[16/07/2009] Comunicati

Afa, solleone e global warming di Toscana

FIRENZE. Dovrebbe attenuarsi nella tarda serata di domani l’ondata di calore che dallo scorso week-end sta attanagliando tutta la Toscana e, in generale, la penisola. L’approfondimento di una depressione sulla Gran Bretagna, infatti, causerà l’arrivo nella nostra regione di correnti atlantiche da ovest-nord-ovest, con conseguente diminuizione delle temperature (anche 6-7° rispetto a quelle odierne) e soprattutto con un significativo allentamento della morsa dell’afa.

Dopo un week-end all’insegna di un clima più mite, è probabile il ritorno dell’anticiclone africano, ma con una “spinta” inferiore e con una diversa inclinazione dell’asse della massa d’aria, fattori che dovrebbero portare di nuovo il solleone sull’italia meridionale, ma che non sembrano – ad ora - destinati a condurre, in Toscana, al replay di quanto avvenuto in questi caldi e afosi giorni (e notti).

Del resto siamo nei giorni tipicamente più caldi dell’estate toscana, le temperature sono salite a valori notevoli (oggi il Lamma prevede 35-36° nelle zone interne, e 31-32° sulle coste), ma comunque ancora siamo nell’ambito di una “normale” ondata di calore.

Il problema è che la situazione è “normale”, ma solo nell’ottica di un clima globale che sta mutando in modo significativo, con conseguenze particolarmente incisive proprio sulla Toscana stessa: l’afa che caratterizza questi giorni e queste notti è infatti legata alla provenienza della massa d’aria attualmente presente sopra i cieli toscani. Come si può notare dall’immagine (una carta dei geopotenziali – cioè in parole povere delle misure di pressione utili a decifrare la provenienza delle masse d’aria ad un’altitudine di circa 5000 m - prodotta dal modello americano Gfs e riferita alle 12 di oggi), infatti, sui cieli toscani è attualmente presente la parte più avanzata di un promontorio di alta pressione di diretta origine Sahariana.

Ciò che sta cambiando negli ultimi 10 anni è la matrice del campo di alta pressione che investe le nostre zone, che prima era di provenienza atlantica (l’anticiclone azzoriano, più fresco e ventilato), mentre ora le cronache sono occupate sempre più spesso dall’anticiclone africano (o libico), caratterizzato da aria molto calda che, nel giungere a noi attraverso il Mediterraneo, si carica di umidità per poi riversarla sopra l’Italia.

I motivi, legati al surriscaldamento globale, sono due: da una parte, esso (come spiegato più volte a greenreport da Giampiero Maracchi) muta la disposizione dei campi di alta pressione, favorendo i movimenti longitudinali (nord-sud) delle masse d’aria a scapito di quelli zonali (est-ovest), tipicamente predominanti poiché legati alla rotazione terrestre.

La tendenza alla meridianizzazione dei movimenti delle masse d’aria comporta anche una minore predittibilità del clima, poiché oltre ai movimenti da sud a nord sono favoriti anche i movimenti con asse prevalente nord-sud (ed è ciò che dovrebbe avvenire da domani, e per tutto il week-end) delle masse d’aria: ed è questo il motivo che causa una sempre maggiore estremizzazione del clima sul Belpaese, sia nella variazione inverno-estate, sia su scala giornaliera.

E poi c’è un altro fattore, ancora più influente: la fascia tropicale si sta espandendo, ad una velocità che “Repubblica” di sabato 11 luglio ha quantificato in 1,4 km/anno. Ciò significa, semplificando, che ogni anno, al momento di fare le medie climatologiche, si può notare che in media l’estensione verso nord della “zona rossa” che vediamo nell’immagine proiettata sull’Italia è aumentata di un valore medio di 1,4 km.

Questo fenomeno, direttamente collegato al Gw, prende in climatologia quello di “incremento di potenza della cella di Hadley” e di spostamento verso nord del suo braccio discendente: in poche parole, le aree anticicloniche costantemente presenti nella fascia sub-tropicale tendono ad espandersi sempre più verso nord, favorite dalla meridionalizzazione dei movimenti delle masse d’aria e dalla maggiore “spinta” da sud che esse ricevono.

Riguardo alla Toscana, questo ha un’influenza particolare: mentre, infatti, l’arrivo dell’anticiclone azzorriano (che quest’anno ha fatto finora solo timidi e brevi affacci sulle nostre zone) porta tipicamente venti occidentali sulla nostra regione, l’anticiclone africano è foriero di scirocco (sud-sudest) e libeccio caldo, con conseguente aumento delle temperature ma soprattutto dell’umidità: ed ecco l’afa, che quando sussistono configurazioni meteorologiche di questo tipo colpisce in particolare la Valpadana e la Toscana centrale, entrambe zone caratterizzate dalla presenza, sul loro lato settentrionale, di montagne piuttosto elevate che intercettano il calore e l’umidità, intrappolandole nelle zone adiacenti e senza poter sfogare l’energia accumulata con precipitazioni significative, a causa proprio della pressione atmosferica molto alta.

Va ricordato comunque che per ora la stagione estiva non sembra essere stata particolarmente secca e/o calda, soprattutto se confrontata con i valori della drammatica estate 2003, quando una configurazione simile a quella attuale si protrasse, con pochissime eccezioni, da inizio giugno a metà settembre. Il problema, quindi, non è l’arrivo dell’aria africana, fenomeno che era più raro ma comunque presente già prima che si iniziasse a parlare di global warming: è che arriva sempre più aria dall’Africa, e sempre meno dall’oceano Atlantico. E il futuro non sembra promettere niente di buono.

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