[01/06/2006] Acqua

Ora anche l’Arno ha il suo dizionario

FIRENZE. Nei giorni scorsi è stato presentato in Consiglio regionale il nuovo libro di Giovanni Menduni (nella foto) "Dizionario dell’Arno" edito da Aida Firenze. Trecento voci dalla A alla Z per tracciare un “viaggio attraverso la vita, la storia, i personaggi del fiume e della sua terra” recita il sottotitolo del libro che veda anche la preziosa introduzione di Leonardo Rombai.

Nell’occasione abbiamo chiesto all’autore come gli sia venuta l´idea di un dizionario per l´Arno?
«L´idea iniziale era quella di uno strumento da consultare via web che potesse essere navigato attraverso una ragnatela di collegamenti sparsi lungo il testo. Un qualcosa per rispondere alle tante domande che un fiume può porre a chi lo osserva. Poi, l´amore per la carta stampata ha preso il sopravvento e ho deciso per il libro. Ne è derivata una scelta strategica che, se da un lato ha congelato la struttura dinamica che avevo pensato, ha tuttavia fatto emergere il mio itinerario personale sui temi del fiume e del suo territorio».

Da quanto ci lavora?
«Più o meno un paio d´anni».

Nel libro si intrecciano definizioni che sono "pane quotidiano" per un segretario di un Autorità di bacino (da quelle del rischio idraulico a quelle attinenti la qualità dell´ecosistema fluviale), con altre che riguardano la letteratura, l´arte, la storia. Pensa che per risolvere i problemi che affliggono oggi l´Arno sia di aiuto una conoscenza "integrale" del fiume o la scelta è stata dettata dall´obiettivo di allargare il target dei possibili lettori?
«Devo essere onesto: a tutto ho pensato meno che al target: credo che la storia, la memoria, il paesaggio, gli ecosistemi siano, debbano essere, pane quotidiano al pari degli idrogrammi di piena, delle aree a pericolosità, delle opere idrauliche. L´intreccio tra un bacino fluviale e l´ambiente antropizzato è un tema di straordinaria complessità che non può essere miseramente ridotto ad un approccio interventista teso esclusivamente a domare la natura. Occorre una visione globale che, si badi bene, è ben più difficile e impegnativa dell´altra e richiede grande creatività. Il libro, in fondo, vuole sottolineare anche questo».

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