[10/07/2009] Parchi

Usa Messico, l’invalicabile frontiera… per bighorn e civette nane

LIVORNO. Il confine blindato tra Usa e Messico, che dovrebbe fermare i clandestini, sembra essere molto più efficace come barriera insormontabile per alcuni animali selvatici. A soffrirne di più sembrano le popolazioni, già poco numerose di civette nane rossicci e di pecore bighorn. Lo dice un nuovo studio pubblicato su Conservation Biology e lo spiega in maniera molto semplice a Discovery Channel Paul Beier, della Northern Arizona University di Flagstaff: «Per certi aspetti, è così evidente come il naso sul viso: se si mette un pezzo di acciaio da 20 piedi, probabilmente le cose non ci passeranno attraverso, ma dobbiamo dimostrarlo E´ quasi una vergogna che abbiamo bisogno di dimostrare l´ovvio, ma dobbiamo farlo. Perciò questo è un documento importante in tal senso».

Da quando nel 2006 il governo Usa ha autorizzato la costruzione di un muro lungo 700 miglia ai confini con il Messico, gli scienziati hanno espresso la preoccupazione che il tentativo di tenere le persone lontane con una recinzione lo facesse anche con molte specie che hanno il loro habitat su entrambi i lati del confine. La nuova ricerca svela che quelle preoccupazioni sono più che fondate.

«Le frontiere sono solo i confini politici – dice il principale autore del rapporto, Aaron Flesch dell’università del Montana - Non sono confini biologici». Lo studio, si è concentrato in particolare su due specie i bighorn del deserto (Ovis canadensis )e le civette nane rossiccie (Glaucidium brasilianum).

Combinando le informazioni sulla popolazioni dei bighorn lungo il confine tra Arizona e Messico e modelli al computer i ricercatori sono stati in grado di prevedere gli effetti del gigantesco muro sugli spostamenti degli ovini selvatici da un branco all’altro: 9 popolazioni rimarranno isolate da quelle oltre confine.

Ma c’é di più: 2 popolazioni nelle parte Usa contano ancora su un sentiero che entra in Messico, quindi diventeranno presto isolate l’una dall’altra anche se sono veri “americani”.

«La capacità di spostarsi tra le catene montuose è molto importante per mantenere la diversità genetica – dicono i ricercatori - Ma forse sono ancora più importanti, quando le popolazioni sono così piccole, da essere appena fuori dal mirino dell’estinzione». Senza i collegamenti transfrontalieri, gli habitat potrebbero non essere ripopolati da pecore di gruppi vicini».

Sembrerebbe improbabile che una recinzione riuscisse a bloccare animali che volano come le civette, ma il team di ricercatori Usa ha constatato che l´80% delle civette nane rossicce vola a meno di 13 piedi dal suolo e la maggior parte di queste a meno di 3 piedi. In più questi piccoli rapaci notturni fanno voli brevi e diretti, tendendo ad evitare gli spazi aperti come le zone di vegetazione che sono state abbattute da entrambi i lati per scoprire megli i clandestini. «La loro sopravvivenza in Arizona dipende probabilmente dai loro spostamenti dal Messico verso o gli Stati Uniti – spiega Flesch, Questo è il motivo per cui una recinzione di confine lunga 700 miglia è così importante per il loro recupero e il recupero di tanti altri animali».

A subire gli effetti del muro di confine sono anche giaguari, tartarughe, tacchini selvatici, orsi, e ed altre specie del deserto del Sonora.

Per questo Flesch ed i suoi colleghi suggeriscono di sostituire, nelle zone più critiche per i corridoi di spostamento degli animali, il muro con controlli elettronici che permetterebbero alla fauna di spostarsi liberamente nei loro habitat.

Il fenomeno potrebbe essere aggravato dal riscaldamento climatico, visto che la frontiera tra Usa e Messico rappresenta anche una frontiera tra due climi e che molte specie tendono a spostarsi a nord quando le temperature aumentano, se vengono bloccati alle frontiere come inconsapevoli clandestini rischiano che i loro habitat che si spostano a nord rimangano senza di loro.

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