[05/06/2006] Parchi

Direttiva uccelli e Zps, l’Italia tra i cattivi

BRUXELLES (Belgio). Una relazione della Commissione europea fornisce un supporto sullo stato di attuazione della direttiva uccelli alla valutazione dei progressi compiuti dagli stati membri sull’applicazione delle disposizioni nazionali e mette tra i cattivi l’Italia. «Un aspetto ancora controverso – si legge nel documento – è quello della compatibilità dei regimi e delle prassi che disciplinano l’attività venatoria in alcuni Stati membri con le disposizioni della direttiva. In alcuni paesi, e in particolare in Francia, Spagna e Italia, si tratta di un conflitto di vecchia data che ha dato luogo a una lunga serie di contenziosi. La controversia sulla caccia ha reso necessaria una migliore comprensione delle disposizioni della direttiva a diversi livelli e un dialogo più fattivo con il settore della caccia».

Nell’Unione europea sono state classificate oltre 3.000 Zone di protezione speciale (Zps), circa l’8% del territorio, cui va aggiunta una zona marittima di oltre 2,7 milioni di ettari, ma con differenze notevoli tra stato e stato: si passa dal 2% in Francia a oltre il 15% in Spagna. Solo Belgio, Danimarca, Lussemburgo e Olanda hanno creato davvero la rete di Zps. Comunque gli interventi di protezione e conservazione, particolarmente per le zone umide, e l’elaborazione di piani d’azione hanno consentito di avviare la ricostituzione di popolazioni alcune specie gravemente minacciate, anche se alcuni siti importanti sono di fatto senza alcuna protezione reale. La commissione chiede quindi di «intensificare gli sforzi affinché l’applicazione della direttiva consenta di realizzare l’obiettivo da essa perseguito, ossia la conservazione delle specie di uccelli selvatici d’Europa, e contribuisca efficacemente ad arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010, in linea con l’obiettivo Ue concordato dal Consiglio europeo di Göteborg e incluso nel sesto programma d´azione per l’ambiente».

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