
[21/06/2006] Rifiuti
FIRENZE. I ¾ dei rifiuti toscani, come ha ricordato a greenreport il presidente della commissione ambiente della regione Erasmo D’Angelis, finiscono fuori dalla Toscana. Sono i rifiuti speciali e pericolosi, che nella bozza di Prs presentata nelle scorse settimane dal presidente Claudio Martini, neppure vengono citati. Il perché di questa mancanza lo abbiamo chiesto all’assessore regionale Marino Artusa (nella foto).
«Guardi, la questione dei rifiuti pericolosi e speciali, che sono 3 volte gli urbani, l’ho tirata fuori io per primo, quindi siamo perfettamente consci della situazione. Nella bozza di Prs per ora parliamo solo degli urbani perché su speciali e pericolosi bisogna fare un percorso nuovo, anche sulla base delle nuove indicazioni che danno i decreti delegati»
Quindi qual è la soluzione per questo enorme quantitativo di rifiuti?
«La Regione ha sviluppato un’ipotesi di lavoro che prevede il monitoraggio totale del viaggio del rifiuto, dalla produzione fino allo smaltimento, attraverso sistemi satellitari sperimentali».
Questo l’avevamo già scritto: va bene seguirli, ma evitare di mandarli in giro per l’Italia non è possibile?
«Mentre per gli urbani vale il criterio della autosostenibilità regionale, per i rifiuti speciali questo criterio non esiste, per cui sono destinati al mercato libero, quindi noi non possiamo intervenire se non lavorando sulla tracciabilità che è garanzia di trasparenza e ostacolo al proliferare dell’ecomafia, visto che purtroppo quello toscano è un territorio di passaggio. Consideri che con i mud le notizie arrivano dopo 2 anni, col nostro sistema lo sapremo in tempo reale».
Lei sostiene che tale criterio dell’autosostenibilità per gli speciali non c’è, ma non c’è neppure un obbligo per cui vadano mandati per forza fuori dalla Toscana, con un costo economico alto per le tasche dei cittadini e un costo ambientale altrettanto alto dovuto per esempio alle migliaia di chilometri che ogni giorno decine di camion devono fare per portare a destinazione i rifiuti.
«E’ vero, questo è il problema, il costo ambientale è molto alto. Ma risolvere in altro modo non sta nelle nostre disponibilità, non abbiamo possibilità di intervento, perché i rifiuti speciali stanno nel mercato libero, e anzi ora con il decreto delegato finché non escono dalla fase di lavorazione non possono essere considerti rifiuti».
Proviamo con un’altra domanda. Non trova un po’ contrastante il fatto che il Prs indichi la necessità di seguire quanto stabilito dai piani provinciali ignorando la commissione regionale sui rifiuti istituita per esempio per regolare l’area della piana fiorentina?
«No, non vedo alcuna contraddizione, la base da cui partire è quella dei piani provinciali attuali, che hanno garantito il raggiungimento del primo obiettivo, cioè che ciascuno si assumesse la responsabilità della gestione. Ora riteniamo che sia necessario fare un passo avanti. per ridurre la produzione dei rifiuti del 15% e per incentivare la raccolta differenziata».
Quindi il Prs nella sua versione definitiva dovrà essere corretto rispetto a come è ora la bozza.
«Io non sono d’accordo su questo: se lei si legge la bozza e guarda la scheda 3.3, dove ci sono gli obiettivi, vedrà anche che tra i “risultati attesi” c’è tutto. La riduzione dei rifiuti e la raccolta differenziata. E per applicare il Prs serve la politica innovativa di concertazione di area vasta che stiamo per esempio portando avanti per la piana fiorentina».