[07/07/2009] Comunicati

Green lavoro per tutti: i numeri della possibile rivoluzione

LIVORNO. Oltre un milione di posti di lavoro possono essere creati entro il 2020 investendo in energie rinnovabili. E’ il messaggio lanciato, forti di un nuovo dossier, da Greenpeace oggi ai governi del G8 affinchè affrontino i cambiamenti climatici creando occupazione e investendo in energie pulite. L’anteprima del rapporto presenta le previsioni occupazionali per i paesi del G8 e dimostra che, attraverso la ‘rivoluzione energetica’, proprio in questi otto paesi si raggiungerebbero nel 2030 oltre un milione e 800mila posti di lavoro nelle rinnovabili, ottenendo contemporaneamente una riduzione del 50% delle emissioni di CO2 nel settore dell’energia.

«La crisi climatica e quella economica vanno affrontate insieme - spiega Andrea Lepore, della campagna clima di Greenpeace - Investire in energie rinnovabili e in efficienza è la soluzione per salvare il clima, creare occupazione e rilanciare l’economia».

Anche l’Italia ha tutto da guadagnare dall’investire in energie pulite ed efficienza. «L’Italia abbandoni il carbone e dimentichi le false soluzioni come il nucleare - conclude Lepore - La crisi economica deve trasformarsi per l’Italia in un’opportunità per creare nuova occupazione e andare con decisione verso una rivoluzione delle energie».

Dal dossier emerge infatti che la realizzazione degli obiettivi europei del ‘20-20’ al 2020, stabiliti dal pacchetto Clima e energia approvato lo scorso dicembre 2008, rappresentano un enorme opportunità per l’Italia in termini di sviluppo dell’occupazione. Anche se la congiuntura economica si presenta attualmente negativa, le energie rinnovabili registrano invece una domanda crescente e stanno generando nuovi investimenti. L’Italia non può perdere una tale opportunità e la sua politica industriale deve andare in questa direzione.

Uno studio della Bocconi, realizzato con GSE (Gestore Servizi Elettrici), dimostra che, investendo in energie rinnovabili e raggiungendo gli obiettivi europei previsti dal pacchetto Clima e Energia, in Italia possono essere creati fino a 250.000 nuovi posti di lavoro considerando il solo settore elettrico entro il 20202. Per raggiungere questi livelli occupazionali occorre un investimento medio di 8 miliardi di euro all’anno fino al 2020. La possibilità di raggiungere l’intero potenziale occupazionale in Italia dipende da quanto il sistema industriale italiano si impegnerà a sfruttare le opportunità offerte dal punto di vista tecnologico e a valorizzazione la propria filiera produttiva.

Di questi nuovi lavoratori, oltre un terzo saranno lavoratori specializzati nelle rinnovabili, mentre gli altri due terzi proverranno da specializzazioni già acquisite in altri settori manifatturieri. Questo potenziale in termini occupazionali, l’industria italiana potrà raggiungerlo solamente attraverso un alto sfruttamento delle opportunità, valorizzando la filiera produttiva delle tecnologie rinnovabili e riuscendo a stabilire una leadership nel mercato manifatturiero internazionale.

Uno studio dell’Anev per quanto riguarda l’eolico, svolto insieme alla Uila, frutto di un protocollo di intesa del gennaio 2008, dimostra che, realizzando il potenziale di 16 GW al 2020, potranno essere creati oltre 66.000 nuovi posti di lavoro nel settore, di cui un terzo nell’occupazione diretta e due terzi nell’indotto.

Per quanto riguarda il solare fotovoltaico, ottime le potenzialità: secondo le stime dell’Ises, installando 7,5 GW al 2020, si arriverebbe a 87.000 posti di lavoro nel settore. Secondo l’Ises i nuovi occupati sarebbero distribuiti su tutto il territorio, creando nuova opportunità occupazionali in particolare nelle regioni meridionali.

Nele solare termico, invece, l’Estif (European Solar Thermal Industry Federation) ha delineato due possibili scenari di sviluppo in Europa al 2020. In base al primo scenario, l’Italia, raggiungendo l’obiettivo minimo del 17% di rinnovabili, potrebbe raggiungere un totale installato pari a quasi 12 GW e 66.000 occupati al 2020 nel solare termico.

In base allo scenario più ambizioso dell’Estif, quello che considera il raggiungimento di un metro quadrato di collettori per abitante, con una crescita del 37% all’anno, l’Assolterm, stima un potenziale occupazionale assoluto di 400.000 occupati nel 2020.

Infine per quanto riguarda l’efficienza energetica, una ricerca svolta per Greenpeace dal Politecnico di Milano indica in 60.000 i nuovi posti di lavoro che potranno essere creati attraverso l’investimento nel settore entro il 2020, realizzando 100 TWh di efficienza negli usi finali. Questo potenziale di efficienza, superiore al 20 per cento, se realizzato produrrebbe enormi benefici economici. Occorrerebbero, nel complesso, investimenti in tecnologie e programmi per 5,7 miliardi all’anno fino al 2020, con un beneficio economico che si protrarrà nel tempo per altri 20 anni. Attraverso l´efficienza energetica, oltre ai benefici occupazionali, sarà possibile tagliare 50 milioni di tonnellate di CO2 rispetto allo scenario tendenziale.

«L’Italia abbandoni il carbone e dimentichi le false soluzioni come il nucleare – ha detto sempre Lepore - La crisi economica deve trasformarsi per l’Italia in un’opportunità per creare nuova occupazione e andare con decisione verso una rivoluzione delle energie». Ma proprio mentre Greenpeace lancia questo messaggio, arriva la notizia che c’è un altro modo di interpretare la ‘green economy’ che è proprio l’investimento su carbone e nucleare: «segnando un importante passo avanti nell´utilizzo della tecnologia del carbone pulito a sostegno dei futuri requisiti energetici statunitensi, un primo gruppo di apparecchiature è stato consegnato presso l´impianto IGCC (Integrated Gasification Combined-Cycle) di Duke Energy situato a Edwardsport, nello Stato dell´Indiana. Una volta completata, questa centrale è destinata a diventare grazie all´uso della tecnologia IGCC di GE il più grande impianto mondiale basato su tecnologia IGCC a carbone pulito».

La notizia arriva direttamente dalla GE Energy il cui General Manager, Tecnologia Monte Atwell ha detto: «La fornitura elettrica statunitense deriva per metà dal carbone ed entro il 2030 la richiesta globale di energia è destinata a raddoppiare. Soddisfare le esigenze statunitensi e mondiali in questo settore richiederà il ricorso a tecnologie innovative e a un ventaglio di opzioni energetiche che include solare, eolico, nucleare, gas naturale e carbone».

Appunto. Senza demonizzare niente e nessuno continuiamo a ritenere un errore investire così tanto in una tecnologia come la cattura del carbonio ancora sperimentale proprio in una fase dove si dovrebbe invece accelerare al massimo sulle rinnovabili nella logica che se ho 100 da investire non posso farlo a pioggia ma avere delle priorità. Ebbe le priorità sono efficienza energetica e rinnovabili tutte. Poi, forse, il resto.

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