed i servizi ambientali».

L’ultima parte del rapporto riguarda le politiche e le iniziative nazionali (regolamenti, norme, incentivi, permessi e sovvenzioni) adottate da diversi Paesi per ridurre le emissioni ed accrescere l’efficienza energetica ed espone le principali caratteristiche dei progetti e dell’applicazioni di queste politiche e chiarisce le loro ricadute potenziali su ambiente, sviluppo sostenibile e commercio Le diverse misure climatiche adottate vengono descritte in funzione dei loro principali obiettivi: internalizzazione dei costi ambientali delle emissioni di gas serra; regolamentazione dell’utilizzo di prodotti e tecnologie rispettose dell’ambiente; sviluppo e diffusione di questi prodotti.

«Queste distinzioni – spiega il rapporto – offrono un quadro utile per esaminare se le regole commerciali sono applicabili. Due tipi di meccanismi di prezzi sono stati utilizzati per ridurre le emissioni di gas serra: le tasse e i sistemi di livellamento e di scambio dei diritti di emissioni. Questi strumenti hanno l’obiettivo di internalizzare l’esterrnalità ambientale (vale a dire il cambiamento climatico) fissando il prezzo del carbonio contenuto nelle energie utilizzate o il prezzo delle emissioni di CO2 prodotte dalla produzione e/o il consumo dei beni».

Quel che preoccupa è il nuovo aspetto della “fuga del carbonio”, cioè il rischio che le industrie energivore si spostino nei Paesi privi di regolamentazione delle emissioni, tanto che alcuni Paesi stanno pensando di introdurre misure di salvaguardia ed incentivi che impediscano questa fuga all’interno del meccanismo dello scambio dei diritti di emissione.

Il quadro in cui ci si muove il rapporto resta l’accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio (Gatt) e quello sulle misure compensatory (Smc) e il Wto riconosce che un certo numero di restrizioni agli scambi può essere necessario per il raggiungimento di alcuni obiettivi generali. Ma le regole del Wto non tengono molto di conto delle prescrizioni ambientali che spesso entrano in contrasto con il Gatt. Quindi questo aspetto andrà rivisto.

Come andrà rivista ed armonizzata la parte che riguarda gli incentivi economici per le misure di attenuazione dei cambiamenti climatici, in particolare i finanziamenti pubblici alla ricerca ed allo sviluppo di prodotti tecnologici rispettosi del clima e per ampliare la loro commercializzazione e diffusione.

Il rapporto prende in considerazione tre tipi di incentivi: misure fiscali; misure di sostegno dei prezzi come le tariffe di acquisto dell’elettricità; misure di sostegno agli investimenti per ridurre il costo in capitale dell’installazione e dello sviluppo delle energie rinnovabili.

Torna all'archivio