[07/07/2009] Energia

Efficienza e rinnovabili: il Cer spiega come l´Italia può centrare il 20-20-20

LIVORNO. Puntare su efficienza energetica e rinnovabili non solo porrebbe il nostro paese in linea con gli obiettivi europei del pacchetto clima-energia, ma gioverebbe anche alla nostra economia. I risultati di un rapporto realizzato dal Centro Europeo di ricerca (Cer), guidato da Giorgio Ruffolo, indicano che raggiungere gli obiettivi richiesti a livello europeo, sull’efficienza energetica e sulla quota di energie rinnovabili, significherebbe nel lungo periodo tradurre gli investimenti fatti in crescita economica.

«Le fonti energetiche rinnovabili sono importanti dal punto di vista economico, perché significa sviluppare tecnologia soprattutto se si punta a sviluppare la parte a monte anziché quella a valle, che dà anche maggiori impatti occupazionali - ci ha detto Alessandro Carrettoni, responsabile del rapporto - lavorare su una maggiore efficienza energetica aiuta particolarmente ad ottenere gli obiettivi ambientali».

I tre scenari considerati dal Cer su cui sono state condotte simulazioni di investimenti e ritorni economici, si riferiscono a tre ipotesi: il solo dispiegamento del potenziale delle fonti energetiche rinnovabili (Fer), così come previsto dal Position paper del governo del settembre 2007; il raggiungimento degli obiettivi fissati per l’Italia nel pacchetto clima-energia europeo (cioè un livello di emissioni pari a circa 481 Mton e sviluppo delle rinnovabili al 17% sui consumi finali di energia); il superamento degli obiettivi che ci spettano come quota paese sulla base del pacchetto 20-20-20, mirando ad una riduzione delle emissioni del 20% rispetto ai livelli del 1990 e al raggiungimento di una quota delle Fer pari al 20%.

Le simulazioni condotte sui tre scenari confermano che il solo sviluppo del potenziale Fer (prima ipotesi) non aiuterebbero l’Italia né a raggiungere la quota richiesta a livello europeo (15,6 anziché il 17%), né a rispettare le riduzioni di Co2 (555 anziché 481 Mton). In termini economici per aumentare da qui al 2020 la produzione di energia da fonti rinnovabili rispetto alla situazione attuale pari a un ulteriore 10,6 Mtoe (tep equivalenti) significherebbe un investimento pari a 74,7 mld di euro complessivi (6 mld di euro all’anno). Questo avrebbe un potenziale positivo sul pil dato che la spesa sarebbe pubblica, con un effetto non troppo gravoso sul disavanzo.

In questo caso peserebbe anche il fatto che la domanda di impianti da installare deriverebbe quasi totalmente da importazioni, dal momento che l’offerta nel nostro paese risulta al momento totalmente insoddisfacente, anche per il fatto che le misure pubbliche di sostegno si sono concentrate e continuano a farlo tutte sulla domanda e non sull’offerta.

Una situazione che secondo il Cer sarebbe assolutamente reversibile e puntare in questa direzione avrebbe ricadute positive che andrebbero ben oltre il “vantaggio derivante dal migliore sfruttamento di un vasto mercato potenziale”. Investire in ricerca e incentivi nella filiera nascente potrebbe avere infatti effetti positivi su tutti gli altri settori produttivi e darebbe un impulso occupazionale molto più spiccato che non quello prodotto dalla sola fase di installazione.

Nel secondo scenario si ipotizza di raggiungere gli obiettivi che ci derivano dal pacchetto clima energia europeo, che significa mantenere lo sforzo sulle rinnovabili e raggiungere al 2020 una riduzione del 16% delle emissioni rispetto ai livelli del 2005.

Per far questo servirebbe attuare un risparmio energetico pari a 18,3 Mtoe, con un costo stimato in 66 mld di euro complessivi, pari a 5 mld di euro all’anno. «Gli scenari economici non sarebbero tanto diversi dall’ipotesi precedente- ci spiega Carrettoni- sia in termini di Pil che di disavanzo, ma quello che cambia sono invece gli obiettivi ambientali. Con un investimento stimato in 114 miliardi di euro, ottengo il 17% delle rinnovabili realizzando lo stesso potenziale previsto dal Position paper del Governo, perché aumento l’efficienza energetica, quindi riesco a rispettare gli obiettivi del pacchetto 20-20-20 sia in termini di rinnovabili che di emissioni».

Nelle ipotesi fatte dal Cer il costo dello sviluppo delle Fer sarebbe a totale carico del settore pubblico, mentre il piano di efficienza energetico solo parzialmente, utilizzando i sussidi del 55%. E rispetto al primo scenario se al 2010 l’indebitamento sarebbe più alto, tenderebbe man mano ad annullarsi al 2020, indicando “una notevole capacità di autofinanziamento del progetto complessivo”.

«Dal punto di vista della finanza pubblica questo comporterebbe la necessità di trovare uno spazio non indifferente nel bilancio pubblico – dice Carrettoni - ma non sembra affatto insostenibile».
A cui si deve aggiungere il contributo dato dal minor esborso da parte del sistema paese per comprare i crediti di emissione sul mercato internazionale. Considerazioni che risultano ancora più valide nel terzo scenario, quello più virtuoso, che prevede di rispettare non solo gli obiettivi ma anche la filosofia del pacchetto 20-20-20.

In questo caso si suppone di ottenere gli obiettivi di 20% di rinnovabili, 20% di efficienza e 20% di risparmio energetico, mantenendo invariato il potenziale delle Fer e lavorando di più sull’efficienza energetica. Servirebbe naturalmente un maggior investimento da parte dello Stato verrebbe compensato da un incremento del pil (+7,5% durante la fase di accumulo degli investimenti e +2,7% a regime) e come effetti sul disavanzo pubblico un iniziale peggioramento per 5 decimi di Pil ma a partire dal 2025, un miglioramento che a regime risulta pari a 4 decimi di punto.

Uno scenario interessante, se dovesse essere lei a sceglierlo lo perseguirebbe?
«E’ uno scenario molto ambizioso - ha risposto Carrettoni- ma se l’Italia si muovesse su entrambe le leve, del potenziale delle Fer e sull’efficienza energetica sarebbe già un buon risultato. A noi serve in particolare lavorare sull’efficienza energetica e sullo sviluppo della filiera delle rinnovabili a monte, puntando su tecnologia e sugli aspetti qualitativi e potremo perseguire il secondo degli scenari».

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