[06/07/2009] Monitor di Enrico Falqui

La torre civica di Firenze (4)

FIRENZE. Negli ultimi anni, in coincidenza con il declino non reversibile delle fonti di energia non rinnovabili (petrolio, carbone), sono comparse “visioni” della città contemporanea che suscitano un pessimismo razionale verso i suoi destini futuri, immaginando che la risposta al quesito posto poco fa non possa che essere quello dell’adattamento al modello di Metropoli diffusa e diramata, che sta crescendo in tutte le aree urbane economicamente coinvolte dai processi di globalizzazione.
Alcuni anni fa, Kevin Lynch, in un suo affascinante saggio, ammoniva gli architetti e gli urbanisti europei sul fatto che “ le città sono sistemi di accessibilità che attraversano un mosaico di spazi; è proprio in virtù di questa accessibilità dei luoghi urbani che le persone traggono la possibilità di attuare quanto hanno in programma. Solo quando la gente si sente a proprio agio in un luogo, così da poter agire spontaneamente, quel luogo può essere definito accessibile.”(13)

Lynch, in effetti, attribuisce al grado di “struttura della conoscenza”, proprio di una comunità urbana, la chiave fondamentale per comprendere “il senso di un luogo”; tale percezione può derivare soltanto da un processo cognitivo che ogni abitante accumula nella sua mente confrontandole con le categorie e le mappe mentali di chi abita i luoghi.
In “View from the road”(14),Lynch identifica con chiarezza gli strumenti percettivi e visivi che permettono ad ogni individuo di valutare la “qualità” del paesaggio attraversato da un’autostrada, attraverso un’indagine comparativa che l’abitante effettua “mentalmente”in funzione proprio di quelle categorie e classificazioni del territorio che ha accumulato nell’esperienza di vita come significativi ed identificativi del “ senso dei luoghi” che gli sono più cari.
“La possibilità di orientamento nello spazio e nel tempo per ogni persona è la struttura della conoscenza;….un’analisi delle immagini mentali che le persone si sono fatte del loro spazio e del loro tempo vitale è la chiave per comprendere il senso di un luogo.”(15)

Dunque, la città contemporanea, disperdendo le identità dei luoghi e aumentando a dismisura la frammentazione dell’ambiente naturale e del paesaggio, rende “inaccessibili” gli spazi funzionali alla vita e ai comportamenti dei suoi abitanti. Il paradosso cui ci troviamo di fronte, all’interno della città contemporanea,è costituito dal fatto che l’incremento delle reti infrastrutturali e tecnologiche nello spazio urbano, non produce un miglioramento dell’accessibilità della città, bensì esattamente il suo contrario.
Da questo fatto ne consegue che una città “inaccessibile” ai cittadini, è una non-città,una città dallo sviluppo non sostenibile, sia dal punto di vista ecologico, sia dal punto di vista sociale e culturale.
(4 - fine)

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