[01/07/2009] Consumo

Troppi antibiotici prescritti, pochissimi risultati (positivi): lo dice uno studio Ue

LIVORNO. In Europa è eccessivo il ricorso agli antibiotici e spesso vengono usati in maniera del tutto inutile per la patologia che dovrebbero curare.
Lo rivela una ricerca finanziata dall´Unione europea che ha messo in evidenza, tra l’altro, enormi differenze nel modo in cui vengono prescritti gli antibiotici in Europa. In alcuni paesi soltanto il 20% dei pazienti che si reca dal medico per una tosse si vede prescrivere degli antibiotici, mentre in altri paesi questa percentuale sale quasi al 90%. I risultati dello studio hanno inoltre mostrato che assumere antibiotici non sembrava influire sul tempo di ricovero dei pazienti.

La ricerca condotta nell’ambito del progetto GRACE ("Genomics to combat resistance against antibiotics in community-acquired lower respiratory tract infections in Europe") e finanziata con un capitolo del Sesto programma quadro è stata realizzata da un gruppo di scienziati che chiede adesso la normalizzazione della prassi di prescrizione degli antibiotici in tutta l´Europa, come parte dell´impegno peri affrontare il problema della resistenza agli antibiotici.

«La minaccia dell’ antibiotico-resistenza è destinata a crescere, dal momento che i medici di base si trovano ad affrontare una crescente domanda di prescrizioni di antibiotici per gli attacchi di tosse causati dall´attuale pandemia dell´influenza H1N1- ha dichiarato il coordinatore del progetto Grace, Herman Goossens dell´università di Anversa in Belgio-Le nuove prove dovrebbero essere sfruttate per limitare la prescrizione di antibiotici».
La resistenza agli antibiotici rappresenta un grave problema per i sistemi sanitari a livello mondiale: nel 2006 il 39% dei batteri invasivi in Europa erano resistenti alla penicillina. La prescrizione superflua di antibiotici - soprattutto per i problemi respiratori come la tosse - viene spesso ritenuta responsabile dell´aumento della resistenza ai farmaci.

La resistenza agli antibiotici tra l’altro si sta rivelando un problema serio anche per la diffusione in natura: è di pochi giorni fa la notizia della resistenza sviluppata nel gabbiano con conseguenze non facilmente calcolabili sull’intero ecosistema.
Prescrivere antibiotici quando questi non sono necessari fa anche disperdere risorse, mette i pazienti a rischio di effetti collaterali e aumenta le probabilità che essi si rechino dal medico anche in futuro quando accuseranno gli stessi sintomi (anziché prendersi più cura di sé).

In questo studio i ricercatori hanno tracciato le esperienze di 3.402 pazienti europei, reclutati da 14 reti di ricerca sanitaria primaria , che si erano recati dal loro medico accusando tosse o una possibile infezione del tratto respiratorio inferiore.

Complessivamente erano stati prescritti antibiotici al 53% dei pazienti, con una variabilità notevole tra paese e paese. In Belgio, Norvegia e Spagna a meno di un terzo dei pazienti, al contrario, in Italia, Ungheria, Polonia e nel Regno Unito più di due terzi dei pazienti si sono visti prescrivere antibiotici.
Al top la Slovacchia in cui all´87.6% dei pazienti della capitale Bratislava erano stati prescritti antibiotici.

Notevoli differenze sono state rilevate anche nella tipologia di antibiotici prescritti: ad esempio, l´amoxicillina - l´antibiotico più frequentemente prescritto nello studio - rappresentava soltanto il 3% delle prescrizioni a Tromsø (Norvegia) ma l´83% di quelle fatte a Southampton (UK).

Differenze che non potevano essere spiegata né dalla gravità e dalla durata dei sintomi accusati, né dalle abitudini del paziente e tantomeno dall’età, la temperatura o le abitudini di vita nei vari paesi.
Con l’aggravante che i farmaci non avevano un impatto significativo sui tempi di recupero dei pazienti. Quindi rivelatisi quasi sempre inutili e a lungo andare, per la resistenza sviluppata dagli organismi, anche dannosi.

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