[09/06/2006] Comunicati

Sonia Cantoni a greenreport: «Manca la certezza del diritto e del dovere»

FIRENZE. Da poco meno di un anno Sonia Cantoni (nella foto) è alla guida dell’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente toscano, dove è stata nominata dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini. Una esperienza di assessore al Comune di Sesto San Giovanni e, soprattutto, una lunga milizia nel settore ambientale (ha lavorato anche all’Arpa lombarda) contrassegnano il suo curriculum. Greenreport l’ha intervistata.

La legislazione ambientale, già ridondante e soggetta a libere interpretazioni prima del varo del Testo unico (oltre 3.000 le pagine fra leggi nazionali, regionali, decreti, delibere…), è entrata in una fase estremamente confusa e pericolosa per l’ambiente, per i controllati e per i controllori. Da una parte ci sono prescrizioni cogenti, dall’altra annunci di abrogazione e sospensione che avranno tempi non brevi per affermarsi. Non ritiene che, in un ambito così delicato siamo formalmente e sostanzialmente in presenza di incertezza del diritto e, conseguentemente di incertezza del dovere? E gli enti di controllo, in questa situazione, come si possono (o debbono) muovere secondo lei?
«Questa sofferenza l’avvertiamo in pieno e non da oggi. Certo, ora più che mai visto che il testo unico doveva raccordare tutte le legislazioni, ma per esempio i transitori li tratta in modo non omogeneo, oppure cambia molte cose rispetto alla vecchia legislazione, sia nazionale che regionale: tutto ciò produce una fase consistente di incomprensione, che significa anche spendere molto per adeguarsi, e questi sono costi veri di cui spesso ci si dimentica. Quindi oggi ci troviamo evidentemente nell’incertezza sia del dovere che del diritto: con una legislazione ridondante, un testo unico che non unifica e su cui pendono da una parte i ricorsi delle regioni, dall’altra le dichiarazioni del ministro dell’ambiente intenzionato a ritirare la norma. Comunque qualche giorno fa la Regione Toscana, che ha costituito diversi gruppi di lavoro sull’argomento, ha emanato un provvedimento con cui fa salvo quanto deciso dalla regione sulle funzioni già delegate agli enti locali, in attesa che sia superato questo momento di incertezza».

Oltre all’Arpat, i soggetti diversamente (ma non troppo) deputati al controllo sulle attività ambientali sono una vera pletora: guardia di finanza, carabinieri, corpo forestale, guardie ambientali, polizia provinciale, polizia municipale, ecc. Vista la vastità e la contraddittorietà delle norme in vigore, esiste una forma di coordinamento fra questi soggetti, almeno al livello delle interpretazioni delle leggi?
«No, non è previsto coordinamento né dalla vecchia legge né dal testo unico approvato recentemente. Però per esempio nella prassi in Toscana esistono iniziative in tal senso. C’è per esempio il protocollo del 2005 promosso dalla Regione che prevede che Arpat e l’ex Noe dei carabinieri, mettano in comune conoscenze e programmi di controllo. So poi che la Regione sta lavorando anche con guardia di finanza e guardia forestale per coinvolgerle nell’accordo»

E’ evidente che le leggi e le normative, quanto la loro corretta applicazione, riguardano sia soggetti pubblici che privati, le istituzioni come le imprese. Mentre si ha notizia di controlli, più o meno stringenti sulle imprese (pubbliche e private), non si ha notizia di controlli effettuati sulle istituzioni. Eppure, rimanendo alla legislazione e alla normativa ambientale, sono assolutamente evidenti ed acclarate le inadempienze dei vari livelli istituzionali (dai tempi di formulazione dei piani a quelli di risposta alla richiesta di autorizzazioni; dalla ignoranza degli obblighi sul Gpp alla mancanza dei censimenti della presenza di amianto sugli edifici pubblici): non crede che esistano, nei fatti, due pesi e due misure?
«Partiamo da una considerazione di fondo: è sbagliato considerare la voce ‘controlli’ solo dal punto di vista della repressione. I controlli vanno sempre più nel senso della funzione di prevenzione e di conoscenza. Per questo il nostro compito è fare formazione, fare promozione e dare il buon esempio».

Mi perdoni: di fatto le istituzioni sono ignorate nelle loro inadempienze dagli organi di controllo. Perchè ciò che si ritiene sbagliato per una impresa dovrebbe essere giusto e/o ignorato per un ente? Ritiene che sia giusto? Dove va a finire, in questo modo, la funzione pedagogico-emulativa delle istituzioni? Non pensa che molto scetticismo, da parte dei cittadini, derivi anche da questa insufficiente credibilità delle istituzioni?
«Allora diciamo che visto che le risorse sono tutt’altro che infinite, il controllo degli enti non è tra le priorità. E’ vero che ci sono leggi, ma a fronte di questo norme anche piuttosto datate, non è che poi la Toscana risulti più indietro rispetto ad altre regioni. Anzi, per esempio sugli ‘acquisti verdi’ ci sono molte reti che si sono costituite per applicare questi principi, sui quali tra l’altro facciamo buon esempio e formazione praticando politica di sostenibilità».

Date il buon esempio sul green public procurement? Allora rispettate il 30% di acquisti verdi che era previsto dal Decreto Ronchi e il 40% stabilito dalla legge regionale?
«Oddio, queste percentuali sono un indicatore peculiare, andrebbe calcolato non su tutti i prodotti... Insomma no, non raggiungiamo quelle percentuali ma stiamo facendo il possibile per fare il più possibile acquisti sostenibili: lo facciamo già per la carta, per i detergenti, nei bandi di gara attribuiamo punteggi più alti a chi ha certificazioni ambientali… ».

Che autonomia di scelta ha l’Arpat nella pianificazione e nell´indirizzo dei controlli?
«Noi facciamo una proposta di programma di intervento triennale, di tipo strategico. E poi facciamo una proposta operativa sull’annuale. Tale proposta viene preparata in conferenze locali con Provincia Asl e Comuni, poi prima di adottarla acquisiamo parere di una conferenza che vede presenti sia Regione che enti locali. Quindi la nostra è un’autonomia operativa fatto salvo il confronto secondo modelli tendenziali sempre più cooperativi».

E’ ipotizzabile l´investimento di risorse finanziarie e umane per monitorare (almeno) ciò che viene rispettato dalle istituzioni che hanno emanato leggi e norme che riguardano anche loro stesse?
«Valutare l’efficacia delle politiche non è compito nostro. Noi facciamo il monitoraggio di alcuni parametri e indicatori: per esempio noi possiamo monitorare la qualità dell’aria, ma non l’efficacia delle politiche del trasporto locale».

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