[15/06/2006] Urbanistica

Piano strutturale della Val di Cornia, «prima di tutto la contabilità ambientale»

PIOMBINO (Livorno). Legambiente Toscana, insieme al circolo territoriale, intervengono sul Piano strutturale della Val di Cornia, valutandolo con apprezzamenti e critiche. L’associazione ambientalista mostra di apprezzare «la struttura del piano, la funzione strategica delle unità territoriali, con l’intento di evitare la frantumazione molecolare delle funzioni e la perdita d’identità di un territorio, la precedenza per il riuso di aree degradate o dismesse». Nell capitolo «preoccupazioni e critiche» mette invece la possibilità «che il piano lasci una porta aperta a soluzioni diverse dal suo spirito». «Pare plausibile – cita come esempio Legambiente – che le aree portuali vadano ad espandersi in aree aperte naturali invece che in aree industriali da riutilizzare. Inoltre non c’è sostanzialmente un’indicazione sul recupero ad altri usi, di centinaia di ettari di aree aperte già industriali». «Occorre chiarire – prosegue il documento dell’associazione – le ipotesi sulle Fabbricciane, la strada Fiorentina-Diaccioni, le varianti anticipatrici del piano sui porti, su Città Futura e cave di Campiglia. Infine, pensiamo che le interconnessioni fra le zone protette (corridoi ecologici) vadano incrementate, e che le previsioni di sviluppo quantitativo nei vari settori che si limitano a fotografare i processi in atto fino al 2001, invece, vadano riviste e sottostimate».

La richiesta complessiva di Legambiente è, insomma, quella di avviare un reale percorso di partecipazione. E fra gli strumenti da introdurre, comincia da «una seria contabilità ambientale, perché senza misurabilità non c’è governo possibile», che precede la Valutazione ambientale strategica come momento chiave che «permetterà di verificare se piani e programmi vanno nella direzione corretta della sostenibilità ambientale». Il rischio paventato da Legambiente è che le affermazioni contenute nel documento che dà il via al procedimento di piano strutturale, secondo cui la programmazione territoriale deve porre «al centro lo sviluppo sostenibile, con l’individuazione dell’insieme dei limiti e dei vincoli che devono presiedere all’evoluzione economica», è che rimangano solo sulla carta e non siano praticate realmente. Da qui, la sfida lanciata alle amministrazioni locali di una serie di consultazioni con le Autorità che hanno specifiche competenze ambientali, organizzazioni ambientaliste, sindacati, ordini professionali, organizzazioni di categorie, cittadini.

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