[13/07/2009] Comunicati

Rilanciare il tessile e renderlo sostenibile: L’Anter a Prato cerca sinergie con l’università

LIVORNO. Le energie rinnovabili al servizio di un settore tanto strategico per la Toscana quanto delicato dal punto di vista della competitività come il tessile. Per questo a Prato si è svolto un convegno organizzato da Anter, con l’obiettivo di promuovere il “tessile verde” conseguente all’affermazione culturale ed economica di un nuovo paradigma di sviluppo, basato sulla Green economy e la sostenibilità.

Il percorso che il convegno ha cercato di indicare riguarda innanzitutto un’interazione più forte tra il mondo universitario e il sistema delle imprese pratesi, cercando di spostare l’asse economico-produttivo del distretto verso l’elaborazione di un prodotto che abbia in sé una serie di valori aggiunti, che vanno dal minor spreco di risorse (tessuti rigenerati) all’uso di sostanze non nocive per la salute di chi indossa i capi (fibre naturali), senza dimenticare l’uso di nuove e sostenibili tecnologie nel processo produttivo, come è il caso delle energie rinnovabili. Insomma, una sfida per cercare di ripensare il distretto produttivo pratese, cercando di invertire l’attuale emorragia occupazionale.

Del resto Anter è un’associazione nazionale sulle fonti rinnovabili costituita da riconosciuti professionisti ed economisti energetici per lo sviluppo e la promozione di nuove tecnologie applicate alle fonti rinnovabili (solare, eolico, idrico, biomasse), può già contare su 28mila iscritti in tutta Italia, e ha come obiettivo del 2009 quello di creare un importante e capillare strumento di collaborazione e di confronto con i cittadini, associando know-how e competenza a dinamismo, disponibilità e velocità di risposta.

Interessante tra l’altro la relazione di Enrico Giangreco, docente all’università Carlo Cattaneo Liuc e giornalista economico, che è partito dal lavoro pubblicato dal direttore della Scuola di PhD dell’Università Bocconi Alfonso Gambardella nel libro “Innovazione e sviluppo, Miti da sfatare realtà da costruire” edito da Egea.

«Secondo l’autore – ha spiegato nel suo intervento Giangreco - per uscire dalla crisi economica non bastano né il finanziamento pubblico, né l’investimento in ricerca e sviluppo: è necessaria la sperimentazione industriale e produttiva su larga scala. Quanto accaduto, d’altronde, dimostra che non sia più possibile, con riferimento alla crisi, cercare soluzioni nell’ambito finanziario: una crisi reale impone soluzioni reali».

Per Gambardella è l’innovazione la strada da battere a patto, però, che la sua natura sia compresa. In tal senso, il primo mito da sfatare è quello dell’equivalenza tra innovazione e ricerca e sviluppo: infatti secondo lui possono avere effetti positivi, dal punto di vista economico, soltanto quando l’innovazione è industrializzata e portata sul mercato. Ma se la ricerca non è finalizzata a migliorare i processi produttivi sia dal punto di vista dei flussi di energia che da quello dei flussi di materia, aggiungiamo noi, risulterà un’innovazione vecchia, e superata.

«In Italia – ha concluso Giangreco il suo intervento al seminario Anter - una coalizione di pubblico e privato, dovrebbe farsi carico di sostenere grandi formule industriali innovative, che hanno bisogno di un ampio coordinamento e di progetti dalle ricadute significative, che potrebbero, realmente, dare un contributo alla crescita della produttività dell’intero sistema economico e, quindi, del tessile. L’Università, in questo sistema, avrebbe il ruolo di supervisor capace di garantire la correttezza delle scelte, in termini economico-aziendali».

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