[17/07/2009] Rifiuti

Nuove norme sulle discariche. Italia verso l´ennesima infrazione Ue

LIVORNO. Per le proroghe alla direttiva discarica non ci sono più i tempi. Ieri è infatti scaduto e il termine fissato dall’Unione Europea per conformare le discariche presenti nei paesi membri alle norme comunitarie. Gli Stati membri hanno avuto otto anni di tempo per garantire che i siti esistenti prima dell’entrata in vigore della normativa europea sulle discariche fossero messi a norma o chiusi del tutto. Per questo adesso la Commissione ha scritto a tutti i 27 paesi dell’Unione per ricordare i loro obblighi al riguardo e raccogliere dati sulla conformità e quelli che violano la legislazione comunitaria rischiano un procedimento. Noi siamo tra quelli.

A partire dal 16 luglio 2009 tutti gli Stati membri dell’UE a cui non sono state concesse proroghe devono garantire che le discariche non a norma esistenti prima dell’adozione della relativa direttiva sulle discariche rispondano ora alle disposizioni previste.

Le proroghe di quattro anni sono state concesse ai paesi che, nel 1995, avevano un tasso di conferimento dei rifiuti urbani in discarica oltre l’80. Questi paesi avevano il compito di ridurre tale tasso del 25% entro il 2010 e dimezzarlo entro il 2013. Gli Stati membri che avevano ottenuto proroghe sono Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Regno Unito, Romania e Slovacchia. E successivamente Bulgaria, Polonia e Romania hanno beneficiato di ulteriori proroghe delle scadenze con obiettivi annuali decrescenti per il quantitativo di rifiuti da smaltire in alcune discariche non conformi. Le nuove scadenze sono le seguenti: Bulgaria (14 siti) 31 dicembre 2014; Polonia (305 siti) 31 dicembre 2011; Romania (101 siti) 16 luglio 2017.

I dati statistici più recenti, che risalgono al 2008 e riguardano i 12 nuovi Stati membri, mettono in evidenza l’esistenza di circa 1600 discariche non a norma. E la Commissione, che solo a fine anno disporrà di dati definitivi, riguardo alla situazione in tutti gli Stati membri, sta già verificando la conformità delle discariche nell’Unione e se alcuni siti nazionali continueranno a funzionare nel mancato rispetto delle norme europee, valuterà la possibilità di intraprendere un procedimento nei confronti degli Stati membri interessati.

Procedimenti sono già stati presi in passato nei confronti di diversi paesi e l’Italia era tra quelli per cui la Corte di giustizia europea ha ritenuto che non fossero stati rispettati gli obblighi in materia di smaltimento dei rifiuti e quindi siamo insieme a Spagna, Francia, Irlanda, e Grecia sotto la lente d’ingrandimento.

Tra l’altro l’Italia che ha recepito con il Dlgs 36/03, che di proroga in proroga nei fatti non è mai stato pienamente applicato e la cui applicazione anche adesso per effetto di una ennesima scappatoia è stata ulteriormente prorogata.

La disciplina doveva infatti entrare definitivamente in vigore dallo scorso 30 giugno, salvo la possibilità da parte delle regioni di chiedere una ulteriore proroga “limitatamente alle discariche per i rifiuti inerti o non pericolosi”. Possibilità che è stata ampiamente sfruttata e quindi gli adempimenti slittano al 31 dicembre 2009.

La direttiva puntava a prevenire o ridurre gli effetti negativi delle discariche di rifiuti sull’ambiente, e in particolare sulle acque di superficie e sotterranee, sul suolo, sull’aria e sulla salute umana. La direttiva definisce requisiti rigorosi per il percolato e le emissioni di gas di discarica e dà precise indicazioni sulla tipologia dei rifiuti che vi possono essere conferiti.

Tra queste un potere calorifero superiore a 13.000 kJ/kg e la quantità di rifiuti urbani biodegradabili che proprio a partire da ieri, avrebbero dovuto essere dimezzate, rispetto ai livelli del 1995.
I rifiuti biodegradabili, che dovranno essere destinati ad altre forme di gestione più compatibili con l ’ambiente come il compostaggio o l’incenerimento con recupero di energia, smaltite in discarica sono soggetti alla putrefazione per questo fonte di percolato e di gas quali il metano che è un gas serra con un potenziale di riscaldamento 25 volte più elevato rispetto all’anidride carbonica e uno dei gas che contribuisce maggiormente ai cambiamenti climatici.

La Commissione ha chiesto informazioni in merito agli Stati membri per verificare la conformità all’obiettivo di riduzione del conferimento dei rifiuti biodegradabili in discarica anche in vista della prossima scadenza al 2016, quando l’obiettivo di riduzione passerà al 65% rispetto ai livelli del 1995. E nel dicembre 2008 la Commissione ha adottato un Libro verde volto a valutare la necessità di adottare una nuova normativa che potesse trasferire un quantitativo maggiore di rifiuti biodegradabili dalla discarica al riciclaggio e al recupero di energia.

I rifiuti biodegradabili rappresentano ad oggi il 40% circa dei rifiuti urbani di tutta l’Europa e il loro conferimento in discarica rappresenta ancora il sistema più comune di smaltimento nell’Unione europea allargata. Le potenziali ripercussioni negative di questo metodo sono ben note, dato che il gas di discarica rappresenta più del 2% delle emissioni di gas serra dell’UE.

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