[08/07/2009] Aria

Oxfarm al G8 «Milioni di persone affamate e malate a causa del cambiamento climatico»

LIVORNO. Il direttore di Oxfam international, Jeremy Hobbs, chiede al G8 de L’Aquila di trovare un accordo giusto per affrontare il cambiamento climatico: «E’ scandaloso che i nostri dirigenti continuino a rifiutarsi di fare quel che è necessario e, con il loro potere, contrastare la crisi climatica. I leader del G8, che rappresentano i Paesi inquinanti più ricchi del mondo, devono prendersi le loro responsabilità per raggiungere un accordo sul cambiamento climatico mondiale».

Oxfarm alla vigilia del G8 ha presentato il rapporto “Suffering the science - Climate change, people and poverty” che lancia l’allarme sui molteplici effetti che il cambiamento climatico potrà avere sulla salute e il benessere di milioni di persone. Intanto già ora il global warming comporta un aumento della fame, solo uno dei prezzi pagati caramente dai Paesi più poveri.

Lo studio mette insieme le ultime scoperte scientifiche sul cambiamento climatico con le testimonianze delle comunità locali nelle quali Oxfam Internacional lavora in 100 Paesi del mondo e rivela in presa diretta come il cambiamento climatico stia già pesantemente colpendo i Paesi poveri.

Secondo il rapporto «Se non si prenderanno misure immediate si perderanno in maniera irrimediabile 50 anni di progressi nello sviluppo nei Paesi poveri. La fame provocata dal cambiamento climatico potrebbe trasformarsi nella tragedia umana di questo secolo».

Le prove dello stretto legame tra climate change e ritorno del sottosviluppo e della povertà sono più che evidenti.

Fame: Una nuova indagine basata su interviste ad agricoltori di 15 Paesi del mondo rivela che le condizioni meteorologiche prima stabili stanno mutando rapidamente, con una diminuzione o sparizione delle precipitazioni. Gli agricoltori di Bangladesh, Uganda e Nicaragua non possono più far affidamento sulle esperienze maturate in generazioni, ed ogni anno si trovano ad affrontare disastri climatici diversi

Agricoltura: Il riso e il mais, due delle coltivazioni più importanti e dalle quali dipendono milioni di persone in Asia, America ed Africa, si confronteranno con cali significativi di produzione anche con uno scenario leggero cambiamento climatico: la produzione di mais dovrebbe calare del 5% entro il 2020 nella maggior parte dell’Africa sub-sahariana ed in India. Secondo alcune stime la perdita di produzione di cereali in Africa potrebbe arrivare a 2 miliardi di dollari all’anno.

Salute. Malattie come malaria e dengue, fino a poco tempo fa circoscritte ad un ambito geografico certo, si stanno espandendo in nuove aree dove la popolazione non è vaccinata e non dispone né delle necessarie conoscenze, né delle infrastrutture sanitarie per affrontarle. Secondo il rapporto «Dagli anni ’70, il cambiamento climatico ha provocato una media di 150.000 morti all’anno, per diverse malattie. La metà dei casi si è prodotto in Asia».

Lavoro: L’aumento delle temperature impedirà gli odierni ritmi di lavoro ed avrà conseguenze serie sulla salute, con gravi danni per i lavoratori giornalieri pagati ad ore e per l’economia in generale. Città tropicali come New Delhi potrebbero subire un calo di produttività lavorativa del 30%».

Acqua: i rifornimenti idrico sono sempre più minacciati in diverse metropoli come Katmandú, e La Paz, che dipendono dai ghiacciai dell’ Himalaya o delle Ande per l’acqua necessaria alla loro popolazione.

Disatri: i disastri come i grandi incendi e tempeste tropicali sono sempre ppiù frequenti e potrebbero triplicare entro il 2030. 165 miliardi di dollari sono andati perduti per i danni provocati dagli uragani nel 2005, e il settore assicurativo afferma che il cambiamento climatico peggiorerà la situazione, soprattutto per i poveri che non possono permettersi assicurazioni.

Profughi: 26 milioni di persone sono diventati profughi ambientali a causa del cambiamento climatico ed ogni anno un altro milione si aggiunge a questi disperati. Gli abitanti di piccoli Stati insulari come Vanuatu e Tuvalu oppure le popolazioni del Golfo del Bengala, sono state costrette a fuggire davanti al livello del mare che sale.

Per Hobbs «Il cambiamento climático è la questione centrale della povertà nella nostra epoca. Il cambiamento climatico sta avvenendo oggi ed i Paesi più poveri del mondo, che lottano quotidianamente per sopravvivere, sono quelli che soffrono in maniera più dura. La prova è proprio davanti ai nostri occhi».

Secondo il rapporto molti scienziati non credono sia possibile che si possa limitare il riscaldamento globale sotto i 2 gradi perché non credono che i politici dei Paesi industrializzati abbiano davvero la volontà di mettere in atto le necessarie riduzioni di gas serra che considerano «economicamente inaccettabili» ma questo produrrebbe un futuro devastante per almeno 660 milioni di persone.

Diana Liverman, che ha partecipato alla redazione del terzo Assessment reports dell’Ipcc e che lavora alla National Academy of Sciences Committee ed è consigliere del governo Usa per il climate change, sottolinea che «Se non facciamo ora profondi tagli nelle emissioni il cambiamento climatico porterà portare a stress da calore, aumento del livello del mare ed a più siccità estreme ed inondazioni. Le osservazioni scientifiche ci dicono che il mondo si sta già scaldando e sembra che molte delle persone più vulnerabili comincino a sperimentare l´impatto del cambiamento climatico. Le organizzazioni come Oxfam, possono cercare di aiutare le popolazioni ad adattarsi ai cambiamenti climatici, ma senza un serio sforzo per ridurre il riscaldamento, e in assenza di fondi internazionali per l´adattamento, il cibo, l´acqua, la salute e la vita di milioni di persone saranno a rischio».

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