[16/07/2009] Consumo

Arpat spiega i pregi del consumo sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale

FIRENZE. Greenreport nei giorni scorsi ha dato notizia sulla serie di iniziative seminariali che Arpat ha organizzato a Terra Futura sul consumo sostenibile e sulle buone pratiche. Durante il convegno “Consumo sostenibile? Parliamone” è stato presentato il “Documento di Firenze su (produzione e) consumo sostenibile”, elaborato dal Gruppo di lavoro nazionale “Consumo sostenibile”, istituito dal Ministero dell’ambiente e coordinato dall’Agenzia regionale per l’ambiente toscana, a partire dall’ottobre 2008. Il Gruppo di lavoro, che è stato costituito nell’ambito del “Comitato di Gestione per l’attuazione del Piano d’azione nazionale sugli acquisti verdi e per la definizione della strategia nazionale sulla politica integrata dei prodotti”, istituito dal Ministero dell’ambiente (Direzione per la salvaguardia ambientale), si occupa della diffusione del consumo sostenibile, ed ha come principale punto di riferimento la futura “Strategia Italiana per il consumo e la produzione sostenibili”. Il gruppo di lavoro, costituito da enti pubblici, istituzioni e soggetti privati, enti di ricerca e università, associazioni ambientaliste e di consumatori, nonché singoli esperti, sviluppa riflessioni, identifica gli ostacoli alla diffusione delle buone pratiche e le metodiche per superarli, in modo da fornire supporto al Ministero dell’ambiente e ad altri enti che operano sul territorio.

Il Documento di Firenze ovviamente parte dall’analisi della situazione attuale. In sintesi: non è possibile continuare con le attuali modalità di produzione e consumo che incrementano l’“impronta” antropica sul pianeta determinando esaurimento delle risorse, inquinamento, disuguaglianze, disagi e tensioni sociali. Quindi, ad essere messi in crisi, in modo integrato, sono tutti gli aspetti della sostenibilità, economico, sociale ed ambientale. Il cambio di marcia si attua, secondo il Gruppo di lavoro che ha redatto il documento, sia agendo nella sfera privata (conoscenza del fenomeno, consapevolezza delle azioni e responsabilità delle scelte di ognuno), sia in quella pubblica attraverso la promozione di politiche integrate intersettoriali che abbiano effetti a caduta nella filiere produzione-consumo.

Evidenti sono poi i vantaggi ambientali della messa in pratica del consumo sostenibile, come specificato in un altro paragrafo del “Documento di Firenze su (produzione e) consumo sostenibile”: riduzione del prelievo di risorse non rinnovabili e ricorso a risorse rinnovabili; riduzione degli output inquinanti negli ecosistemi; valorizzazione socio-culturale del riuso e il riciclaggio; tutela la conservazione della biodiversità; promozione di un equo ed equilibrato accesso alle risorse naturali e riduzione dei consumi delle società del Nord del Mondo. Questi solo alcuni dei possibili vantaggi ma soprattutto come spiegano da Arpat il consumo sostenibile «contribuisce attivamente alla nascita di sistemi di produzione-distribuzione-consumo realmente innovativi e alternativi, facenti riferimento a stili di vita basati su un corretto modo di rapportarsi alle risorse naturali e fondati su una diversa concezione del benessere rivisitata e aggiornata». Tra le molte conseguenze che produzione sostenibile e consumo consapevole possono portare sul piano economico, sottolineiamo il contributo alla internalizzazione nel sistema dei prezzi, delle esternalità ambientali e sociali dell´intero ciclo di vita dei prodotti. In generale, come viene spiegato nel documento «il consumo sostenibile costituisce un’opportunità di cambiamento del modello economico corrente, basato sulla teoria della crescita, sulla finanziarizzazione e lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali». In questo scenario giocano un ruolo da protagonisti i consumatori finali (ad esempio nelle vari filiere corte), che con le loro scelte, influenzano direttamente le produzioni e perfino il packaging, partendo da una scala locale dove anche il rapporto interpersonale esercita il suo peso. Nella filiera del consumo consapevole quindi si passa facilmente dall’economia agli aspetti che interessano la sfera sociale, con il recupero del valore relazionale e «la creazione e condivisione di nuovi stili di vita e di nuovi modelli culturali, nelle quali trova risposta un diffuso bisogno di rigenerazione della dimensione comunitaria, di riappropriazione di autonomia culturale e decisionale, di recupero di una base di valori e principi».

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