[20/06/2006] Urbanistica

Per un piano nazionale delle coste ci vuole un approccio globale ed olistico

PORTOFERRAIO (Livorno). La difesa delle coste ed il loro uso è diventato un tema sentito e discusso, ma è maturo il tempo per giungere ad un piano nazionale delle coste? Ne abbiamo parlato con Eugenio Fresi, ordinario di ecologia all’Università Tor Vergata di Roma. «Una legge ormai antica, la 979 del 1982 diceva di sì, prevedendo la redazione di un piano di difesa del mare e delle coste dall’inquinamento – spiega Fresi – il piano è stato in effetti redatto, a cura dell’allora Ministero della marina mercantile, ma è rimasto lettera morta poiché non ha mai ottenuto il previsto concerto del ministero dell’ambiente. L’idea informatrice di quel piano era che la protezione delle acque costiere dovesse avvenire tramite la gestione dello strumento delle concessioni sul demanio marittimo. Così intesa, la pianificazione confinava sé stessa sulla spiaggia omettendo qualsiasi riflessione sulla natura, caratteristiche ed estensione del proprio oggetto».

Un approccio che le sembra superato?
«Dire costa, in effetti, non è dire solo mare o terra adiacente al mare poiché i limiti, in entrambe le direzioni, variano a seconda dei criteri utilizzati per definirli. Questi criteri sono molteplici e dipendono sovente dal tipo del problema affrontato. Non sfugge tuttavia che un singolo criterio è insufficiente e che il sistema costiero deve essere definito nella sua caratteristica multidimensionalità. Un simile esercizio, insieme con il tentativo della definizione “verticale” degli ambiti costieri (un’isola minore è tutta spazio costiero?; è sensato estendere l’ambito costiero dal compluvio al limite esterno della zona ecologica?) resta largamente da fare e rappresenta un elemento critico di un piano per la gestione integrata della zona costiera».

E a cosa deve servire questo piano?
«Deve avere l’obiettivo strategico di ridurre al minimo gli impatti reciproci tra gli usi in conflitto negli spazi costieri, con l’ottica di garantire la perennizzazione dello sfruttamento di ciascuna e di tutte le risorse nel loro complesso, una nozione che ricomprende anche la preservazione delle strutture e dei processi ecologici coinvolti dagli usi in questione, indipendentemente dalla loro utilità per l’uomo. Ciò che deve essere messo a punto è dunque un approccio globale ed olistico, basato su principi, obiettivi e meccanismi di gestione che, unitamente allo sviluppo delle necessarie capacità tecniche ed amministrative nazionali, possa rappresentare un efficace strumento per il perseguimento degli obiettivi strategici enunciati».

Torna all'archivio