[13/07/2009] Energia

Il nuovo governo bulgaro rimette in discussione l’accordo nucleare e gasiero con la Russia

LIVORNO. Secondo la stampa russa il nuovo primo ministro bulgaro Boïko Borissov (Nella foto), che questa settimana prenderà la testa del governo di Sofia, ha deciso di sospendere due grandi progetti congiunti che il suo predecessore aveva sottoscritto con Mosca: la realizzazione della centrale nucleare di Belene e il gasdotto South Stream che dovrebbe passare sul suolo bulgaro per aggirare la scomoda Ucraina e fare la concorrenza al più meridionale Nabucco.

Secondo il giornale russo Vedomosti il leader del Gerb (Cittadini per lo sviluppo europeo della democrazia, centrodestra), ex sindaco di Sofia e cintura nera di karate chiederà una moratoria immediata su tutti i più importanti accordi energetici nei quali è coinvolta la Bulgaria. Borissov ha inviato una lettera in tal senso al ministro bulgaro dell’energia Piotr Dimitrov, che, tanto per far capire come funzionano le cose ora in Bulgaria, è apparsa direttamente sul sito internet del Gerb.

Il partito di centrodestra che si è aggiudicato le elezioni in quello che è il Paese più povero e corrotto dell’Unione europea, asserisce di essere in possesso di «informazioni allarmanti» sul fatto che le compagnie di Stato, non tenendo conto della crisi economica e degli interessi della Bulgaria, avrebbero firmato con i russi accordi capestro. Quindi il Gerb dice che il ministro dell’energia «deve sospendere tutti i negoziati riguardanti i progetti internazionali per la costruzione della centrale nucleare di Belene e del gasdotto South Stream».

Un bel colpo, visto che l’Unione Europea aveva respinto tutte le critiche rivolte dagli ambientalisti al progetto della centrale nucleare, sia quelle ambientali che sulle procedure un po’ troppo disinvolte, ed assicurato un sostegno per il rilancio e l’ammodernamento del progetto nucleare che risale all’epoca comunista e che prevede ora la realizzazione di una centrale dotata di un reattore VVER-440 da realizzare sulle rive del Danubio, nella provincia di Pleven.

Per South Stream il colpo potrebbe essere mortale, visto che oggi ad Anjara è stato firmato l’accordo per il Nabucco con la massima apertura ad i ogni fornitore che vorrà collegarsi con il suo gas, Iran coimpreso, nonostante le sanzioni internazionali e la strage di studenti a Teheran di soli pochi giorni fa. Ma come si sa… gas non olet.

Gli accordi riguardanti la centrale nucleare di Belene e South Stream saranno riesaminati da esperti finanziari di fiducia del prossimo primo ministro bulgaro, ha assicurato un portavoce del Gerb che ha aggiunto che il tutto non prenderà che una settimana.

Più che un niet sembrerebbe trattarsi di un rilancio al rialzo, per costringere i negoziatori russi (che a quanto pare si stanno precipitando a Sofia per partecipare ai colloqui con il nuovo governo appena si sarà installato), a fare più concessioni, sia calando il prezzo per il nucleare che aumentando i diritti di transito per il gas che attraverserà la BUlgaria.

Comunque degli accordi sottoscritti a maggio da Gazprom e dalla Bulgarian Energy Holding per la realizzazione di una joint-venture per la costruzione del troncone bulgaro del South Stream sembrano rimessi anch’essi in discussione e i dirigenti della compagnia bulgara, probabilmente già con le valige in mano, non rilasciano nessun commento.

Per quanto riguarda la centrale nucleare oggi Ria-Novostio afferma che «Atomstroïexport è serena, perché la costruzione della centrale di Belene costituisce un progetto prioritario per la Bulgaria». Ma forse il monopolista del nucleare russo non ha fatto ancora bene i conti con il populismo di Borissov, un tipetto che non nasconde il suo razzismo e che ha detto: «chiunque sia turco dovrebbe tornare in Turchia», allarmando la numerosa minoranza turca in Bulgaria e il governo di Ankara, per poi affermare in campagna elettorale: «in Bulgaria non esistono lesbiche. O che se esistono, sono le uniche donne a non aver ancora incontrato Boiko Borisov».

Un altro celodurista del quale non si sentiva proprio il bisogno proprio ai confini della faglia energetica più instabile per l’Europa e che probabilmente gioca a fare il duro con gli ex padroni russi, per cancellare un passato di ortodossia comunista che vedeva la Bulgaria come il più fedele e sicuro alleato di Mosca. europea 2000/60.

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