[06/06/2006] Rifiuti

Servizi pubblici, la legge regionale non aspetterà i decreti del Testo unico

FIRENZE. Il testo unico e i decreti conseguenti hanno ingenerato grande confusione normativa (con conseguenze nefaste per controllori e controllati). Tuttavia va distinto ciò che è in vigore e cogente e ciò che si dice si vorrebbe cambiare, visto che gli indirizzi verso i quali si sta muovendo il ministero dell’Ambiente sembrano essere quelli di utilizzare tutti i due anni previsti dalla delega per fare i cambiamenti e riscriverla quasi completamente.

Questa dialettica sulla revisione del testo unico, potrebbe però rimettere in discussione anche i tempi della nuova legge regionale sui servizi pubblici, che l’assessore Agostino Fragai dovrebbe presentare entro l’estate.

Abbiamo chiesto al responsabile Ambiente per la Regione Mauro Grassi, se un timore del genere è fondato, visto che ci sono diversi punti, come quelli dell’organizzazione dell’Ato, e della liberalizzazione dei servizi, in cui legge regionale e legge delega ambientale si muovono su binari opposti e paralleli.
«Qualche compromissione fra le cose in effetti ci può essere: molti elementi nuovi collidono con alcuni indirizzi della legge regionale, però credo che i tempi della nostra legge possano essere rispettati, perché sarebbe meglio fare eventuali aggiustamenti in corso d’opera. Anche perché ricordiamoci che l’avvio delle leggi nostre è sempre molto lento, c’è un primo passaggio in consiglio, poi va alla giunta, poi di nuovo consiglio…. Quindi considerato tutto questo e considerato che il corpo della legge è pressoché pronto, la mia opinione è che non sia il caso di rimandare l’avvio della legge regionale, se poi ci sarà da fare qualche riconsiderazioni saremo sempre in tempo».

E’ in discussione anche la legge sulla partecipazione ed è indubbio che esiste un problema di come la società civile pesi nelle decisioni, basta anche vedere i dati emersi dalla recente indagine in provincia di Firenze dove a fronte di un’ampia maggioranza di cittadini che dice di condividere le scelte sull’ambiente, gli stessi cittadini hanno la consapevolezza di incidere su queste decisioni solo in minima parte….
«Mi sembrano dati per certi versi abbastanza normali, perché spesso le maggioranze silenziose accettano le decisione prese da chi li governa perché si tratta di decisioni giuste. Poi inevitabilmente ci sono minoranze recalcitranti, le cui posizioni quasi sempre dipendono da scelte localistiche: chi ha il termovalorizzatore vicino a casa, pensa che siano da distruggere a prescindere, è una dialettica piuttosto normale».

Il punto però è come favorire la partecipazione laddove la gente non vuole partecipare. Penso per esempio alla questione dei rifiuti pericolosi, di cui nessuno vuole sentire parlare, comprese le istituzioni che se ne stanno ben zitte: non pensa che sarebbe compito loro promuovere la partecipazione anche su questi temi?
«Certo che lo devono fare. Infatti noi abbiamo dato indirizzi precisi ad Arpat sui rifiuti pericolosi: abbiamo chiesto loro di fare vere e proprie campagne informative, anche perché il miglior controllo sull’ambiente lo fa chi ci vive. Ma il problema dei rifiuti speciali è che la legislazione dà meno adito ai controlli, e quindi secondo me sarebbero necessari più controlli alla fonte, nei confronti dei grandi produttori di rifiuti».

Tornando alla partecipazione e ai rifiuti pericolosi, come si concretizzano questi “indirizzi”?
«Nello specifico non lo so. So che fin dall’inizio l’assessore Artusa ha chiesto ad Arpat una particolare attenzione proprio perché sappiamo che i rifiuti speciali sono negletti nell’interesse dei cittadini. Poi Arpat ha le sue campagne e i suoi fondi che utilizza autonomamente volta per volta, sulle varie tematiche calde poste dall’amministrazione».

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