[14/07/2009] Parchi

Relazione Ue su biodiversità: in pericolo molti degli habitat e delle specie più vulnerabili d´Europa

BRUXELLES. La Commissione europea ha pubblicato una relazione sullo stato di conservazione di oltre 1.150 specie e 200 tipi di habitat protetti dalla legislazione comunitaria. La relazione riguarda il periodo 2001-2006 e secondo la Commissione «E’ l´indagine più completa mai effettuata sulla biodiversità nell´Ue e rappresenta un punto di riferimento prezioso per rilevare le tendenze future».

Come si legge direttamente nella “Relazione globale sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell´articolo 17 della direttiva sugli habitat” il documento presentato ieri è «La prima valutazione sistematica, in assoluto, dello stato di conservazione dei tipi di habitat e delle specie più vulnerabili d´Europa tutelati dalla direttiva Habitat è stata effettuata nell´ambito dell´esercizio normale di rendicontazione previsto ogni sei anni; la valutazione riguarda 25 Stati membri e 11 regioni biogeografiche (sette terrestri e quattro marine). L´entità di questo esercizio non ha equivalenti in Europa e ha fornito una prima panoramica e un punto di riferimento per la valutazione delle tendenze future».

I risultati evidenziano che solo una piccola parte degli habitat e delle specie di interesse comunitario ha uno stato di conservazione soddisfacente. Secondo le relazioni presentate dagli Stati membri gli habitat che subiscono le maggiori pressioni sono le formazioni erbose, le zone umide e gli habitat costieri: «I tipi di habitat erbosi sono prevalentemente associati a modelli di agricoltura tradizionali che stanno scomparendo in tutta l´Ue. In generale, lo stato di conservazione di tutti i tipi di habitat associati ad attività agricole è molto peggiore di quello di altri tipi di habitat. In alcune zone dell´UE ciò è spiegabile con il passaggio ad un´agricoltura più intensiva, mentre in altre l´abbandono delle terre e l´assenza di gestione sono i motivi alla base del declino. Gli habitat delle zone umide continuano ad essere convertiti e destinati ad altri usi del terreno, senza contare che subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici. Infine, gli habitat costieri sono sempre più sotto pressione a causa dello sviluppo urbano».

I dati contenuti nel documento dimostrano che le misure di salvaguardia proposte nella direttiva, i finanziamenti e altri strumenti previsti dalle politiche settoriali possono dare risultati positivi. Presentando la relazione, il Commissario Ue all´ambiente, Stavros Dimas, ha detto: «Ci siamo impegnati ad arrestare la perdita di biodiversità in Europa e la relazione odierna non lascia spazio a manifestazioni di compiacimento. Riportare gli habitat e le specie vulnerabili ad un buono stato di conservazione richiede tempo e molto impegno. La legislazione Ue sulla natura e la Rete Natura 2000 sono gli elementi principali per realizzare i nostri obiettivi di tutela della biodiversità nell´Ue. Ora che la parte terrestre della rete è quasi ultimata, possiamo attenderci notevoli miglioramenti nei prossimi 10 o 20 anni».

La relazione rappresenta comunque un chiaro punto di riferimento per valutare le tendenze delle specie e degli habitat più vulnerabili e su una scala di valutazione e comunicazione dei dati sulla biodiversità non ha precedenti in Europa. «La tutela della biodiversità – afferma il documento - è una priorità per l´Unione europea e il successo delle sue politiche richiede una misura globale e affidabile dello stato della biodiversità. Per questo è fondamentale investire risorse sufficienti nelle attività di monitoraggio e rendicontazione nell´ambito delle direttive Habitat e Uccelli selvatici. La presente relazione dimostra che molti Stati membri dovranno investire molto di più in queste attività e che le informazioni per gli habitat e le specie marini mancano ancora o sono scarse».

Visto che la parte terrestre di Rete Natura 2000 sta per essere completata, diventa prioritario «garantire che vengano elaborate e messe in atto misure di conservazione adeguate per tutti i siti Natura 2000, con un sostegno finanziario sufficiente. Per quanto riguarda invece l´ambiente marino c´è ancora molto da fare per completare la rete».

Sono state effettuate 2.240 valutazioni distinte di specie e solo per il 17% di queste lo stato è risultato soddisfacente, il 52% è insoddisfacente e il 31% ha uno stato definiti "sconosciuto". La regione boreale è quella con la maggior percentuale di valutazioni di conservazione "soddisfacente", seguono le regioni macaronesica e alpina. Le regioni Mediterranea e Atlantica sono quelle con la più elevata percentuale di valutazioni di stato di conservazione "sconosciuto". Il rapporto spiega che «Nella maggior parte delle regioni marine lo stato di conservazione è risultato sconosciuto, ad esclusione della regione baltica dove lo stato di tutte le quattro specie marine considerate è stato valutato come costantemente scadente. Per quanto riguarda i principali gruppi tassonomici è difficile rilevare differenze sistematiche tra di essi per quanto concerne il rispettivo stato di conservazione in tutta l´Ue».

A livello di regioni biogeografiche quasi il 65% delle 701 valutazioni degli habitat dell´allegato I ha dato risultati insoddisfacenti e appena il 17% è risultato soddisfacente, ma con grandi differenze regionali: nessun habitat atlantico è risultato soddisfacente, mentre solo tra il 20 e il 30% delle valutazioni per le regioni mediterranea e alpina sono soddisfacenti.

Tra i principali raggruppamenti di specie qua soffrire di più sono gli anfibi, dipendenti dalle zone umide colpite dai cambiamenti climatici che incidono probabilmente sul loro tasso riproduttivo «visto che il cambio di temperatura è spesso l´evento che determina l´inizio della stagione della riproduzione negli anfibi». Ma non tutto va male: in alcune aree dell’Ue, specie protette dalla direttiva, come il lupo, la lince eurasiatica, il castoro e la lontra, mostrano segnali di recupero. «Per specie di grandi dimensioni come queste, il fatto che si stiano espandendo significa che hanno trovato gli habitat adatti e che le pressioni negative, come la caccia e l´inquinamento, si sono ridotte anche» spiega la relazione, anche se «queste e la maggior parte di altre specie sono ben lungi dall´aver raggiunto delle popolazioni in salute e sostenibili».

Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell´Agenzia europea dell´ambiente sottolinea che «In Europa la biodiversità sta subendo forti pressioni e corre gravi rischi. Anche se non si riuscisse ad arrestare la perdita di biodiversità in Europa entro il 2020, si stanno comunque ottenendo dei risultati. Come ha dichiarato il Commissario Dimas di recente ad Atene, l´obiettivo post-2010 deve essere ambizioso, quantificabile e chiaro. È importante continuare a puntare l´attenzione sul valore intrinseco della biodiversità, riconoscendo allo stesso tempo l´importanza di garantire lo stato di salute e la resilienza degli ecosistemi e dei servizi che essi forniscono».

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