[20/07/2009] Acqua

Anche Unicredit si ritira dal finanziamento della diga di Ilisu in Turchia

FIRENZE. Del ritiro degli istituti finanziari europei (tedeschi, austriaci, svizzeri) dal progetto della diga di Ilisu nella Turchia sud-orientale, greenreport ha già riferito nei giorni scorsi. La motivazione ufficiale è che il governo turco sembra non aver rispettato le prescrizioni per la riduzione dell´impatto ambientale della centrale idroelettirica su persone, ambiente e beni culturali.

Il passo indietro fatto dagli istituti finanziari potrebbe anche essere dovuto alla pessima pubblicità che sarebbe caduta loro addosso, sottolineata dal vasto movimento internazionale che si è istituito contro la diga, o anche da una situazione economica internazionale non propria rosea che invita alla prudenza.

Di fatto il ritiro c´è stato e la Turchia è rimasta sola a portare avanti il progetto con gli inevitabili rallentamenti: «L´annullamento del contratto di finanziamento non ha alcun fondamento scientifico e tecnico. Si tratta interamente di una decisione politica- ha dichiarato Veysel Eroglu, ministro turco delle Politiche ambientali e forestali- La Turchia in questo momento è una grande potenza nella sua area. E´ del tutto naturale che alcuni paesi si sentano disturbati da questa realtà».

Nonostante che il governo turco sembri intenzionato ad andare avanti ormai pare che slitti l´annunciata data di inizio lavori (30 luglio). Del resto gli 1,2 miliardi di euro garantiti dagli istituti di credito europei erano fondamentali per proseguire con il progetto e tra l´altro per Ankara, sul fronte economico, continuano le brutte notizie: anche il gruppo Unicredit (amministrato da Alessandro Profumo, che controlla la Bank of Austria Creditanstalt, uno degli istituti che finanzia il progetto della diga) pare si ritiri dall´"impresa", come riferisce l´avvocato Luca Saltalamacchia in prima fila nella battaglia legale in rappresentanza delle popolazioni locali, che si è sempre confrontato con i vertici del gruppo Unicredit, richiamandoli alle loro responsabilità morali.

«Quando è stato emesso il comunicato delle agenzie per l´esportazione del credito abbiamo tempestato di e-mail tutti i dirigenti di Unicredit con i quali ci siamo interfacciati in questi anni» racconta Saltalamacchia, ed il "messaggio" ha avuto effetto: nei giorni scorsi è arrivata la buona notizia che anche Unicredit si ritira: «Sul loro sito, ho trovato anche la dichiarazione ufficiale che cita proprio le rimostranze delle ong sulla sostenibilità del progetto tra i motivi della decisione. Aspettavano che le altre agenzie si pronunciassero, per non pagare la penale prevista, ma avevano capito che era un disastro mediatico».

L´avvocato sottolinea poi il valore di questo precedente «Pressando i finanziatori abbiamo ottenuto che questi pressassero le agenzie per ottenere che il governo di Ankara applicasse i prerequisiti richiesti. Resta il problema, perché il progetto va avanti lo stesso, ma resta anche un precedente per i rapporti tra le multinazionali e i diritti umani delle popolazioni civili interessate dai grandi progetti economici. Un meccanismo virtuoso che spero si trasformi in un´onda» ha concluso Saltalamacchia.

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