[15/07/2009] Energia

Via dal vento: se questa è sostenibilità

LIVORNO. Palazzinari dell’eolico, così vengono definiti i sostenitori dell’energia prodotta dal vento, da parte di un variegato gruppo di personaggi e associazioni che hanno presentato oggi in una conferenza stampa la loro battaglia contro lo sviluppo di tale tecnologia, accusate di deturpare il paesaggio senza fornire «alcun contributo risolutivo al fabbisogno dell’energia».

Per questo loro battaglia hanno predisposto anche un sito, Via dal vento, «una voce che non teme di dire la verità» perché, vi si legge «nessuna eco giunge al pubblico della tragedia che si sta abbattendo sulle bellezze naturali italiane».

Una compagine rappresentata da Coldiretti, Amici della terra, Vas, Altura, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Comitato per il paesaggio e Comitato per la bellezza, Fareverde e Italia Nostra, che si schiera «per consentire un adeguato sviluppo delle energie rinnovabili utili e promettenti (ad esempio solare, biomasse e mini-idrico), senza devastazione ambientale e senza speculazione» ma contro l’eolico e che cela che dietro a questa crociata contro il vento si nasconda (più o meno consapevolmente) un avallo alla linea politica del governo che vuole puntare fortemente al nucleare.

Una mossa del cavallo, concepibile da parte di associazioni che sono o diretta emanazione o della stessa linea politica della maggioranza governativa, che è arrivata a negare, come recentemente ha fatto anche Ripa di Meana, i cambiamenti climatici, che appare invece assai incomprensibile da parte di chi, come Coldiretti, ha intrapreso iniziative e campagne in favore di uno sviluppo agricolo sostenibile, anche per far fronte ai mutamenti climatici in atto, in cui l’utilizzo del vento potrebbe anzi portare utili benefici, come già casi concreti dimostrano.

«Lo sviluppo dell’energia eolica ha già trasformato in deserto un territorio grande quanto una autostrada di oltre 10mila chilometri inibito alla coltivazione e al pascolo per far spazio alle aree di rispetto di più di 3600 torri eoliche presenti in Italia» sostengono le associazioni del cartello contro i palazzinari dell’eolico, dimenticando che il vero problema della cementificazione del territorio è lo sviluppo incontrollato e troppo spesso anche abusivo delle speculazioni edilizie, leggasi seconde, terze e quarte case, villette e capannoni industriali.

L’eolico oltre a deturpare il paesaggio farebbe strage di aquile e di un gran numero di altri uccelli perché entrebbero in collisione con le pale. «La speculazione dell´eolico - affermano le associazioni - procede a un ritmo incessante - e - nel giro di pochi anni assisteremo alla scomparsa pressoché totale, dall´intero Appennino e dalla Sicilia, dell´aquila reale, dell´aquila del Bonelli, del grifone, del nibbio reale e di molte altre».

A parte il fatto che la gran parte degli studi condotti proprio per valutare l’impatto sull’avifauna hanno dato riscontri negativi, la vera minaccia per questi animali è semmai ancora rappresentata dalla pratica venatoria (anche di bracconaggio) e dall’uso di pesticidi in agricoltura. Quindi imputare stragi di avifauna alla presenza di pale eoliche pare quantomeno inappropriato.

Creare un cartello contro l’eolico, che produce già oltre 6 TWh di energia ed ha ancora grandi potenzialità nel nostro paese, senza per questo intaccare un bene importante come il paesaggio, appare una battaglia di retroguardia, soprattutto in questa fase storica, in cui appare ineludibile attrezzarsi per frenare i cambiamenti climatici e al tempo stesso una grande opportunità per avviare una conversione in chiave ecologica dell’economia.

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