[13/07/2009] Trasporti

Trasporti e mobilità sostenibili

FIRENZE. Perché ci muoviamo? Le risposte sono scontate: per andare al lavoro, per andare a scuola o per realizzare il rito contemporaneo del consumare. Consumare luoghi, denaro (ma non utilità intese come valore d’uso di una merce), tempo, immagini. In una società e una cultura (si potrebbe dire anche un pensiero unico) rivolte alla produzione e al consumo non è concepibile muoversi per vivere, per pensare.

Pensare muovendosi non necessita di artifici tecnologici. Da questo punto di vista anche la bicicletta, seppure “mezzo” ecologico per eccellenza, presuppone sempre una destinazione, uno scopo, anche il meno impegnativo come “consumare” tempo libero. Libero da cosa? Dal lavoro com’è ovvio. Ovvio? A parte l’antinomia che così si realizza tra lavoro e libertà è difficile pensare usando un mezzo meccanico (semovente e non) che supera la velocità max a cui può andare il corpo umano: 4-5 km all’ora se cammina, 10-12 se corre, per il piacere di correre.

In una cultura in cui domina la velocità e il lavoro senza libertà non è consentito pensare camminando, o meglio, pensare perché si cammina. Perché pensare rientra nella categoria del non far niente, dell’ozio. Perciò il camminare (come da noi anche la bicicletta) è espulso dalla società tecnologica. Infatti anche per andare a comprare il giornale si usa l’auto così si giustifica come “fare”, ma è consumo meccanico ed energetico che produce rifiuti.

Ma se non riusciamo a pensare e quindi non camminiamo (il consiglio di camminare si riduce ai soggetti a rischio di malattie cardiocircolatorie e/o in sovrappeso) le nostre città sono sempre meno umane. Si deve tornare a misura del camminare e non delle auto. E’ una rivoluzione? Ben venga.
Già oggi si pone il problema di riorganizzare la mobilità come sistema pubblico collettivo. Ma la sostenibilità del muoversi deve sposare la dimensione della qualità urbana con la qualità delle relazioni sociali e dei legami con il territorio. Favorire l’incontro tra persone, tra funzioni, promuovere la riconoscibilità e l’accessibilità dei luoghi prima di tutto camminando.

Anche perché i dati su Firenze, per esempio, parlano chiaro (dati 2003 dell’Università di Firenze): le auto private da sole costituiscono il 42% del monte traffico. Tutto il trasporto cittadino di Firenze, inoltre, incide per il 44% dei consumi energetici, la quota più alta rispetto ai consumi di gas (36%), elettrici (18%) e gasolio per usi domestici (2%) – dati dell’università di Firenze-. E’ di assoluta evidenza, allora, la necessità di dar vita ad una nuova stagione nella pianificazione logistica e del muoversi dell’intera area metropolitana, in nome dell’accessibilità e della riconquista della lentezza e del pensiero critico il che vuol dire riduzione della domanda di mezzi meccanici semoventi individuali per promuovere nuovi e più sostenibili stili di vita.

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