[07/07/2009] Aria

Il cambiamento climatico costerà all’India più del 2,6% del Pil

LIVORNO. Il ministro delle finanze dell’India, Pranab Mukherjee (nella foto), ha presentato in Parlamento il rapporto annuale Economic Survey dal quale emerge che l´India spende il 2,6% del suo Prodotto interno lordo per adattarsi al cambiamento climatico.
Il rapporto si occupa in particolare degli effetti del cambiamento climatico in «agricoltura, risorse idriche, sanità e servizi igienico-sanitari, foreste, zone costiere, infrastrutture ed eventi estremi».

Secondo il documento, in futuro la tecnologia costituirà una componente critica delle azioni per rispondere ai cambiamenti climatici: «La disponibilità e/o la diffusione delle tecnologie e di merci climate-friendly esistenti ad un costo accessibile sono essenziali per rafforzare le azioni dei Paesi in via di sviluppo per perseguire politiche di sviluppo sostenibile. La ricerca e sviluppo deve essere promossa in collaborazione a perseguire politiche di sviluppo sostenibile. Lo sforzo collaborativo per l’R&D deve essere promosso, con il supporto finanziario multilaterale nell’ambito della Unfccc (United nations framework convention on climate change) al fine di facilitare una rapida ed ampia diffusione, assorbimento ed applicazione delle climate-friendly technologies.Un pacchetto Copenhagen che incorpori questo componente, accompagnato da un pacchetto di finanziamenti multilaterali, sarebbe il necessario risultato per affrontare il cambiamento climatico in modo coerente con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile».

Questa consapevolezza fa a pugni con la decisione del governo indiano di ieri di ridurre le tasse doganali sulle grandi auto, i Suv, presentata dallo stesso Mukherjee, con la riduzione di una "componente" che nel 2008 aggiungeva un dazio del 24% al valore dei Suv. Il governo di New Delhi ha ridotto anche le accise sulla benzina sui camion dal 20 all’8%.

Secondo Sunita Narain, direttore del Centre for science and environment dell’India, la scelta del governo «dà una spinta ai Suv che inquinano l´aria in maniera di gran lunga peggiore di quelò che fanno le piccole autovetture».

Mukherjee però ha anche annunciato il taglio dei dazi doganali su un componente chiave delle turbine eoliche e sul bio-diesel dal 7,5 al 2,5% ed ha annunciato il finanziamento delle 8 missioni nazionali previste dal National action plan on climate change presentato dal primo ministro Manmohan Singh nel 2008, ma non ha foirnito nessuna cifra in proposito. Le “missions” sono ancora in fase di ultimazione, e il ministro per l´Ambiente e le foreste Jairam Ramesh ha detto che saranno pronte entro la fine del 2009.

Per il ministro delle finanze «E´ indispensabile che il contributo energetico delle fonti di energia nuove e rinnovabili sia maggiore se dobbiamo combattere con successo il fenomeno del riscaldamento globale e il cambiamento climatico».

Le aperture di Mukherjee non convincono affatto Raman Mehta, del Climate action network dell’Asia meridionale: «Questo bilancio avrebbe potuto avere l´opportunità di attrarre investimenti verdi, ma non l’ha fatto. Non è prevista alcuna modifica della traiettoria della programmazione economica».
Alle critiche degli ambientalisti il governo risponde di aver istituito la National Ganga river basin authority dotandola di un fondo di Rs.335 crore (67 milioni di dollari) per il 2008-09 e di Rs.562 crore (112 milioni di dollari) nel 2009-10.

Ma Mehta ha risposto che la tanto propagandata Autorità nazionale del bacino del Gange «non è altro che la rivitalizzazione del Ganga Action Plan del 1985 sotto un altro nome, che era stato pianificato molto male, così non c´è nulla di grande in tutto questo».

Le associazioni ambientaliste indiane non dovrebbero invece essere scontente dell’estensione dei benefici fiscali alle Green Ong: «Le attuali disposizioni di cui al punto 2 (15) della legge sull´imposta sul reddito, “scopo di beneficenza” comprendono il soccorso ai poveri, l´istruzione, il soccorso medico e la promozione di qualsiasi altro soggetto generale di pubblica utilità – ha spiegato Mukherjee - Propongo di fornire lo stesso trattamento fiscale per i fondi impegnati nel preservare e migliorare il nostro ambiente (compresi i bacini idrografici, le foreste e della fauna selvatica) e conservare il nostro monumenti o luoghi od oggetti di interesse storico o artistico».

L’India prevede anche di aumentare la dotazione per la pulizia e il disinquinamento dei fiumi e dei laghi a 110 milioni di dollari nel 2009-10.

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