[31/05/2006] Consumo

Agricoltori europei con Greenpeace contro il riso transgenico Bayer

FIRENZE. La Confederazione italiana agricoltori (Cia) ha firmato la petizione «No al riso Ogm in Europa», promossa da Greenpeace «per impedire che questo prodotto biotech possa arrivare sulle tavole degli europei e contaminare le stesse coltivazioni risicole del vecchio continente». Le conseguenze di un eventuale «via libera» al riso transgenico saranno determinanti, sostengono gli stessi agricoltori, «anche per molti paesi produttori, specialmente quelli in via di sviluppo».

La petizione chiede di respingere la richiesta di autorizzazione fatta alla commissione Ue dalla multinazionale Bayer che vuole importare in Europa riso geneticamente modificato (Llrice62) e «ribadisce, pertanto, l’applicazione rigorosa del principio di precauzione per le colture transgeniche. In particolar modo, per il riso Ogm, per il quale si sollecita una moratoria alla coltivazione commerciale e all’importazione e un´analisi ponderata sull´impatto della commercializzazione per i paesi in via di sviluppo». La Cia sottolinea la necessità «di un sostegno alla ricerca e allo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, mentre si chiede alla comunità internazionale di partecipare alla lotta contro la fame e la malnutrizione, fornendo un’assistenza concreta ad agricoltori al fine di garantire la sicurezza alimentare e l´uso democratico delle risorse alimentari locali mediante politiche e pratiche responsabili e la promozione della biodiversità».

Per Greenpeace e Cia se verrà accolta la richiesta del colosso agroalimentare tedesco, ci sarebbero rischi per la salute e l’ambiente, e si metterebbero in pericolo molte varietà di riso europee. «Il nulla osta europeo al riso transgenico – si legge nella petizione – permetterebbe non solo alla Bayer, ma anche ad altre aziende biotech di promuovere la coltivazione di riso Ogm nei paesi in via di sviluppo, spianando in tal modo la via alla contaminazione genetica delle varietà di riso già esistenti nelle aree di origine e di biodiversità e mettendo in pericolo la principale fonte alimentari di quelle popolose zone. L’impatto – avverte la Cia – ricadrà principalmente sulle popolazioni rurali, le più povere ed esposte».

(nella foto una risaia italiana in tarda primavera)

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