[17/07/2009] Aria

La Cina agli Usa: sui cambiamenti climatici giocate il ruolo che vi spetta

LIVORNO. L’avvicinamento alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici che si terrà a dicembre a Copenhagen sembra fatto sempre di più di “avvertimenti” tra i grandi Paesi del mondo, di duelli a colpi di fioretto verbali tra le vecchie potenze e quelle emergenti e già colossali. Il portavoce del ministro degli esteri cinese, Qin Gang (nella foto), ha detto che «La Cina spera che gli Stati Uniti vogliano giocare il ruolo che gli spetta e prendersi carico delle loro responsabilità storiche di fronte al cambiamento climatico. Ci rallegriamo dei recenti positivi cambiamenti del governo americano nella politica climatica» ha detto Qin ricordando che Barack Obama al G8 de L’Aquila ha affermato che i Paesi ricchi hanno il dovere di prendere la testa della lotta contro il cambiamento climatico.

Il governo cinese sta seguendo con cautela ed attenzione la visita in Cina del segretario americano per l’energia Steven Chu che «Aiuterà gli Usa e la Cina a comprendere meglio le posizioni di ogni Paese al riguardo – ha detto Qin – La nostra politica di fronte al problema del cambiamento climatico è chiara e non cambia, richiamando l’adesione alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Unfccc) e al Protocollo di Kyoto».

Medaglie al merito ambientale che gli americani non possono ancora vantare dopo il disastroso eco-scetticismoo di Bush.

Qin ha chiesto «Immediatamente alle economie sviluppate di prendere la testa della riduzione delle emissioni di gas serra dopo il 2012, dopo l’esaurimento del Protocollo di Kyoto, e di offrire fondi e tecnologie ai Paesi in via di sviluppo per lottare contro il cambiamento climatico. I Paesi in via di sviluppo potrebbero così optare per una strategia di sviluppo sostenibile. La cosa più importante è di insistere sul principio di "responsabilità comune ma differenziata" stabilito dall’Unfccc, dato che questa è la linea di condotta della cooperazione internazionale per far fronte a questa sfida».

Una linea di condotta che non sembra molto popolare a Washington, Mosca, Berlino, Parigi, Londra Roma, Tokyo ed Ottawa.

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