[06/07/2009] Comunicati

Per chi suona il G8 dell´Aquila?

LIVORNO. Ultime ore disponibili per tirare a lucido la caserma di Coppito che ospiterà a l’Aquila il Summit dei G8, dall’8 al 10 luglio. Sciame sismico permettendo, altrimenti scatterà il piano B con spostamenti in massa dei premier e delle rispettive delegazioni a Roma. Un G8 ad assetto variabile quello che si terrà nella città sventrata dal terremoto del 6 aprile scorso di fronte alle tendopoli blindate e ai cittadini abruzzesi sottoposti a controlli serrati e spostamenti contingentati e sotto sorveglianza.

Allo storico gruppo degli otto grandi del pianeta composto da Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, si aggiungeranno infatti ora il gruppo dei cinque, ovvero Brasile, Repubblica popolare cinese, India, Messico e Sud Africa, ora altri paesi africani, tra cui Algeria, Egitto, Nigeria e Senegal, oltre a dodici organizzazioni internazionali, a dimostrazione che ormai le decisioni sulle faccende globali non possono più essere decise da un piccolo gruppo di stati, che con la crisi finanziaria che ha travolto l’economia hanno perso anche gran parte della loro credibilità.

Molti gli obiettivi di questo summit e tutti su tematiche di altissima rilevanza, dalla definizione di regole e principi comuni per il mondo dell’economia e della finanza, con relativi organismi e strumenti di controllo, al rilancio del Doha round, ovvero il negoziato sul commercio mondiale, alla lotta ai cambiamenti climatici e l’individuazione degli strumenti per attenuare l’impatto delle varie crisi (economica e climatica) sui paesi in via di sviluppo e naturalmente le strategie per ridurre il numero, ormai esorbitante, delle persone che attualmente soffrono di fame o malnutrizione.

Molti gli appelli arrivati in questo senso ai vertici che parteciperanno al summit, compresa una lettera del papa Ratzinger, che anticipa i contenuti dell’enciclica Caritas in veritate, preannunciata per domani, e che invita a mettere l’etica la primo posto e l’uomo al centro dei processi che dovranno condurre fuori dalla crisi. Il Papa si appella perché vengano salvati i paesi poveri, cancellando il loro debito, perché si guardi con primaria attenzione all’Africa come il continente che più è in sofferenza, perché venga riformata l’architettura dei mercati finanziari e si vada verso un equo sistema commerciale a livello internazionale e che si assicuri lavoro a tutti gli uomini.

Importanti temi e altrettanto importanti obiettivi, con una consapevolezza strisciante che per nessuno di questi però potrà essere questo summit a dare risposte ai temi e a trovare gli strumenti per raggiungere gli obiettivi. Una sorta di prova generale che rimanda per ognuno degli argomenti ad appuntamenti altri, da svolgere in altra sede e con altri consessi.

Sarà così per il Global legal standard, le 12 tavole scritte da un gruppo di lavoro coordinato dal ministro Giulio Tremonti, che semmai avranno futuro, questo sarà verificato non all’Aquila ma a Pittsburgh, negli Usa il prossimo autunno, quando le regole auree del nostro ministro dell’Economia dovranno confrontarsi con quelle messe a punto da Mario Draghi, a capo del Financial stability board, incaricato dal G20 di scrivere nuove regole per la vigilanza e il controllo dei sistemi finanziari.

Del resto che dall’Aquila non uscirà alcuno accordo sulle 12 tavole, pubblicate oggi dall’Ocse, lo ha annunciato lo stesso Berlusconi: «sul nuovo codice di regole scritte da Giulio Tremonti - ha detto il premier - siamo lontani dal risultato. Prima di arrivare ad un codice condiviso avremo da fare molti passaggi, l’Aquila è uno step verso ulteriori approfondimenti».

Così come la sessione del vertice abruzzese sul clima prevista per il pomeriggio del 9 luglio come riunione del Mef (Major economics forum) come richiesto dal presidente Barak Obama, sarà solo uno step per cercare di avvicinare le posizioni europee a quelle degli Stati Uniti per avere maggiori probabilità di coinvolgere i paesi emergenti. Alla riunione parteciperanno i paesi del G8, quelli del G5 più Australia, Indonesia, Corea del Sud e Danimarca, ma sarà difficile che da questa riunione emergano elementi fondamentali per l’accordo che si dovrà prendere a dicembre a Copenhagen, date le posizioni già espresse da parte di molti paesi, che non fanno presagire un facile negoziato.

Altrettanto difficile sarà il risultato per una chiusura in tempi rapidi del negoziato di Doha, sul commercio mondiale, il cui negoziato è in stallo da tempo, per la difficile quadratura del cerchio tra gli interessi dei paesi occidentali che non vogliono perdere le postazioni acquisite ( a maggior ragione in periodo di crisi quale quello attuale) e quelli emergenti che non ci stanno più a svolgere il ruolo della dispensa delle materie prime e pretendono un maggior peso sul commercio globale.

Riguardo infine allo spinoso tema degli aiuti ai paesi poveri e a come recuperare terreno sul mancato goal di ridurre il numero delle persone affamate entro il 2010, dato che siamo arrivati ad oggi a sforare il tetto di un miliardo di persone che soffrono la fame, è abbastanza esplicativo il risultato ottenuto da Bob Geldof che si è improvvisato per un giorno condirettore de La Stampa e in tale veste ha intervistato Berlusconi, come leader ospitante del G8. «L’Italia ha dato solo il 3% di quanto si era impegnata a dare. Il 3% della parola data» ha detto Geldof riferendosi agli impegni sottoscritti dallo stesso Berlusconi nel corso del G8 di Gleneagles del 2005, quando i leader partecipanti si impegnarono a raddoppiare gli aiuti all’Africa entro il 2010.

Pertanto la credibilità è pari a zero. «A queste condizioni - si chiede Geldof - non gli permetteranno di esercitare la leadership. Chi può credere in un uomo che farà solo il 3% di ciò che ha promesso di fare?» e purtroppo questa amara considerazione rischia di essere estesa a tutti i temi del G8 per quanta riguarda le questioni globali, così come alle nostre faccende domestiche. Ricostruzione e interventi sul terremoto in Abruzzo in primis.

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