[31/05/2006] Urbanistica

Prs, le osservazioni di Ambiente e Lavoro e di Legambiente

FIRENZE. Per Ambiente e Lavoro e Legambiente il Prs 2006-2010 rappresenta «uno sforzo apprezzabile di definire un programma di sviluppo fondato sulla stretta connessione tra obiettivi e uso delle risorse», ma restano dubbi sulla sua efficacia di mobilitare risorse ambientali e umane. Per AeL e Cigno Verde i nodi da affrontare sono: la perdita di centralità del lavoro e della conoscenza, la mancata risposta ai problemi della sostenibilità ambientale e territoriale dello sviluppo e della sfida dell’ambiente come fattore qualificante e strategico per la competitività di territori e sistemi produttivi.

Su questo chiedono alla Regione precisi impegni: indicazioni in Pier, Praa e Prse per l’attuazione e l’anticipazione degli obiettivi del protocollo di Kyoto; convenzione per la biodiversità; politiche di sostenibilità ed uso oculato delle risorse; sviluppo di ricerca scientifica e formazione, riqualificazione competitiva dei settori industriali tradizionali; creazione di attività fortemente innovative per risparmio energetico ed energie rinnovabili; uso territoriale dei fondi comunitari; aumento di conoscenza e qualità dei prodotti; piani di riqualificazione energetica dei trasporti e della mobilità urbana e della progettazione, ristrutturazione e ammodernamento degli edifici.

Per Legambiente ed Al, dopo il fallimento dell’obiettivo «di innescare processi virtuosi di sviluppo sostenibile e di riqualificazione del lavoro», è urgente una riforma della concertazione, con accordi vincolanti per impegni, risorse, strumenti e procedure condivise e trasparenti di valutazione strategica ambientale, «non risolte adeguatamente dalle procedure di valutazione integrata in discussione».

La "macchina regionale" va riorganizzata per ricostruire capacità di progetto e integrazione di politiche con piani e programmi per lo sviluppo sostenibile. Nelle osservazioni al Prs Al e Legambiente individuano tre aree vaste (1. Lucca-Pistoia–Prato– Firenze-Mugello– Valdarno Superiore–Arezzo; 2. Firenze/Piana di nord-ovest– Montalbano–Empolese Valdelsa-Valdarno Inferiore-Pisa; 3. Lunigiana- Massa Carrara–Versilia- Pisa–Livorno–Piombino) e tre aree rurali vaste (Arezzo; Siena; Grosseto).

Nelle aree urbane la situazione dell’ambiente è peggiorata «sia in termini di consumi di suolo, che di emissioni di CO2, anche rispetto a "Segnali ambientali in Toscana 2006", che vanta effetti positivi delle politiche, tutti da dimostrare». La Toscana “rurale” si sviluppa con tendenze più sostenibili, ma rischia, per carenza di infrastrutture, di non sfruttare le proprie potenzialità.

Situazioni sociali e strutturali molto diverse e differenze che «potrebbero forse essere ridotte o rese dinamicamente più competitive e trasformate in ricchezza tramite un sistema integrato di valorizzazione del territorio che richiederebbe nella prima Toscana un efficiente sistema di trasporti pubblici e nella seconda una viabilità interna leggera ma moderna, sistemi a rete di connessione/cablaggio tra le due realtà e al loro interno, e soprattutto collegarle con un sistema di parchi ambientali e naturali integrati».

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