[01/06/2006] Energia

«Bloccare il progetto del rigassificatore per verificarne la sicurezza»

FIRENZE. «Com’è possibile che la Regione intenda nominare una commissione per verificare la sicurezza dell’impianto senza ritenere opportuno l’immediato blocco del progetto?». E’ la domanda principale che i rappresentanti del Comitato anti-off shore hanno posto alla Commissione sanità del Consiglio regionale, presieduta dal consigliere verde Fabio Roggiolani, che li ha ricevuti per un’audizione. Gli esponenti del gruppo che in questi mesi ha dato vita a numerose iniziative per contrastare il progetto hanno ribadito quelli che secondo loro sono i possibili rischi per la salute dei cittadini.
Mario Martelli ha citato uno studio commissionato in California sui rischi in caso di incidente a un impianto che tratta grandi quantità di gas naturale liquefatto, secondo il quale in caso di rottura di tutti i contenitori «una nube di gas potrebbe sprigionarsi e spingersi fino a 55 chilometri di distanza».

Massimo De Santi, altro componente del Comitato, ha invece detto che «nel pensare a questi impianti non sono stati presi in esame tutta una serie di parametri per la sicurezza». «Il rigassificatore off-shore – ha spiegato – è un progetto ipotetico, la cui tecnologia non è stata di fatto mai sperimentata. Per questo abbiamo rivolto un appello per una moratoria, a livello nazionale, sulla messa in funzione di impianti energetici a combustibili fossili».

Beatrice Bardelli, che fa parte del Comitato nato a Pisa per opporsi alla realizzazione dell’impianto, ha puntato il dito sulla questione dei fanghi tossici, dal momento che il rigassificatore sorgerà in una zona dove sono stati sversati 1 milione e 700 mila tonnellate di fanghi tossici dragati a suo tempo dal porto di Livorno. «Fanghi che, con lo scavo e l’interramento della condotta sottomarina dell’impianto – ha affermato Bardelli – e con l’aumento del traffico navale e gli ancoraggi, potrebbero ritornare in sospensione».

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